Scopri Bright 2019. I microrganismi per i beni culturali

I batteri possono fornire un aiuto per conservare statue e affreschi come attestano alcune ricerche svolte in Ateneo che saranno presentate venerdì 27 settembre in occasione della Notte dei ricercatori
Batteri all'opera

La conservazione delle opere d’arte è di grande importanza per la trasmissione dell’eredità culturale. L’etica della conservazione e il sentimento di appartenenza alla nostra società ci impongono di proiettare nel futuro il nostro patrimonio.  La manutenzione di un’opera è un aspetto fondamentale. Questo avviene per tutte le opere, tangibili come un edificio, un quadro e una statua, ma anche intangibili come una tradizione popolare.

Purtroppo, l’idea che pietre e affreschi siano più resistenti di un delicato papiro è vera solo fino ad un certo punto: l’alternarsi delle stagioni, l’espandersi dell’acqua che diventa ghiaccio, il vento, il sole, terremoti, l’inquinamento, la chimica e la degradazione da parte di organismi, tutti questi deteriorano l’opera. Durante l’inesorabile degradazione la pietra o l’affresco si fende, si scheggia, si spezza, si polverizza, si erode, si decolora. A volte anche l’intervento umano produce tentativi maldestri di restauro o danni come incendi dolosi.

Per conservare statue e affreschi un aiuto – come attestano alcuni studi di geomicrobiologia a cura di studiosi del nostro Ateneo – può venire da piccole cellule batteriche che lavorano quasi fossero “operaie chimiche”. La cosa non dovrebbe stupire in quanto i minerali sono generati da moltissime forme viventi: si pensi ad un uovo di gallina o alle nostre ossa. Anche i batteri possono precipitare minerali ed in particolare carbonato di calcio che è anche una componente strutturale di molte opere lapidee.

L’idea è semplice: usare questi batteri per precipitare carbonato di calcio direttamente nella micro-degradazione e consolidare così l’opera lapidea. Oggi vi sono molti metodi di tipo meccanico e chimico che si sono rivelati efficaci e anche gli effetti negativi legati alla loro applicazione (i polimeri usati come colle possono cambiare colore anni dopo l’applicazione e trattengono l’umidità) sono stati limitati con l’applicazione di batteri. È il caso di Bacillus subtilis, studiato nei laboratori fiorentini, che si è rivelato capace di precipitare piccoli cristalli di carbonato di calcio per consolidare la pietra, con risultati positivi, come dimostra il caso del restauro della chiesa del Sedicesimo secolo di Pieve di Angera, in provincia di Varese.

Un altro batterio capace di aiutare i conservatori nel rimuovere colle animali da superfici affrescate è Pseudomonas stutzeri. Questo microrganismo è stato adoperato con successo per la pulitura di una colla animale, difficile da eliminare con solventi organici, che era stata applicata a un ciclo di affreschi di fine 1300 di Spinello Aretino nel Camposanto Monumentale di Pisa, con l’intento di rimuovere l’opera in tutta fretta per un incendio scoppiato durante la seconda guerra mondiale.

“Microrganismi all’opera! La microbiologia per la conservazione dei Beni Culturali” è il titolo della mini conferenza che si svolgerà nell’ambito della Notte dei ricercatori, venerdì 27 settembre, presso il Teatro del Maggio Musicale fiorentino (Piazzale Vittorio Gui, 1 ore 16.30)

 


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