Come formare gli insegnanti neoassunti, un progetto interdisciplinare

Un gruppo di docenti Unifi sta partecipando allo studio di percorsi congiunti di ricerca e formazione sul profilo professionale degli insegnanti, nell’ambito di una collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana e le Università di Pisa e Siena.
Archivio fotografico 123rf.com - riproduzione riservata
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A seguito dell’accordo di collaborazione culturale e scientifica per lo sviluppo di percorsi congiunti di studio, ricerca e formazione sul profilo professionale dei docenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado, siglato dall’Università di Firenze con l’Ufficio Scolastico Regionale (USR) e con gli Atenei di Pisa e di Siena ha preso avvio all’inizio del 2021 un Gruppo di Lavoro interdisciplinare e inter-istituzionale. Obiettivo: individuare strumenti strutturati di osservazione e verifica delle competenze del docente neo-assunto al termine del primo anno di inserimento nella scuola, ma anche sviluppare riflessioni e azioni da applicare come possibile riferimento per la formazione pre-ruolo, iniziale e in servizio.

Il progetto, coordinato da un Comitato Tecnico Scientifico composto da rappresentanti delle quattro istituzioni, ha visto a oggi, il completamento di una prima fase di ricerca collaborativa finalizzata all’individuazione di conoscenze e competenze attese alla fine del cosiddetto “anno di prova” in riferimento agli standard previsti dalla normativa (D.M. 850/2015 e  Documento di Lavoro MIUR su Sviluppo Professionale e Qualità della Formazione in Servizio, del 16/04/2018) e in considerazione delle conoscenze e competenze attese in uscita dai corsi di studio.

La partecipazione dell’Università di Firenze

La competenza di numerosi colleghi impegnati nelle didattiche disciplinari o in iniziative di formazione insegnanti ha consentito al nostro Ateneo di aderire in modo significativo alle attività di ricerca collaborativa coinvolgendo ben 9 Dipartimenti: Biologia, Chimica “Ugo Schiff”, Fisica e Astronomia, Formazione, Lingue, Intercultura, Letterature e Psicologia, Matematica e Informatica “Ulisse Dini”, Scienze della Terra, Statistica, Informatica, Applicazioni “G. Parenti”, Lettere e Filosofia, Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo.

Il gruppo di lavoro dell’Università di Firenze, grazie al coinvolgimento di 29 docenti[1], ha contribuito a individuare le competenze che i laureati  dovrebbero possedere in rapporto alla professione docente e a formulare quali siano i comportamenti professionali attesi da raggiungere nel corso dell’anno di prova. Il lavoro, realizzato in tre sottogruppi per facilitare il confronto e il dialogo in macro ambiti disciplinari (trasversale, scientifico e umanistico) ha stimolato la riflessione sul ruolo dei corsi di studio e dei singoli insegnamenti per la formazione degli insegnanti della scuola secondaria.

Il percorso di lavoro

Il Gruppo Trasversale, composto da docenti tutti afferenti ai settori pedagogico o psicologico, si è occupato di esplorare e discutere le competenze trasversali, didattico-metodologiche, relazionali, organizzative e gestionali dei futuri e delle future insegnanti.

Il processo di ricerca e analisi ha preso avvio dall’esperienza personale dei docenti coinvolti, maturata nei propri insegnamenti all’interno di Corsi di Studi di settore, sia grazie alle attività formative ordinarie riconosciute ai fini del PF24 con particolare riferimento agli ambiti A – Pedagogia, pedagogia speciale e didattica dell’inclusione, B – Psicologia e D – Metodologie e tecnologie didattiche generali e delle attività formative aggiuntive previste entro il PF24.

Per ciascuna area di competenza, il Gruppo ha individuato e definito le competenze teoriche (sapere) e pratico-operative (saper fare) che dovrebbero essere sviluppate grazie agli insegnamenti universitari. Nel contempo è stata sviluppata una riflessione su come strategie e metodi di insegnamento a livello universitario possono essere migliorati per favorire il raggiungimento di tali risultati. Sono stati quindi esplorati e discussi i comportamenti potenzialmente attesi al termine dell’anno di prova e osservabili negli insegnanti di scuola secondaria.  Fin dalla prima stesura sono emersi anche comportamenti attesi più complessi, nella consapevolezza che difficilmente possono essere riscontrabili in neo-assunte e neo-assunti, ma che tuttavia richiedono di essere considerati sia per la definizione di un profilo in una prospettiva di sviluppo professionale, sia come base per un confronto con competenze disciplinari specifiche.

La riflessione del Gruppo STEM è stata, invece, principalmente incentrata sulla classe di concorso A28 (Matematica e Scienze nella scuola secondaria di primo grado). Si tratta di una classe di concorso che offre buone opportunità lavorative ai laureati di area scientifica, ma richiede, in virtù del suo intrinseco carattere multidisciplinare, una gamma particolarmente ampia di competenze. Nella prima fase della riflessione, attraverso l’analisi delle Indicazioni Nazionali e delle indicazioni fornite dall’USR,  è stato discusso il profilo professionale che un docente della classe A28 dovrebbe possedere. Sono state quindi confrontate le competenze e le capacità incluse in questo profilo con quelle attese per i laureati in ciascuno dei corsi di laurea interessati. Dal confronto è emerso che le competenze attese per i laureati, seppure entro un quadro piuttosto diversificato tra i vari corsi, sono generalmente piuttosto distanti da quelle richieste per un docente della classe A28: i laureati, infatti, per le specificità del percorso formativo di ognuno, non hanno una formazione sufficientemente approfondita per l’insegnamento in tutte le discipline scientifiche rappresentate nella classe A28 e, con l’eccezione dei laureati in Matematica con curriculum didattico, mancano quasi completamente delle competenze proprie dell’ambito metodologico-didattico e pedagogico. Il Gruppo STEM ha evidenziato che, per immettere nella scuola italiana insegnanti realmente preparati ad affrontare sfide complesse come l’insegnamento nella classe A28 (ma anche nella classe A50, ovvero Scienze Naturali, Chimiche e Biologiche nella scuola secondaria di secondo grado), potrebbe essere istituita una laurea magistrale interdisciplinare, oppure dei corsi post-laurea calibrati in modo specifico per ciascun tipo di laureato, volti a rinforzare in particolare la formazione negli ambiti più strettamente didattici.

