Il 14 febbraio 2017 nella Tribuna D’Elci della Biblioteca Medicea Laurenziana, in presenza di un pubblico numeroso e partecipe, ha avuto luogo la presentazione di Tesori inesplorati, le biblioteche dell’università di Firenze in mostra. Relatori Ida Giovanna Rao, impeccabile padrona di casa, il rettore Luigi Dei, Stefano Zamponi, del Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo – SAGAS, coordinatore del Comitato scientifico della mostra e il curatore del catalogo. L’evento espositivo ha attirato ampiamente l’attenzione della città e dei media.
A un mese e mezzo dall’apertura i visitatori dei Tesori inesplorati sono stati oltre diecimila. Per questo motivo l’esposizione è stata prorogata di tre mesi. Chiuderà il 29 settembre anziché il 23 giugno 2017.
Pensata in una inedita ottica multilineare la mostra è documentata da un catalogo articolato in settantuno schede elaborate da specialisti, riccamente illustrato, pezzo per pezzo, dagli scatti originali di Giovanni Martellucci. La casa editrice Mandragora ha pubblicato con sapienza editoriale questo lavoro di gruppo.
Entriamo ora nella mostra. Come Alice passiamo attraverso lo specchio e dalla sfera del titolo, dove si annunciano tesori inesplorati, arriviamo al sentiero dove questi tesori si trovano illuminati.
La mostra permette di esplorarli poiché ormai sono stati resi agevolmente fruibili, contribuendo così alla “terza missione” dell’Università: aprendosi a un vasto pubblico, creando stimolanti percorsi di conoscenza e svelando al visitatore il ricco, variegato mondo delle biblioteche dell’Università di Firenze: Biblioteca Biomedica, di Scienze, di Scienze Sociali, di Scienze Tecnologiche e Umanistica. Un giacimento bibliografico-documentale tra i più importanti a livello internazionale. Non lo si dirà e non lo si valorizzerà mai abbastanza.
Per acclimatarci convochiamo l’immagine-simbolo della esposizione (sopra, fig. 1): la pregevole incisione di Giuseppe Maria Mitelli raffigurante il museo bolognese del patrizio felsineo e agente teatrale mediceo Ferdinando Cospi inserita nel 1677 come antiporta del catalogo illustrato del museo compilato da Lorenzo Legati. Arte e scienza si confrontano, al cospetto di un busto di Dante, in un cabinet des curiosités dedicato al serenissimo principe Ferdinando III de’ Medici (Cospi visse a lungo a Firenze dove frequentò l’ambiente cosmopolita gravitante attorno alla corte medicea). Uno spazio museale straordinario ispirato alle cinquecentesche raccolte d’arte e di meraviglie che Julius von Schlosser ci ha insegnato a capire. E non sarà inutile ricordare che l’Alighieri pare presiedere quel tassonomico convegno che alimenta un processo di onnivora conoscenza enciclopedica. Osservando in mostra l’incisione di Mitelli lo sguardo dovrà farsi attento, come quello del collezionista di lucide statuette di Meissen Kaspar Utz. Individueremo il modello di galeone mediceo donato da Cospi a Cosimo II de’ Medici, oggi conservato al Museo di Palazzo Poggi a Bologna?
Al percorso “fisico” della esposizione, che si snoda in venti teche, si affiancano strumenti multimediali messi a diposizione dalla Laurenziana: il touch screen e lo “sfogliatore”. Il primo si apre con l’intrigante acquaforte di Mitelli ed è suddiviso in dieci pregevoli sezioni ispezionabili virtualmente in alta definizione: immagini di calviniana “esattezza” (nitide incisive memorabili) che si possono ingrandire “all’infinito” sino a scoprire dettagli altrimenti irraggiungibili. Il secondo raccoglie un Codice erbario tardo trecentesco ricco di miniature e quattro preziose opere a stampa. Il manoscritto con le sue pergamene palinseste svela, grazie alla lampada di Wood, un originario registro della cancelleria milanese di Bernabò Visconti documentando la precoce damnatio memoriae di Bernabò (prendo in prestito parole di Stefano Zamponi). Aggirandosi tra le teche, il visitatore-spettatore si troverà a contatto con sei settori tematici che si richiamano l’un l’altro. La selezione degli “oggetti culturali” esposti propone un acentrico sguardo multidisciplinare e valorizza l’eloquenza dei documenti iconografici capaci di suscitare interesse scientifico e, in qualche caso, stupore. Tecnologia digitale e barocca meraviglia. In breve. Culture a confronto in un arco diacronico di lunga durata: dal mondo antico al Novecento europeo. Dai papiri, ai manoscritti, agli esemplari a stampa tra Umanesimo e Illuminismo, sino alla stagione delle avanguardie storiche.
In particolare. Le prime quattro vetrine, dedicate alla Medicina, documentano lo studio anatomico del corpo umano, la sua cura, la storia dell’esercizio della professione medico-chirurgico-farmaceutica a Firenze. Spicca, in questa sezione, il connubio di arte e scienza illustrato dalla tavola a colori di un gigantesco “scorticato” raffigurato in postura solenne, classicheggiante (fig. 2): è lui uno dei protagonisti della pregevolissima Anatomia per uso degli studiosi di scultura e pittura di Paolo Mascagni edita a Firenze nel 1816. Tre lustri dopo il pittore Giuseppe Moricci, frequentatore delle lezioni di Anatomia pittorica presso la fiorentina Accademia di Bella Arti, disegnava un Ritratto di cadavere che induce nell’osservatore compassione e rispetto.
