Scopri Bright 2019. Eugenio Montale e il genere dell’intervista

Trecento testimonianze, realizzate dal 1920 al 1981, al centro di un progetto di ricerca dell'Ateneo, confluiscono in una raccolta di prossima uscita. Un'anticipazione di questo studio nella mini conferenza del 27 settembre per la Notte dei ricercatori
Eugenio Montale con Jorge Luis Borges, Milano, aprile 1977
Eugenio Montale con Jorge Luis Borges, Milano, aprile 1977.

Le interviste rilasciate da Eugenio Montale, il più grande poeta del Novecento italiano, costituiscono un esempio altamente significativo dell’importanza che il ‘genere intervista’ ai poeti e agli scrittori ha rivestito sulle pagine dei quotidiani e dei periodici nel secolo scorso: dalle prime pionieristiche manifestazioni seguite alla pubblicazione, nel 1895, del notissimo libro di Ugo Ojetti Alla scoperta dei letterati e dalla ‘fondazione’, nel 1901, della “terza pagina” allo spazio crescente che il dialogo tra giornalisti e letterati ha conquistato sulle pagine dei giornali nel corso del Novecento, fino alle profonde trasformazioni innescate, nel nuovo millennio, dall’avvento di inedite procedure comunicative.

Il caso di Montale, che come giornalista di professione conosceva e sapientemente praticava le tecniche dell’intervista, permette di delineare una vera e propria fenomenologia del genere, che contempla anche il sottogenere dell’«intervista immaginaria» sperimentato dal poeta già nel 1946 con Intenzioni (Intervista immaginaria), e nel 1971, con la celebre autointervista redatta nell’imminenza dell’uscita di Satura.

Le testimonianze autobiografiche e autocritiche di Montale (quasi trecento, prima d’ora mai integralmente raccolte in volume) si distendono lungo un arco temporale quanto mai vasto, se assumiamo la partenza dal 4 settembre 1920, quando il giovanissimo Eugenio di stanza a Monterosso appuntò le sue risposte sull’Album-confidence du musée des familles (il cosiddetto ‘questionario Proust’) di Anna degli Uberti, e la conclusione l’anno della morte, 1981.

Montale si è ripetutamente cimentato, dapprima a intermittenze rade e casuali, con il progressivo trascorrere degli anni in modo più sistematico, con le molteplici forme del racconto di sé: quasi sempre su sollecitazione di un intervistatore o di una intervistatrice, con i quali ha messo in scena un vero e proprio braccio di ferro, stabilendo una sottile dialettica di cose dette e taciute, di confessioni e autocensure, di autointerpretazioni e depistaggi.

Dalle interviste montaliane – sono al centro del progetto di ricerca Teoria e pratica del genere intervista attraverso il caso Montale”, a cura di Federico Fastelli del Dipartimento di Formazione, Lingue, Intercultura, Letterature e Psicologia e di chi scrive, e di un volume di prossima pubblicazione presso la Società Editrice Fiorentina – emerge un autoritratto solo apparentemente ‘involontario’, in realtà affidato dal poeta alla scrittura degli altri con una lucida, ironica determinazione e con una calibrata strategia comunicativa ed autoesegetica. Il racconto che Montale offre per vari decenni con pazienza e perizia è sempre una narrazione en travesti, che può configurarsi sia come referto documentario della vita e dell’opera dell’autore, sia come autocommento e come speciale forma di autorappresentazione riconducibile alla tradizione varia e illustre delle scritture dell’io.

“Eugenio Montale e il genere dell’intervista” è anche il titolo della mini conferenza che si svolgerà nell’ambito della Notte dei ricercatori, venerdì 27 settembre, presso il Teatro del Maggio Musicale fiorentino (Piazzale Vittorio Gui, 1 ore 17.30)

 

 


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