In una realtà dove la digitalizzazione permea ormai ogni ambito della vita sociale, economica e culturale, l’università è chiamata a preparare le nuove generazioni di cittadini e cittadine a un mondo in continua evoluzione. Rinnovare l’insegnamento universitario, favorendo lo sviluppo sia di competenze disciplinari che di competenze trasversali come la flessibilità e la propensione all’innovazione diventa strategico. Si tratta di un ruolo di alfabetizzazione reso ancor più complesso e indispensabile in un Paese come l’Italia, che risulta tra quelli con la quota più bassa di persone con competenze digitali di livello base.
In questo scenario si inserisce il volume in open access “Le Discipline nella Digital Education. Esperienze e buone pratiche all’Università di Firenze” (Pensa Multimedia, 2024), a cura di Maria Ranieri, delegata all’innovazione della didattica dell’Ateneo. La prefazione del libro è firmata dalla rettrice dell’Ateneo fiorentino Alessandra Petrucci.
L’opera raccoglie le esperienze di didattica innovativa realizzate da un gruppo di docenti di Unifi, coinvolti nel progetto DIDeL (Didattica in eLearning), un’iniziativa avviata nel 2016 dall’Ateneo fiorentino per promuovere la formazione digitale dei docenti universitari. Attraverso l’analisi di pratiche didattiche digitali in diversi ambiti disciplinari, il volume propone una riflessione sull’integrazione delle nuove tecnologie per migliorare l’insegnamento accademico, adattandosi alle specificità disciplinari e promuovendo una didattica partecipativa e centrata sugli studenti.
L’obiettivo è fornire spunti pratici e operativi per un’istruzione superiore più inclusiva e allineata alle sfide del futuro, dove l’innovazione didattica e il confronto tra discipline rispondono ai nuovi bisogni educativi migliorando la qualità degli apprendimenti.
“La digital education – spiega Maria Ranieri – costituisce attualmente una delle maggiori leve per rispondere ai bisogni formativi emergenti. L’università è alle prese con varie criticità – dalla scarsità di risorse agli scenari di incertezza che lo stesso sviluppo tecnologico sembra presagire – ed è chiamata ad interpretare un ruolo critico di propulsore di cambiamento, orientandosi verso orizzonti di benessere sociale diffuso e incoraggiando forme di apprendimento flessibile e inclusivo”.
Tecnologie digitali e didattica attiva: le testimonianze dei docenti
In dieci capitoli ciascuno degli autori contribuisce al dibattito sull’innovazione della didattica universitaria, affrontando un aspetto specifico dell’integrazione tra insegnamento disciplinare e digital learning. Attraverso le testimonianze dirette dei docenti, vengono presentati percorsi formativi basati su una didattica attiva e partecipativa, che valorizza le potenzialità delle tecnologie digitali, prestando attenzione alla qualità degli apprendimenti e alla centralità degli studenti.
“Il volume si propone di offrire ai docenti universitari strumenti avanzati per rispondere in modo adeguato alle sfide attuali e future – afferma la curatrice della pubblicazione –. L’integrazione di tecnologie digitali nella didattica universitaria consente non solo di migliorare i livelli di interattività e coinvolgimento degli studenti, ma anche di maturare nuove competenze. Le piattaforme digitali per l’apprendimento, le classi virtuali, i sistemi di valutazione personalizzati, le simulazioni online e la realtà aumentata permettono di realizzare esperienze di apprendimento diversificate e modulabili in relazione ai bisogni degli studenti”.
Gli autori del volume sottolineano come l’uso delle tecnologie didattiche si riveli particolarmente utile nelle classi numerose, tipiche nei corsi triennali, in particolare per l’area economica e tecnologica.
Secondo i docenti “la numerosità degli studenti spesso incide negativamente sull’interazione in aula e sull’apprendimento, portando in alcune occasioni a un atteggiamento spesso passivo durante le lezioni”. Proprio per questo, si legge nel volume, è stato utilizzato uno Student Response System integrato con la piattaforma Moodle di Ateneo, che permette ai docenti di porre domande e raccogliere le risposte (anche in modalità anonima) e dare un immediato feedback agli studenti.
Nel caso delle discipline giuridiche e umanistiche, sono state progettate attività finalizzate alla stimolazione del pensiero critico tramite l’acquisizione di capacità valutative, come l’autovalutazione e la valutazione tra pari. “L’uso della tecnologia, soprattutto in questo secondo caso, diventa un fattore abilitante – affermano i docenti –: l’attività Workshop di Moodle permette infatti di realizzare il processo di consegna e distribuzione dei lavori, garantendo l’anonimato degli studenti e la possibilità per il docente di monitorare tutto il processo”.