Un ausilio robotico su misura per la riabilitazione della mano

Nell'ambito del progetto HOLD un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Ingegneria Industriale, in collaborazione con la Fondazione Don Gnocchi, sta mettendo a punto un dispositivo per supportare il recupero delle funzionalità della mano.

Un dispositivo robotico su misura e a basso costo, concepito per prolungare l’efficacia delle sedute di riabilitazione a domicilio e supportare il recupero delle funzionalità della mano. A questo sta lavorando un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Ingegneria Industriale, in collaborazione con la Fondazione Don Gnocchi, nell’ambito di HOLD (Hand exoskeleton system, for rehabilitation and activities Of daily Living, specifically Designed on the patient anatomy), uno dei progetti multidisciplinari finanziati dall’Ateneo a ricercatori a tempo determinato.

“Abbiamo cominciato a lavorare a un prototipo di esoscheletro nel 2012 su richiesta di un collega ricercatore alle prese con problemi legati alla funzionalità della mano   – spiegano i due coordinatori Alessandro Ridolfi e Yary Volpe – e grazie a questo stesso collega siamo poi entrati in contatto con la Fondazione Don Gnocchi che segue da vicino persone con problemi motori, ad esempio post ictus in fase acuta. Qui abbiamo avuto l’opportunità di lavorare con personale medico, di allargare il bacino di possibili pazienti e di confrontarci con i ricercatori della Fondazione che ha finanziato la ricerca per due anni. In questo contesto siamo riusciti a realizzare un primo prototipo”.

Adesso il gruppo di ricerca è concentrato nello sviluppo di una nuova versione del prototipo di esoscheletro su misura, indossabile, portatile e progettato per aiutare il movimento delle mani del paziente. L’ausilio consentirà, secondo i ricercatori fiorentini, di portare avanti la riabilitazione anche a casa o di assistere le funzionalità della mano nella quotidianità. Il progetto prenderà le mosse dalle richieste che forniranno i pazienti nell’ambito di HOLD e sarà realizzato con tecnologie d’avanguardia.

L’approccio del progetto è multidisciplinare: Alessandro Ridolfi (del team di ricerca di Benedetto Allotta) si occuperà dell’esoscheletro sotto il profilo della cinematica e del controllo, mentre Yary Volpe (del gruppo di ricerca di Monica Carfagni) curerà gli aspetti legati al disegno meccanico e si occuperà della scansione tridimensionale per ottimizzare l’ergonomia del dispositivo. Anche la Fondazione Don Gnocchi partecipa al progetto col supporto di un team multidisciplinare composto da neurologi, fisiatri, fisioterapisti e bioingegneri.

“L’esoscheletro è un ausilio, e non una protesi, – spiegano i ricercatori fiorentini – e si presta a essere indossato all’occorrenza durante la riabilitazione, all’interno della struttura dedicata, o a domicilio per le attività giornaliere”.

Il progetto avrà durata biennale e si concluderà alla fine del 2019.


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