Nonostante l’apparente anacronismo, la pratica dei duelli continuò ad essere esercitata per tutto il corso dell’Ottocento e fino ai primi decenni del Novecento nella maggior parte degli stati europei, coinvolgendo politici, militari, giornalisti, e anche letterati, senza che venisse avvertito il contrasto con il sistema di diritti e doveri giuridicamente stabilito.
Un dato che risulta ancora più evidente nel caso italiano, per frequenza, intensità e durata nel tempo. La ripresa della pratica, sia a livello quantitativo che in termini di prestigio sociale, coincide con l’età del Risorgimento. Appare più sorprendente, tuttavia, il fatto che il fenomeno non abbia conosciuto una diminuzione a seguito dell’avvenuta unità politica della penisola e che anzi proprio dopo il 1861 si sia verificata una forte crescita. Una specificità certamente meritevole di essere indagata più a fondo.
L’occasione ci è stata offerta dal bando per “Progetti competitivi per Ricercatori a Tempo Determinato, promosso dall’Università di Firenze nell’estate 2016”. Il carattere interdisciplinare di esso, con il coinvolgimento di studiosi appartenenti a settori scientifico-disciplinari e a Dipartimenti diversi (nel nostro caso, Letteratura italiana, con il dipartimento di Lettere e Filosofia, e Storia contemporanea, con il dipartimento di Scienze Politiche e Sociali) ha stimolato e reso possibile l’analisi di un fenomeno culturale complesso, da punti di vista e con metodologie di ricerca diverse, che interagendo ed integrandosi hanno fatto luce sul significato e il rilievo storico, culturale e artistico di un rituale oggi difficile da comprendere e perciò spesso dimenticato.
La dialettica parlamentare, la polemica giornalistica, i difficili rapporti fra maggioranza e opposizione, tra volontari e militari di professione, prima e dopo l’Unità, trovavano nelle vertenze d’onore una forma rapida di soluzione dei conflitti. Di qui il fascino che esercitavano su ceti nuovi e in progressiva affermazione, molto sensibili alle usanze di un’aristocrazia un tempo potente e per molti aspetti ancora rimasta tale.
L’analisi dei testi letterari ha evidenziato come romanzi, racconti, versi, drammi e commedie non si limitino a registrare un costume storico o un uso contemporaneo ma propongano modelli ed esempi che a loro volta influiscono sull’atteggiamento nei confronti del duello, contribuiscono a discuterne le ragioni, o ad alimentarne il mito. Del resto lo scrittore spesso vive l’esperienza in prima persona, e il rilievo dato a questi episodi contribuisce a dare alla sua figura importanza pubblica, al di là del mero ambito letterario.
Questi ed altri risultati della ricerca, che si è avvalsa anche del prezioso apporto di un assegnista (Christian Satto) e di una contrattista (Laura Diafani), sono stati esposti in un volume, pubblicato dall’editore Pacini.
Ci si è impegnati anche sul versante della Terza Missione. Nell’autunno 2018 è stata allestita, in collaborazione con la Biblioteca Umanistica, una Mostra documentaria, per valorizzare il patrimonio librario in tema di duello posseduto dall’Università di Firenze e da altre istituzioni culturali toscane. A continuazione e sviluppo, per una più ampia e duratura fruibilità, si è realizzata una Mostra virtuale, sul sito del Sistema Bibliotecario dell’Ateneo fiorentino.
L’auspicio è quello di aver restituito, con il nostro lavoro, la centralità del fenomeno e almeno alcune delle sue complesse motivazioni, in un lungo e decisivo periodo della storia e della cultura italiana.
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Parla Irene Gambacorti
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