Alzheimer, una piccola molecola per una nuova strategia terapeutica

Su Nature Communications ricerca realizzata con il contributo di un gruppo di biochimici del Dipartimento di Scienze Biomediche Sperimentali e Cliniche
Nella foto, da sinistra Roberta Cascella, Fabrizio Chiti e Cristina Cecchi

Una molecola presente nell’intestino degli squali potrebbe divenire la base per un nuovo farmaco contro la malattia di Alzheimer. È quanto emerge da uno studio del team di ricerca internazionale, del quale fa parte un gruppo di biochimici del Dipartimento di Scienze Biomediche Sperimentali e Cliniche, autore di articolo della rivista Nature Communications dal titolo “Trodusquemine enhances secondary nucleation in Ab42 aggregation but suppresses its associated toxicity by displacing Ab42 oligomers from cell membranes” (DOI: https://doi.org/10.1038/s41467-018-07699-5).

Il gruppo di studiosi fiorentini ha collaborato all’indagine, coordinata dal Dipartimento di Chimica dell’Università di Cambridge (Regno Unito), insieme a studiosi degli atenei di Washington (Stati Uniti) e Lund (Svezia).

Lo studio ha messo in luce la capacità della trodusquemina di prevenire gli effetti dannosi dei piccoli aggregati oligomerici del peptide β-amiloide, che si formano nella corteccia e nell’ippocampo del cervello e sono all’origine della malattia di Alzheimer. “In particolare – spiegano Cristina Cecchi e Roberta Cascella – i risultati sperimentali ottenuti nel laboratorio fiorentino suggeriscono il meccanismo molecolare con cui la trodusquemina blocca l’effetto neurotossico degli aggregati di β-amiloide”.

“Questa molecola – aggiunge Fabrizio Chiti – ha proprietà peculiari perché, pur non impedendo l’aggregazione del peptide β-amiloide, riduce il tempo di vita degli aggregati intermedi ritenuti tossici”. “Inoltre – conclude Cristina Cecchi – impedisce il legame di aggregati alla membrana cellulare quando questi si sono comunque formati. La scoperta apre quindi a nuovi orizzonti di ricerca, e in particolare all’avvio di trial clinici su pazienti con Alzheimer, ma anche di altre malattie neurodegenerative. Proprio di recente lo stesso gruppo di ricerca fiorentino ha realizzato uno studio sull’efficacia di un’altra molecola presente nell’intestino degli squali, la squalamina, contro il morbo di Parkinson, fornendo la base per un trial clinico in atto negli Stati Uniti.

Secondo l’Alzheimer’s Association circa 50 milioni di persone nel mondo soffrono di demenza e due terzi di queste sono affette dalla malattia di Alzheimer, un disordine neurodegenerativo che colpisce il sistema nervoso centrale con il progressivo declino delle capacità cognitive e della memoria dei pazienti. La malattia di Alzheimer è considerata tra i più importanti problemi socio-sanitari dei paesi industrializzati, problema particolarmente esacerbato in Italia, dove la popolazione anziana supera in percentuale quella di molti altri paesi occidentali.


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