Nei musei fiorentini l’arte rinasce in 3D nel segno dell’inclusione 

Il Laboratorio GeCo del DICEA è stato coinvolto nel progetto MUS.E, che mira alla realizzazione di copie tridimensionali per offrire esperienze tattili e accrescere l’accessibilità dei percorsi museali
I lavori di riproduzione tridimensionale del Genio della vittoria

Un’occasione speciale per toccare con mano la cultura e rendere l’Arte veramente accessibile a tutti.

Il Laboratorio di Geomatica per l’ambiente e la conservazione dei beni culturali (GeCO lab) si è occupato della riproduzione tridimensionale di alcune opere conservate a Palazzo Vecchio e nel Museo del Novecento. In occasione della Ventesima Giornata del Contemporaneo, infatti, ha aperto al pubblico il percorso tattile e polisensoriale sviluppato dal Comune di Firenze, Museo Novecento, MUS.EMuseo delle Terre Nuove a San Giovanni Valdarno, in collaborazione – oltre al Laboratorio GeCo, afferente al Dipartimento di Ingegneria civile e ambientale (DICEA) – con l’Unione Italiana ciechi e ipovedenti di Firenze e con il sostegno del Ministero della Cultura.

Il progetto rientra nell’ambito dei progetti PNRR destinati alla “Rimozione delle barriere fisiche e cognitive in musei, biblioteche e archivi per consentire un ampio accesso e partecipazione alla cultura” e intende garantire a tutti i visitatori una fruizione anche tattile dei tesori artistici, mantenendo un’attenzione particolare per le persone ipovedenti o non vedenti.

GeCo ha curato la riproduzione 3D di nove opere per tre musei distinti: il Museo Novecento e il Museo di Palazzo Vecchio a Firenze e il Museo delle Terre Nuove a San Giovanni Valdarno. Il laboratorio Unifi ha già dimostrato la sua eccellenza nella riproduzione tridimensionale di opere d’arte, avendo creato una copia fisica del David per l’Expo 2020 Dubai e una replica del Pugilatore Seduto del Museo Nazionale Romano, esposta nel 2022 al National Museum of China di Pechino.

Il team di GeCo non si è limitato a riprodurre statue come il Genio della Vittoria di Michelangelo, esposto a Palazzo Vecchio, e L’attesa o Susanna di Arturo Martini, presente al Museo Novecento, ma ha anche sviluppato versioni tridimensionali di dipinti di artisti come Fortunato Depero, Marino Marini, Giorgio Morandi e Ottone Rosai. Per queste opere pittoriche, il laboratorio ha superato i limiti della riproduzione bidimensionale, creando versioni in bassorilievo che offrono un’esperienza di “realtà aumentata”.

Un ulteriore elemento di rilievo del progetto è la riproduzione in scala del Palazzo di Arnolfo, a San Giovanni Valdarno, sede del Museo delle Terre Nuove.

“La sfida dell’inclusione richiede che i musei si confrontino con le nuove tecnologie, in particolare quelle digitali – afferma Grazia Tucci, direttrice del Laboratorio GeCo e docente Unifi di Geomatica –. La riproduzione di un’opera d’arte è una pratica antica, risalente ai Greci e ai Romani, e va oltre il semplice godimento estetico; permette di riscoprire l’opera d’arte nel suo valore narrativo e formativo”.

La procedura di riproduzione inizia con la digitalizzazione dell’opera tramite fotogrammetria, creando un modello digitale che ha già un valore documentario intrinseco per studi futuri. Successivamente, il modello fisico viene realizzato attraverso una stampante 3D a modellazione a deposizione fusa (FDM), utilizzando filamenti di acido polilattico (PLA), un materiale ecocompatibile derivato da risorse rinnovabili come il mais e la canna da zucchero.

Infine, i restauratori intervengono applicando pigmenti colorati e resine per conferire alla riproduzione l’aspetto dell’originale. “In questa fase finale – conclude Tucci – ci affidiamo all’abilità e alla sensibilità di artigiani esperti nelle tecniche di restauro nel riprodurre opere d’arte. Restituire la fisicità al modello digitale non è sufficiente: è essenziale trasmettere l’emozione della materia espressa dall’originale”.


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