Il Gruppo di area Umanistica si è articolato in tre sottogruppi di lavoro: un gruppo di Lingue, uno di Filosofia e uno di Storia-Geografia. Ogni sottogruppo ha lavorato in autonomia e ha fornito delle indicazioni operative a partire da diversi parametri. Come conclusione del lavoro, il gruppo nel suo complesso ha elaborato un documento comune frutto delle riflessioni interne su un eventuale profilo di docente delle scuole di primo e secondo grado di ambito linguistico, storico e letterario. Nelle diverse discussioni sono stati analizzati inoltre alcuni dei nodi che rendono difficile stabilire i punti di incontro tra l’organizzazione della scuola e dell’università per la formazione professionale dei docenti. In particolare, il dibattito si è centrato su diverse criticità legate all’ampia eterogeneità di classi di concorso alle quali i corsi di studio magistrale danno accesso. Le classi di concorso prevedono infatti profili disciplinari che sono oggetto di formazione in diversi corsi di laurea: storia, filosofia, geografia, italiano. Ogni laureato ha, di fatto, un profilo predominante e la sua formazione, per quanto riguarda le altre discipline della classe di concorso, è necessariamente meno completa. Tale eterogeneità comporta che la soglia di CFU richiesta per l’accesso risulti relativamente bassa, e questo determina un basso livello di specializzazione disciplinare.  Il laureato può dunque non possedere una metodologia e una conoscenza disciplinare approfondita della materia che non è oggetto della laurea, ma della classe di insegnamento.

Punti chiave dell’analisi

Il processo collegiale di individuazione dei comportamenti didattici attesi per il docente di scuola secondaria al termine del primo anno di inserimento nella scuola, ha determinato una maggiore consapevolezza di quanto possa incidere la variabilità degli insegnamenti frequentati. Questo è più evidente per l’ambito delle competenze trasversali: basti pensare alle pratiche didattiche per l’inclusione, alla valutazione formativa e all’uso del feedback, pratiche che le studentesse e gli studenti possono affrontare e sperimentare solo in alcuni percorsi di studio o specifici insegnamenti. Appare dunque poco probabile che determinati comportamenti siano considerabili come competenze di tutti i laureati. In particolare, con riferimento specifico alle capacità organizzative e gestionali, il gruppo ha riflettuto che molto difficilmente possano essere acquisite conoscenze e competenze in ordine alla dimensione gestionale-burocratica, alla programmazione dell’offerta formativa o alle relazioni di lavoro. Infine, anche con riferimento alla capacità di autovalutazione e rilevazione dei personali bisogni formativi, ci si chiede se essi siano da intendersi in termini specificamente disciplinari o in senso più ampio.

Certamente, occorre considerare che stante la normativa attuale nessuna classe di laurea è propriamente professionalizzante, né sono obbligatoriamente previsti corsi professionalizzanti, per esempio di didattica delle discipline o altri corsi mirati anche per coloro che intendono intraprendere la carriera di insegnante. Inoltre, non esistendo al momento correlazione diretta tra laurea e classi di concorso, l’unica formazione mirata resta quella offerta dai corsi PF24.

La riflessione continua

Il progetto promosso dall’Ufficio Scolastico Regionale entra ora in una seconda fase, per mettere a punto un dispositivo di valutazione dei docenti al termine dell’anno di prova e la sua applicazione nelle scuole toscane. Alcuni dei docenti dell’Università di Firenze saranno coinvolti anche in questa seconda fase. Il gruppo nel suo complesso proseguirà la riflessione su possibili azioni di miglioramento e innovazione dei processi di insegnamento e apprendimento in ambito universitario.  L’attività del gruppo di lavoro ha trovato, in tal senso, un inquadramento nel Programma AppI: l’esperienza si è andata configurando in termini di Faculty Development, rappresentando un ambiente in cui i docenti si sono sentiti incoraggiati a collaborare, sviluppando il dialogo non solo tra le discipline, ma anche tra soggetti con esperienze diversificate di insegnamento universitario, in un modo non gerarchico e reciprocamente vantaggioso.

 

[A cura di Claudia Andreini, Enrica Ciucci, Giovanna Del Gobbo, Daniela Frison, Inmaculada Solis Garcia]

 

 

[1] Francesca Dani,  Martina Lari,  Marta Mariotti ,   Alessio Mengoni (BIO);   Claudia Andreini (Chimica);  Riccardo Bruni, Roberta Lanfredini ,  Adalberto Magnelli, Roberto Morani ,  Mariagrazia Portera (DILEF);  Silvia Bacci,  Maria Cecilia Verri (DISIA);  Riccardo Fanti (DST); Straulino Samuele  (FISICA);  Pietro Causarano,  Enrica Ciucci,  Giovanna Del Gobbo,  Daniela Frison,  Silvia Guetta,   Laura Menichetti,  Marta Pellegrini,  Elisabetta Cecconi,  Inmaculada Solis Garcia (FORLILPSI); Samuele Antonini ,  Gabriele Bianchi, Veronica  Gavagna(MAT);  Monica Galfré,  Matteo Puttilli,  Francesca Simoncini (SAGAS).

 

 


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