Capire come sia possibile gestire in maniera efficace e sostenibile le risorse idriche nei sistemi agroforestali in diversi contesti climatici è anche questione di scambio di competenze ed esperienze interdisciplinari.
Per questo è nata la rete di studiosi e professionisti riuniti attorno al progetto WATSON (Water isotopes in the critical zone: from groundwater recharge to plant transpiration), dedicato ad approfondire le conoscenze sugli scambi idrici nella cosiddetta Zona Critica della Terra, cioè quello strato della crosta terrestre che si estende dalle falde acquifere fino alla vegetazione.
Il progetto è coordinato da Daniele Penna, del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali (DAGRI), e si svolge nell’ambito di una COST (European Cooperation in Science and Technology) Action, la linea di finanziamento europea dedicata alla collaborazione scientifica e tecnologica, basata su mobilità, formazione e scambio di competenze tra ricercatori, aziende ed enti pubblici o privati.
“Il progetto di mobilità e collaborazione, fortemente interdisciplinare, si basa sull’utilizzo degli isotopi stabili di ossigeno e idrogeno, presenti naturalmente nella molecola d’acqua, come traccianti ambientali per descrivere e quantificare i percorsi seguiti dai flussi idrici nel loro movimento tra le falde acquifere, il suolo e la vegetazione – spiega Daniele Penna – al fine di produrre gli avanzamenti scientifici e pratici necessari per affrontare i problemi ambientali legati alla gestione sostenibile delle risorse idriche”.
La rete interdisciplinare di esperti europei di università, agenzie governative e aziende che si occupano della gestione del territorio e delle sue risorse naturali si espanderà fino ad includere probabilmente più di 100 partecipanti provenienti da tutti i paesi europei. Nei quattro anni della sua durata, WATSON organizzerà conferenze, seminari, attività formative di scambio per dottorandi e ricercatori e svilupperà studi, relazioni e pubblicazioni per raggiungere gli obiettivi del progetto, che può contare su un finanziamento annuo di circa 130mila euro.
“Ci aspettiamo di sviluppare strumenti pratici basati su solidi fondamenti scientifici – commenta il docente – come ad esempio linee guida sull’utilizzo degli isotopi nell’acqua in applicazioni idrologiche, idrogeologiche ed eco-fisiologiche e mappe di ricarica delle falde acquifere e delle fonti idriche utilizzate dalla vegetazione in diverse regioni climatiche europee. Strumenti che – conclude Penna – consentiranno di trasformare conoscenze scientifiche sempre più approfondite in raccomandazioni concrete a supporto delle agenzie europee responsabili della gestione delle risorse idriche nei sistemi agroforestali”.