Come deve essere una scuola davvero inclusiva dal punto di vista multiculturale? Il progetto triennale QuaMMELOT, finanziato dall’Unione europea e dedicato alla formazione degli insegnanti europei della scuola secondaria, ha dato risposte di tipo pedagogico e metodologico-didattico, attraverso esperienze realizzate negli istituti partecipanti di Grecia, Italia, Spagna e Danimarca. Il percorso formativo, coordinato dal team Unifi guidato da chi scrive, ha permesso il rafforzamento delle competenze degli insegnanti, necessarie per l’inserimento scolastico dei minori migranti e per evitare l’abbandono scolastico e le difficoltà nell’apprendimento delle discipline.
Nell’ambito dell’iniziativa, sono stati progettati e collocati nella piattaforma e-learning del Centro linguistico di Ateneo otto moduli formativi su specifici argomenti (legislazione, prima accoglienza, cittadinanza, comunicazione relazionale, matematica, seconda lingua, laboratorio artistico-creativo, informatica) che hanno consentito agli ottanta insegnanti, selezionati nelle scuole a forte presenza immigratoria, di formarsi e di applicare le metodologie e gli strumenti proposti in ogni modulo: video lezioni, testi, forum di discussione, strumenti interattivi, esempi e verifiche.
Gli insegnanti della scuola secondaria di secondo grado hanno appreso, applicato nelle loro classi, elaborato e prodotto nuove modalità di utilizzo delle proposte che hanno poi inserito nella stessa piattaforma e-learning per condividerle con tutti gli altri partecipanti. I prodotti inseriti da ogni insegnante sono stati riportati in piattaforma nella lingua originale e tradotti in inglese. Tutti i prodotti, pertanto, si presentano in piattaforma in cinque lingue: inglese, italiano, spagnolo e danese.
Gli ottanta insegnanti che hanno applicato ed elaborato i moduli formativi hanno coinvolto oltre 1.300 studenti delle scuole italiane, greche, spagnole e danesi, di cui circa 500 di nazionalità non europea. In Italia hanno partecipato venti istituti scolastici toscani della scuola secondaria, delle province di Firenze, Prato, Arezzo, Livorno e Pisa, con 669 studenti di cui 172 con cittadinanza non italiana.
Gli insegnanti europei che hanno partecipato alle attività di formazione – che saranno presto disponibili anche online sul sito del progetto, oltre che sulle piattaforme dei partner europei – hanno potuto acquisire un approccio olistico e stimolante che utilizza modalità di gestione della classe con pratiche e metodologie di insegnamento innovative.
In questa prospettiva, ha assunto un ruolo fondamentale la cooperazione tra pari, per sostenere l’apprendimento attivo e collegiale, migliorare le relazioni e aprire canali di comunicazione tra gli studenti dando loro voce ed è in quest’ottica che possiamo considerarla una pratica per educare alla cittadinanza attiva.
In particolare, tra le metodologie proposte dai partner danesi figurano i cosiddetti “ritratti linguistici” (visualizzazioni grafiche del repertorio linguistico che utilizzano la sagoma di un corpo e che sono impiegate nelle scuole e in altre istituzioni educative, per avviare processi di riflessione sul linguaggio e per promuovere la sensibilità nell’affrontare il multilinguismo) e metodi teatrali supportati da strumenti digitali come il green screen.
I partner greci dell’équipe pedagogica del Ministero dell’Istruzione dell’Attica hanno lavorato con la metodologia dell’“easy-to-read” per l’apprendimento della seconda lingua con i minori rifugiati e migranti.
L’équipe scientifica dell’Università di Siviglia ha presentato la metodologia narrativa per riconoscere e identificare i propri pregiudizi e scoprire le esperienze condivise nella vita quotidiana.
Il gruppo di ricerca Unifi si è contraddistinto per numerose applicazioni nelle classi europee della metodologia del debate per la risoluzione dei conflitti e per modalità di accoglienza, di tipo biografico e artistico, che consentissero la valorizzazione delle preconoscenze degli studenti migranti, anziché porre solo l’attenzione sulle conoscenze non possedute.
L’importanza della ricaduta sui minori dal punto di vista dell’inclusione scolastica e degli apprendimenti disciplinari è stata verificata attraverso tre focus group per ogni Paese partner, ai quali hanno partecipato i docenti coinvolti, gli operatori del sociale e delle associazioni di volontariato, i rappresentati delle istituzioni comunali, regionali e ministeriali. Tutti i docenti partecipanti hanno conseguito un attestato per Tutor dell’accoglienza (che ha certificato 240 ore di formazione previste dai moduli), riconosciuto dai paesi partner secondo un Memorandum of Understanding.
I risultati di QuaMMELOT sono stati presentati pubblicamente lo scorso settembre nel corso di un convegno tenutosi a Palazzo Vecchio – in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana – che ha visto la partecipazione di numerosi addetti ai lavori provenienti dal mondo della scuola, in qualità di insegnanti e dirigenti scolastici, delle associazioni che si occupano dei minori stranieri e di università italiane, come quelle di Napoli e di Palermo.