Ogni giorno, edifici civili e monumentali subiscono l’aggressione di smog e di altri inquinanti, che si depositano sulle superfici sotto forma di particolato atmosferico e residui carboniosi, generando patine e croste nere con conseguente disgregazione e perdita di materiale lapideo. Le pietre e il marmo sono anche aggrediti da macchie di ruggine, percolazioni di acque dure e piogge acide.
Ad oggi, per la manutenzione di superfici lapidee si ricorre spesso a idropulitrici, con un ingente consumo di acqua, oppure, nei casi più complessi, all’impiego di prodotti chimici aggressivi, inquinanti per l’ambiente e potenzialmente dannosi per gli operatori.
Grazie a una ricerca condotta in Ateneo, però, è emerso un nuovo approccio al problema: partendo dal lavoro di dottorato di Cristiano Romiti (Dipartimento di Scienze della Terra), sotto la supervisione del docente Unifi di Geochimica e Vulcanologia Orlando Vaselli e della ricercatrice Mara Camaiti (Istituto di Geoscienze e Georisorse del Consiglio Nazionale delle Ricerche, CNR-IGG), è stata sviluppata l’idea di un idrogel ecosostenibile di elevata efficacia, non tossico per gli operatori e con un impatto ambientale trascurabile rispetto ai prodotti attualmente disponibili. Frutto della ricerca di dottorato nell’ambito del progetto “PON ricerca e innovazione” – realizzato in collaborazione tra l’Ateneo, CNR-IGG e Chimica Italiana Restauri (CIR), divisione di Costanter SpA – il nuovo idrogel è diventato oggetto di una domanda di brevetto.
La formulazione consiste in un idrogel, che sfrutta come principi attivi un mix di agenti chelanti ecogreen (composti organici in grado di formare un complesso con atomi metallici), e permette operazioni di pulitura mirate e precise su specifiche aree di superfici verticali e orizzontali. Il protocollo standard prevede due applicazioni, ciascuna di una durata media di un’ora, alternate da fasi di risciacquo tramite tamponi in cotone inumiditi con acqua demineralizzata.
«Tra gli aspetti innovativi del prodotto, che ambisce al marchio Ecolabel – spiega Cristiano Romiti – si distingue il fatto che l’effetto pulente interessa soltanto la superficie, senza penetrare nella matrice della pietra. Inoltre, la formulazione resta stabile nel tempo e risulta pronta all’uso. Alla semplicità di applicazione si accompagna una notevole controllabilità: l’operatore può monitorare in diretta i progressi del trattamento, intervenendo sui tempi di posa in base alle necessità».
La tecnologia del prodotto, oggetto del brevetto di cui sono contitolari l’Ateneo, CNR e CIR, viene commercializzata dalla stessa CIR, azienda attiva da tempo nel campo della chimica green per la pulizia, il consolidamento e la protezione dei beni culturali: il gel sta per essere immesso sul mercato.