La ricerca italiana nel mondo, l’esempio delle Global Postdoctoral Fellowship “Marie Skłodowska-Curie”

Negli ultimi anni nove progetti coordinati da Unifi sono stati finanziati con le borse europee che permettono di arricchire le proprie ricerche e competenze in un ambito internazionale. La testimonianza di una delle vincitrici
Archivio fotografico 123rf.com - Riproduzione riservata

Acquisire nuove competenze, anche in altre discipline, fuori dall’Europa, per sviluppare la propria ricerca e carriera accademica: è l’obiettivo principale di chi si candida alle Global Postdoctoral Fellowship “Marie Skłodowska-Curie”, progetti di ricerca europei rivolti a ricercatrici e ricercatori, in possesso di un dottorato di ricerca, che devono trascorrere 1 o 2 anni dei 3 complessivi in un Paese fuori dal nostro continente.

Negli ultimi dieci anni sono stati 9 i ricercatori e le ricercatrici che hanno ricevuto il finanziamento e hanno scelto Unifi per svolgere i loro progetti: uno di area biomedica, due di area tecnologica, tre dell’area umanistica e della formazione e tre dell’area scientifica, per un finanziamento totale di più di 2 milioni e 700.000 euro.

 Tanti e vari i temi trattati dalle ricerche: dallo studio delle colture resistenti al sale alla ricerca sull’adattamento dei gruppi umani preistorici del Corno d’Africa agli ambienti estremi, dallo studio del controllo attraverso la luce del movimento degli elettroni nei semiconduttori organici alla progettazione delle molecole con eccezionali proprietà magnetiche.

Natalia Pinzani Fokeeva

Una delle vincitrici Unifi è Natalia Pinzani Fokeeva, che ha studiato Fisica a Firenze conseguendo la laurea triennale e la laurea magistrale:  nel 2021 ha vinto una Global  Fellowship “Marie Sklodowska-Curie” che l’ha portata due anni al Massachusetts Institute of Technology (MIT).

Qual è la tua storia e perché hai scelto di fare questa esperienza? 

Dopo aver fatto un dottorato ad Amsterdam e due post doc fuori Italia, ho vinto la Fellowship “Marie Sklodowska-Curie” e sono andata due anni a Boston all’MIT, dal 2021 al 2023, per poi tornare a Firenze. Avendo avuto nel frattempo due maternità, ho usufruito di un anno di sospensione, infatti sto concludendo ora il percorso. Ho deciso di concorrere a questo programma perché si tratta di un’opportunità prestigiosa che permette di trascorrere due anni all’estero, nel mio caso in un luogo eccezionalmente all’avanguardia per la fisica teorica, dove ci sono occasioni straordinarie per contatti e collaborazioni.

Di che argomenti ti occupi? 

Il progetto interdisciplinare si chiama UniCHydro e usa tecniche innovative della dinamica dei fluidi in vari campi della fisica teorica per far luce sulla fisica del caos quantistico, sulla fisica delle collisioni degli ioni pesanti, e per capire proprietà dell’orizzonte dei buchi neri.

Cosa ti hanno dato questi anni? 

Ho potuto vivere in prima persona gli sviluppi più innovativi di ricerche che, in genere, approdano in Europa solo in un secondo momento. Negli Stati Uniti il modo di fare ricerca è un po’ diverso. Mentre nel nostro continente si stabilisce un campo di indagine e si approfondisce con molto dettaglio, negli USA i ricercatori spaziano da un argomento all’altro e così riescono a sviluppare nuove linee di ricerca, acquisendo molte competenze e una prospettiva più ampia. Ovviamente c’è anche un rischio, quello di non andare sempre in profondità.

Cosa farai dopo questo progetto e come pensi di mettere a frutto l’esperienza maturata? 

Sarò assegnista di ricerca a Firenze, vorrei riportare qui l’esperienza accumulata a livello internazionale, cioè la possibilità di potersi confrontare e collaborare con più persone importanti per il mio settore e un modo di lavorare più trasversale, anche perché se si fa ricerca sempre su un solo tema usando lo stesso metodo è più difficile scoprire cose nuove. Se uno ha visto un metodo diverso può usarlo in un campo che non si immaginava o stabilire connessioni tra diversi argomenti, facendo progredire la ricerca in modo più creativo.


COPYRIGHT: © 2017 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FIRENZE.
Eccetto dove diversamente specificato, i contenuti di questo post sono rilasciati sotto Licenza Creative Commons Attribution ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0).

Written By
More from Duccio Di Bari

Anticorpi monoclonali e malattie autoimmuni e rare

Ricerca internazionale sviluppa un test diagnostico sulle reazioni avverse al trattamento. Pubblicazione...
Leggi di più