Nasce il Centro di Protezione Civile

Pianificare gli interventi di Protezione Civile, migliorare la prevenzione con nuove tecnologie smart e tradurre i risultati della ricerca accademica in innovazione nella gestione dei rischi naturali e antropici. Questi i compiti del Centro per la Protezione Civile dell’Università di Firenze, da poco costituito, che nasce dalla pluriennale esperienza del Dipartimento di Scienze della Terra.

Il Dipartimento è dal 2005 Centro di competenza della Protezione Civile Nazionale e presente come tale negli ultimi anni, fra l’altro, nelle emergenze legate alla valanga di Rigopiano, al crollo del Lungarno Torrigiani a Firenze e alla messa in sicurezza della nave Costa Concordia.

“Il nuovo Centro – spiega il presidente Nicola Casagli, docente di Geologia applicata – ha l’obiettivo di integrare nel Servizio Nazionale di Protezione Civile le conoscenze tecnico-scientifiche e i prodotti innovativi della ricerca, che abbiano raggiunto un livello di maturazione e consenso riconosciuto dalla comunità scientifica secondo le prassi in uso”.

Si tratta perciò di un’evoluzione delle funzioni già assegnate al Dipartimento di Scienze delle Terra come centro di competenza della Protezione Civile?

Sì, il Centro raccoglie e amplia, in un contesto trans-dipartimentale, i compiti già affidati al Dipartimento di Scienze della Terra per quattro volte consecutive dal 2005. Ma ha anche uno scopo che si può definire ‘interno’, perché darà supporto tecnico e informativo alle strutture dell’Ateneo in materia di Protezione Civile, gestione delle emergenze, prevenzione e riduzione dei rischi naturali e antropici.

E’ la prima volta che un Ateneo che si dota di uno strumento del genere …

Rappresenta, infatti, un investimento che Unifi ha voluto fare per valorizzare competenze interne e metterle a disposizione di tutta la comunità universitaria. L’Università di Firenze è un sistema complesso: oltre 60 mila fra lavoratori e studenti, oltre 200 sedi diffuse sul territorio su 9 Comuni. Organizzare, per gradi, un servizio di Protezione Civile di Ateneo è una sfida innovativa e stimolante, che certamente contribuisce alla diffusione della cultura della prevenzione auspicata dai protocolli internazionali di riduzione dei rischi.

Tornando al contributo che il nuovo Centro darà alle attività di Protezione Civile, quali saranno gli impegni prioritari?

Gli impegni sono su diversi livelli, ma tutti ugualmente rilevanti: il monitoraggio e la sorveglianza dei rischi naturali e antropici, il supporto al sistema di monitoraggio e sorveglianza nazionale per il rischio idrogeologico, le valutazioni rapide di rischio residuo, le applicazioni di nuove tecnologie di telerilevamento e mappatura rapida, la definizione di procedure e protocolli operativi, la pianificazione di Protezione Civile nei suoi diversi livelli istituzionali.

E’ un aspetto che vi sta particolarmente a cuore.

Rappresenta, infatti, un’assoluta novità rispetto alle attività svolte in passato dal Dipartimento di Scienze della Terra, perché richiede competenze multidisciplinari ed esperienze specifiche. Intendiamo valorizzare al massimo l’esperienza nel settore di Elvezio Galanti, già direttore generale del Dipartimento della Protezione Civile ed oggi docente a contratto presso il nostro Ateneo. Egli è stato, con Giuseppe Zamberletti, il fondatore del Servizio Nazionale della Protezione Civile con la Legge 225/1992 ed è l’ideatore del Metodo Augustus, il principale strumento per organizzare la pianificazione dei rischi e delle emergenze a livello comunale, intercomunale, provinciale e regionale.

C’è bisogno di lavorare sulla prevenzione con piani semplici, chiari e flessibili. E anche con i nuovi strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione a basso costo, come le app, gli smart speakers, le reti di sensori, i droni e i microsatelliti. C’è un enorme bisogno di ricerca e sviluppo e ci saranno importanti ricadute occupazionali nel settore.

Il nuovo Codice della Protezione Civile (D.Lgs. 1/2018) ha dato impulso alla realizzazione di questo Centro?

Certamente: rispetto al passato il nuovo Codice prevede una più stretta integrazione della comunità scientifica al Servizio Nazionale della Protezione Civile, mediante attività ordinarie e operative condotte in favore delle componenti del Servizio nazionale. Fra queste, il monitoraggio e la sorveglianza degli eventi, lo sviluppo di banche dati e ogni altra attività utile per la gestione delle emergenze e la previsione e prevenzione dei rischi che fornisca prodotti di immediato utilizzo. Inoltre si prevedono attività di sperimentazione e di realizzazione di contributi scientifici e di sintesi di ricerche esistenti utili alla prevenzione.

Il Centro coordinerà anche le attività di ricerca Unifi nell’ambito delle emergenze e della prevenzione dei rischi naturali e antropici?

Il Centro non nasce per coordinare le attività di ricerca, ma per offrire un servizio ai dipartimenti (che sono le sedi deputate allo svolgimento della ricerca in quanto strutture appositamente organizzate per tale funzione istituzionale, insieme alla didattica), anche per individuare e sostenere le attività di ricerca e innovazione in grado di generare prodotti operativi utili alle componenti del Servizio Nazionale della Protezione Civile.


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