Vivere senza dolore?

Domenica 11 marzo , per il ciclo “Incontri con la città”, Raffaele De Gaudio e Pierangelo Geppetti affronteranno il tema del dolore dal punto di vista medico, dalla diagnosi alle prospettive terapeutiche più attuali.
Diritto d'autore: olegdudko / 123RF Archivio Fotografico dolore
Diritto d'autore: olegdudko / 123RF Archivio Fotografico

Il dolore, in massima parte legato a patologie degenerative croniche o con una base genetica, rappresenta uno dei principali problemi sanitari del nostro tempo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità indica che in Europa circa 50 milioni di pazienti soffrono di una sintomatologia dolorosa, e di questi circa 11 milioni sono afflitti da un dolore così intenso da alterare la qualità della vita e la capacità lavorativa. Nel nostro paese circa un cittadino su quattro soffre di dolore cronico, con percentuali più elevate nelle regioni del Centro-Nord e nella popolazione femminile, influenzando negativamente le attività quotidiane nel 70% dei casi. In Italia il consumo terapeutico pro capite di morfina è il più basso d’Europa. Viceversa, registriamo il consumo pro capite dei farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) più elevato.

La legge n. 38 dal 15 marzo 2010 tutela l’accesso del cittadino alle cure palliative ed alla terapia del dolore attraverso strutture cliniche dedicate e varie iniziative pratiche, come la rilevazione del dolore all’interno della cartella clinica del paziente. Nonostante una vivace ricerca (sia di base che clinica condotta anche in Italia) e le nuove norme legislative, i problemi sanitari, terapeutici e sociali che le patologie dolorose continuano a presentare necessitano di un ulteriore e forte impegno.

Oltre all’introduzione di nuovi farmaci come la cannabis e i suoi derivati per il trattamento di forme dolorose associate a malattie del sistema nervoso centrale, un successo importante dovuto anche al trentennale e fondamentale contributo di medici e ricercatori del Centro Cefalee della nostra Università è stato recentemente ottenuto nella terapia dell’emicrania. Questa malattia dolorosa che affligge dall’infanzia all’età matura il 15%, e in forma severa e cronica l’1,5% della popolazione mondiale avrà tra pochi mesi un nuovo trattamento molto efficace e sicuro. Si tratta di anticorpi monoclonali contro una sostanza vasodilatante e pro infiammatoria, il peptide relativo al gene della calcitonina, che liberata dal nervo trigemino è la principale causa del dolore emicranico.


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