I dati sono il nuovo petrolio. E le società tecnologiche che sono in grado di ottenere e gestire enormi quantità di dati lo sanno bene, essendo divenute dei veri e propri giganti economici (al pari delle società petrolifere del secolo scorso).
Certo in pochi oramai saremmo in grado di rinunciare a tutti quei servizi che queste stesse società ci offrono, proprio grazie alla possibilità di accedere a “pozzi inesauribili” di dati. Soprattutto se pensiamo che la maggior parte di questi servizi sono forniti gratuitamente, o più precisamente pagando con una moneta del cui valore non ci rendiamo conto, i nostri dati.
Tuttavia, questa capacità di accesso a quantità gigantesche di dati (molto spesso personali) fornisce a queste società un potere enorme, che dovrebbe quantomeno preoccuparci. La domanda è, quindi, se e come sia possibile “comprare il burro e tenere i soldi per comprarlo”, ovvero continuare a usufruire dei tanti servizi di cui facciamo uso tutti i giorni, e di cui non vogliamo fare a meno, e allo stesso tempo proteggerci dalle conseguenze pericolose di una tale concentrazione di “ricchezza di informazione”, di cui siamo già stati, negli ultimi mesi, spettatori attoniti.