La sezione II Le scienze naturali dal Medioevo all’età moderna ospita opere che costituiscono tappe fondamentali per lo sviluppo delle moderne discipline di botanica, zoologia, antropologia e fisica. Comprende l’evoluzione della conoscenza delle piante che trova il suo avvio scientifico nel cinquecentesco De plantis libri XVI di Andrea Cesalpino; le magnifiche tavole a tempera e acquerello contenute in un manoscritto di Pier Antonio Micheli botanico di Cosimo III de’ Medici (fig. 3); le materie oggetto di studio di Galileo Galilei, nonché l’Astrologia di Ottavio Pisani (1613), dedicata a Cosimo II de’ Medici, caratterizzata da un cospicuo numero di tavole mobili colorate a mano illustranti la sfera celeste e i moti dei pianeti. In mostra si ammira una spettacolare rappresentazione planisferica della sfera del mondo, da mettere a confronto nel privato teatro della memoria sia con il quattrocentesco cielo dei Medici in San Lorenzo sia con i galileiani astri medicei. E poi: il collezionismo cinque-seicentesco di reperti naturali, manufatti e curiosità, il gran capitolo delle citate Wunderkammern, le prime classificazioni di faune e flore conseguenti a viaggi di esplorazione in territori ignoti qui documentate anche da iconografie di alta temperatura stilistica e scientifica.
La sezione III Alle origini del diritto prende le mosse dal Corpus iuris civilis e dal Corpus iuris canonici, le principali fonti del diritto tra Medioevo ed età moderna, ed è completata da una raccolta di testi normativi toscani del Cinquecento e dagli statuti di Verona e Perugia editi rispettivamente nel 1475 e nel 1523. Le vetrine dedicate alle Tecnologie in evoluzione (sezione IV) espongono testi rappresentativi e fondanti per lo studio dell’agricoltura (cultura materiale inclusa) e dell’architettura, illustrata quest’ultima sul versante della trattatistica: dal filologico Vitruvio di Daniele Barbaro con tavole di Andrea Palladio, punto altissimo della esegesi vitruviana cinquecentesca, alla formidabile erudizione dell’Idea della architettura universale di Vincenzo Scamozzi, l’ultimo grande architetto del Cinquecento italiano, sino ai trattati sulle fortificazioni di Girolamo Maggi e Jacopo Fusti Castrioto e di Buonaiuto Lorini. Mentre per la storia dell’ingegneria si insiste su un momento particolare: la ottocentesca disciplina dei trasporti su rotaia.
La sezione V Firenze, il Mediterraneo e l’Oriente si apre con una suite di papiri (ii-x sec. d.C.) e rende conto della tradizione storico-antiquaria e orientalistica fondata scientificamente a Firenze; del genere degli isolari (le descrizioni cartografico-testuali “di tutte l’isole del mondo”); della politica commerciale e della potenza navale medicea esemplificata in mostra da un foglio del notevole Trattato della vera architettura d’ogni sorta di vascello di Robert Dudley; degli apparati per le sontuose esequie in effigie veneziane di Cosimo II de’ Medici nella chiesa dei Santi Giovanni e Paolo (1621) e di quelle di Filippo IV di Spagna nella fiorentina basilica di San Lorenzo (1665) illustrate da una nitida incisione di Ferdinando Tacca raffigurante il gran teatro della morte mediceo (fig. 4). L’ultima sezione, Il Novecento nella letteratura e nell’arte, ospita momenti rappresentativi della cultura toscana e italiana d’inizio secolo: importanti autografi di Dino Campana, dediche autografe illustri (Giuseppe Ungaretti ed Eugenio Montale ad Aldo Palazzeschi) e una selezione di riviste avanguardistiche divenute celebri anche per la grafica rivoluzionaria e le copertine d’autore (fig. 5).
Infine: è stata allestita anche una mostra virtuale accessibile dalle pagine web del Sistema Bibliotecario di Ateneo. La mostra digitale rimarrà visibile anche dopo la chiusura della mostra nelle sale della Biblioteca Medicea Laurenziana (29 settembre 2017). Non solo. In parallelo alla esposizione in Laurenziana sono state proposte suggestive “mostre satellite” (I tesori della Umanistica, Gli antichi ricettari della Biblioteca Biomedica) che consentono di ammirare dal vivo gli originali. Si è impreziosito così un progetto nato nel 2015 nell’ambito del Sistema Bibliotecario di Ateneo. I direttori delle cinque biblioteche della nostra Università (Lucilla Conigliello, Gianni Galeota, Maria Luisa Masetti, Floriana Tagliabue e Laura Vannucci) hanno offerto, con i loro collaboratori, un apporto strategico. E piace ricordare l’impulso decisivo dato da Giulia Maraviglia, dirigente del Sistema bibliotecario, il costante incoraggiamento del presidente della Commissione biblioteche dell’Università fiorentina, Sandro Conticelli, nonché l’operosità di Donatella Lippi, coordinatrice del Comitato esecutivo della esposizione.
Una sorta di drammaturgia a più mani incardinata sul bene comune.