Una nuova infrastruttura di ricerca per servizi innovativi alle imprese

Punta dritta al cuore dell’innovazione, la piattaforma Bio-Enable che mette a disposizione delle piccole e medie imprese strumentazioni tecnologiche avanzate. Un aiuto sostanziale per far crescere queste realtà, grazie al supporto di strutture e laboratori di ricerca di rilevanza internazionale, fra cui il CERM.
Bio-enable, laboratorio
Bio-enable, laboratorio

 Il Centro di Ricerca di Risonanze Magnetiche, infatti, è capofila della piattaforma Bio-Enable. Lucia Banci, che dirige il CERM, spiega come e da quali esigenze è nata.

 Bio-Enable è stata costituita in risposta a un bando lanciato dalla Regione Toscana nel gennaio 2015 per progetti finalizzati al rafforzamento del sistema regionale del trasferimento tecnologico. In particolare, il bando (parte del Programma Operativo Regionale FESR 2014 – 2020) aveva lo scopo di stimolare Università e Enti di Ricerca presenti sul territorio toscano a fare sistema per offrire servizi ad alto contenuto tecnologico alle imprese, soprattutto a quelle piccole e medie, che nel nostro territorio sono particolarmente numerose e attive. Insieme ai nostri partner (l’Istituto di Neuroscienze del CNR di Pisa, l’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, il Dipartimento di Biotecnologie mediche dell’Università di Siena) abbiamo raccolto questa sfida e il risultato è una infrastruttura di ricerca distribuita capace di offrire servizi innovativi di caratterizzazione e progettazione di biomolecole, biomateriali, vaccini, molecole bioattive e sistemi bioingegneristici, in-vitro, in-cellula e in-vivo.

Come funziona?

Bio-Enable rende disponibili alle aziende strumentazione d’avanguardia e competenze uniche a livello internazionale. Per costo e difficoltà di gestione tale strumentazione non è normalmente disponibile nei reparti di ricerca e sviluppo delle aziende, anche di grandi dimensioni. Inoltre i ricercatori che la gestiscono hanno competenze di altissimo livello e contribuiscono all’avanzamento metodologico delle tecniche impiegate. L’accesso a Bio-Enable è semplice e immediato. Una volta definito il problema tecnico-scientifico per il quale l’azienda si è rivolta a Bio-Enable, i ricercatori delle varie piattaforme, coordinandosi tra loro, guidano il committente nella scelta del protocollo più adatto e forniscono, oltre al supporto tecnico per eseguire il protocollo, consulenza scientifica nell’interpretazione dei risultati.

Qual è il progetto complessivo a cui guarda questa iniziativa?

Il progetto si inserisce naturalmente in un insieme di iniziative volute fortemente dalla Commissione Europea che, secondo le linee di sviluppo elaborate dall’ European Strategy Forum on Research Infrastructures (ESFRI), vede nel potenziamento delle infrastrutture di ricerca un propulsore all’innovazione. L’apertura delle infrastrutture proponenti verso le imprese e il previsto impatto dovuto al loro utilizzo sono i due criteri guida sulla base dei quali la Regione Toscana ha selezionato i progetti. Il nostro progetto si è classificato al primo posto.

Come dicevo, presso Bio-Enable le aziende trovano a loro disposizione strumentazione di avanguardia e competenza scientifica e tecnica. La disponibilità nel territorio di tali strumentazioni e competenze favorisce le attività di ricerca e sviluppo nelle micro, piccole e medie imprese, oltre a stimolare la creazione di nuove realtà produttive. La dimensione internazionale delle piattaforme di Bio-Enable permette, inoltre, alle imprese di venire in contatto con ricercatori e aziende operanti in tutto il mondo, così da promuovere e stimolare collaborazioni e la propensione all’innovazione e all’internazionalizzazione. Inoltre, Bio-Enable rappresenta un centro di riferimento scientifico e tecnologico e può agire come polo di attrazione, aggregazione e raccordo fra le imprese.

Ci sono altre esperienze come questa in Italia?

Con il progetto Bio-Enable è stata realizzata una infrastruttura di ricerca distribuita assolutamente unica sul territorio nazionale, e forse anche oltre confine, capace di integrare l’accesso a piattaforme che operano su livelli diversi, utilizzando svariate metodologie, dalla spettroscopia di risonanza magnetica nucleare ed elettronica, alla microscopia elettronica, confocale e a due fotoni, a studi cellulari per analisi complesse, alla caratterizzazione fisico-chimica e allo studio della biocompatibilità di biomateriali e di sistemi per drug-delivery e bioingegneristici avanzati, studi in-vitro su linee cellulari e sperimentazioni in modelli animali e analisi cellulari multiparametriche. Sono tutti settori chiave nella ricerca biomedica e biotecnologica e con importanti ricadute nelle aziende del territorio che operano in un ampio insieme di ambiti, che vanno dalla farmaceutica alle biotecnologie, dai vaccini allo sviluppo di biomateriali, dall’alimentare alle nanotecnologie.

Per il CERM, che guida questa infrastruttura, si tratta di un nuovo impegno sulla strada del trasferimento tecnologico?

Certamente. Aziende, sia grandi che piccole hanno già usufruito della strumentazione e delle competenze del CERM. Con il Centro di Competenza CERM TT, inoltre, abbiamo dato un notevole impulso ai rapporti e collaborazioni con il mondo imprenditoriale, che si svilupperanno e rafforzeranno ulteriormente attraverso l’utilizzo di Bio-Enable. L’attività dell’infrastruttura si nasce, infatti, nell’ambito di pluridecennali interazioni, collaborazioni e fornitura di servizi alle aziende da parte dei centri partner di Bio-Enable.


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