Donne e Scienza: l’identificazione e la memoria delle Fosse Ardeatine

Elena Pilli, docente di Antropologia Forense del Dipartimento di Biologia, è stata ospite al Quirinale per illustrare i risultati del lavoro mirato a identificare le vittime ancora ignote dell’eccidio delle Fosse Ardeatine

Scienza al servizio della comunità per il benessere sociale, ricerca per ricostruire la memoria. Elena Pilli, docente di Antropologia Forense del Dipartimento di Biologia, ha partecipato lo scorso 20 marzo all’incontro per gli 80 anni della strage delle Fosse Ardeatine all’Archivio Storico della Presidenza della Repubblica.

La docente Unifi, esperta nell’applicazione e nello sviluppo di tecnologie riguardanti l’estrazione e la caratterizzazione molecolare del DNA degradato in ambito forense, da oltre quattordici anni lavora per restituire un nome alle vittime ignote dell’eccidio, avvenuto a Roma il 24 marzo 1944 a opera delle truppe naziste, in cui vennero trucidati 335 civili e militari italiani e stranieri.

Recentemente è entrata a far parte del progetto ViBiA – Virtual Biographical Archive, un archivio virtuale biografico delle vittime della strage delle Fosse Ardeatine – portando le Sue competenze scientifiche all’interno del gruppo, per avviare la complessa ed articolata valutazione della documentazione scientifica, prodotta subito dopo la strage dal team medico legale, alla ricerca di ulteriori nomi delle ultime sette vittime ignote da identificare.

Proprio i risultati delle analisi condotte con ViBiA sono stati al centro dell’intervento che Pilli ha tenuto al Quirinale, con focus sulle forme di divulgazione degli importanti passi in avanti compiuti.

La comunicazione, infatti, è un aspetto importante dell’impegno dell’antropologa forense dell’Ateneo fiorentino. Lo testimonia la collaborazione al docufilm “Il corpo e il nome. Gli ignoti delle Fosse Ardeatine”, nel quale viene raccontato l’incontro tra Pilli, Michela Micocci e Alessia Glielmi e vengono spiegate le attività condotte nel tempo dalla docente Unifi per giungere all’identificazione di cinque delle dodici vittime ignote delle Fosse Ardeatine.

Il docufilm ha conquistato il secondo posto nel Premio “Firenze Archeofilm” 2024.

Il lavoro di ricostruzione della memoria sulle Fosse Ardeatine condotto dalla Docente si è svolto in più tappe. E’ iniziato nel 2010 in collaborazione con il Reparto Investigazioni Scientifiche di Roma (RIS) e con la partecipazione di altri docenti di Unifi David Caramelli, oggi Ordinario di Antropologia e Direttore del Dipartimento di Biologia, Jacopo Moggi-Cecchi e Martina Lari Associati di Antropologia dello stesso Dipartimento, con l’esumazione e la valutazione antropologica effettuata dopo aver allestito un punto di raccolta e di studio degli scheletri sulla parte del sacrario antistante i sacelli. Successivamente è stata effettuata l’analisi del DNA delle dodici vittime esumate e dei familiari che avevano donato il loro tampone salivare per le analisi di comparazione e identificazione.

Bisognerà attendere il 2012 per la fine delle analisi antropologico molecolari e l’identificazione delle prime tre vittime ignote.

“Dopo un periodo di stallo dell’attività, il lavoro è ripreso alla fine del 2019, quando sono stata contattata da Michela Micocci – racconta Pilli. La documentarista aveva iniziato una ricerca sui familiari stranieri di due ipotetiche vittime e, venuta a sapere del lavoro effettuato in precedenza grazie alla pubblicazione scientifica da noi prodotta nel 2018 su Science & Justice, mi chiese se le persone che aveva trovato potessero rivelarsi utili per l’esame del DNA e per effettuare una successiva comparazione. Sono stati pertanto eseguiti i prelievi dei loro tamponi salivari, spediti al RIS per la tipizzazione e, durante i primi mesi del 2020 in piena pandemia, abbiamo effettuato le comparazioni con i profili delle vittime che hanno portato a identificare i due ulteriori corpi”.

Successivamente si è aggiunta Alessia Glielmi che nel frattempo aveva realizzato ViBiA e digitalizzato la documentazione storica relativa alle Fosse Ardeatine, fra cui i verbali di ricognizione cadaverica e identificazione redatti dal team coordinato da Attilio Ascarelli, che nel 1944 guidò l’équipe medica della Commissione Cave Ardeatine che si occupò del recupero dei corpi e dell’identificazione delle 323 vittime.

Partì così la collaborazione delle tre donne per dare un nome agli ultimi sette ignoti, in un’indagine volta a trovare familiari con cui poter confrontare i dati acquisiti nel 2010. Tale attività è stata resa possibile grazie al finanziamento ricevuto dall’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania in Italia.

“Gli storici di ViBiA, inoltre, ci hanno riferito di quattro vittime ‘non identificate ma accertate’ – afferma Pilli –. Trattasi di quattro vittime, i cui nomi ritornano più volte nella documentazione dell’epoca, ma che ad oggi risultano ancora non identificate nonostante per tre di queste sia stata effettuata l’analisi del DNA che ha portato alla loro esclusione fra le sette vittime ignote. Siamo quindi tornate a valutare con minuziosa attenzione le relazioni del team Ascarelli, i verbali di ricognizione cadaverica e identificazione, oltre a tutti i questionari di segnalamento martiri a cura dei familiari, per verificare se esistessero incongruenze nelle identificazioni dell’epoca. Parallelamente, abbiamo confrontato i nostri dati antropologici del 2010 con quelli di Ascarelli e con gli ulteriori documenti presenti nel database ViBiA, al fine di trovare informazioni e nomi che ci potessero essere utili per indirizzare la ricerca dei familiari. Infine stiamo operando una ricerca approfondita anche sui periodici dell’epoca, microfilm presenti nella Biblioteca Nazionale di Firenze, documentari, nonché sul libro ‘Quattro giorni in via Tasso’ di Vincenzo Florio alla ricerca sempre di nomi di ipotetici familiari. Tutto questo lavoro non sarebbe stato possibile senza l’entusiasmo e la passione che due assegniste Stefania Morelli e Giulia Cosenza e due studentesse Giada Carnemolla e Martina Viti hanno messo e mettono ogni giorno nelle nostre attività di ricerca”.

“Per il momento – conclude – abbiamo trovato circa una sessantina di nomi di cui dovrà comunque essere valutata l’attendibilità. In parallelo a questa attività, stiamo raccogliendo e analizzando ulteriori tamponi salivari che ci vengono dati da familiari che ancora stanno cercando un loro caro scomparso e non sanno dove, al fine di comparare il loro profilo mitocondriale con quello dei sette ignoti”.


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