Dante, sommo cittadino di Firenze

In occasione del settimo centenario dalla morte dell'Alighieri si apre a fine aprile una mostra frutto della collaborazione tra due dipartimenti dell’Ateneo e i Musei del Bargello. Esposti, in parte per la prima volta, manoscritti e opere d’arte provenienti da tutto il mondo
Giotto e bottega, Ritratto di Dante nel Paradiso, Museo Nazionale del Bargello. Cappella della Maddalena

Dall’11 maggio all’8 agosto 2021, in occasione del settimo centenario dalla morte di Dante Alighieri, verrà realizzata la mostra «Onorevole e antico cittadino di Firenze». Il Bargello per Dante, che si terrà presso il Museo Nazionale del Bargello e sarà dedicata alla ricostruzione del rapporto tra Dante e Firenze: dagli anni immediatamente successivi alla morte del poeta fino agli anni Cinquanta del Trecento, presentandone gli attori, le iniziative, i luoghi, i temi.

La mostra, curata da Luca Azzetta, Sonia Chiodo, Teresa De Robertis, nasce nell’ambito di una collaborazione istituzionale sottoscritta tra i Dipartimenti di Lettere e Filosofia (DILEF) e di Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo (SAGAS) dell’Università di Firenze e i Musei del Bargello, ed è patrocinata dal Comitato Nazionale Celebrazioni per il 700esimo anniversario della morte di Dante Alighieri e del Comitato “700 Dante” coordinato dal Comune di Firenze

Momento di altissimo valore simbolico per la ricostruzione del rapporto tra Dante e la sua città natale è la sorprendente inclusione del poeta tra le schiere degli eletti nel Paradiso dipinto nel 1337 dagli allievi e collaboratori di Giotto di Bondone nella cappella del Podestà al Bargello, non solo luogo simbolo del connubio tra la giustizia degli uomini e quella divina, ma anche luogo reale nella biografia dell’Alighieri, giacché nella Sala dell’Udienza (oggi Salone di Donatello) del Palazzo del Podestà, poi del Bargello, il sommo poeta venne condannato definitivamente all’esilio il 10 marzo 1302, e a essere arso sul rogo se fosse tornato a Firenze.

Quella di Giotto è dunque una scelta di rilievo pubblico di complessa interpretazione entro il percorso a cui Firenze dà avvio nei confronti del suo figlio più illustre. Il 1337 d’altra parte è anche l’anno in cui Francesco di ser Nardo da Barberino termina la copia del ms. Trivulziano 1080, uno dei codici più importanti nella tradizione della Commedia. Intorno a questa data, nel decennio precedente e in quelli subito successivi, si realizza un processo di costruzione della memoria, tra storia e leggenda, che permette al capoluogo toscano di riappropriarsi dell’opera e della figura di Dante.

La mostra, che vedrà esposti (in parte per la prima volta) oltre cinquanta tra manoscritti e opere d’arte provenienti da tutto il mondo, sarà articolata in sei sezioni e presenterà le tappe e i protagonisti della ricostruzione postuma di questo rapporto tra Firenze, l’Alighieri e la sua opera, nel secondo quarto del Trecento. Si tratta di copisti, miniatori, commentatori, lettori, volgarizzatori, le cui vicende professionali e umane si intrecciano fittamente, restituendo l’immagine di una città che sembra trasformarsi in uno scriptorium diffuso al centro del quale campeggia la Commedia, e in cui i libri circolano con abbondanza e prendono vita nuove soluzioni artistiche e codicologiche proprio in relazione al poema dantesco.

A questi protagonisti, i cui nomi talvolta sono noti, più spesso restano sepolti nelle pieghe recondite del passato, la mostra intende dare voce. Le sezioni che la costituiscono (e che s’intendono in stretto rapporto dialogico tra loro) mettono al centro ciascuna un aspetto particolare di questo percorso, che porterà Villani a definire Dante «onorevole e antico cittadino di Firenze», laddove il poeta si era invece professato exul immeritus, arrivando a ripudiare la sua appartenenza alla città, definendosi fiorentino per nascita ma non per costumi («Florentinus natione non moribus»). Ereditando questa riappropriazione di Dante compiuta a Firenze attraverso le sue opere, di lì a pochi anni Giovanni Boccaccio potrà costruire il suo personale monumento cartaceo in onore del poeta, portando a compimento una rilettura e un ritratto di Dante destinati a segnare i secoli successivi.

La mostra è organizzata con la collaborazione con Firenze Musei. Tra gli enti promotori, che hanno contribuito in maniera determinante alla realizzazione dell’evento concedendo in
prestito un nucleo significavo di manoscritti, figurano la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, la Biblioteca Laurenziana e la Biblioteca Riccardiana. L’Accademia della Crusca e l’Opificio delle Pietre Dure sono stati interlocutori istituzionali fondamentali nell’articolazione del progetto scientifico.

L’esposizione, frutto di ricerche condotte negli ultimi decenni, è stata preceduta da un ciclo di seminari di Filologia dantesca tenuti presso il DILEF, aperti alla partecipazione di studenti e studiosi provenienti da tutta Italia, e sarà accompagnata nel corso del 2021 da analoghe iniziative didattiche volte a narrare aspetti propri dell’opera di Dante e della sua ricezione presso i suoi primi lettori.

 


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