Effetto serra: un futuro più buio delle previsioni?

Una ricerca pubblicata su Nature Communications, a cui ha partecipato Unifi, tratteggia grazie a satelliti e modelli lo stato attuale e futuro del riscaldamento climatico
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Per raggiungere gli obiettivi di salvaguardia del clima che la comunità internazionale si è posta potrebbero essere necessarie riduzioni dell’inquinamento umano più consistenti rispetto alle previsioni.

È quanto si ricava da una ricerca su Nature Communications, coordinata dall’Università di Hohai, a cui ha partecipato Giovanni Forzieri del Dipartimento di Ingegneria civile e ambientale [“Transition from positive to negative indirect CO2…effects on the vegetation carbon uptake” DOI: https://doi.org/10.1038/s41467-024-45957-x ]

L’indagine si è concentrata sullo studio dei cosiddetti effetti indiretti dell’elevata concentrazione di CO2 in atmosfera, cioè sulla comprensione di come l’aumentato effetto serra, attraverso le variazioni climatiche, influenzi la capacità di assorbimento del carbonio da parte del mondo vegetale.

Attraverso osservazioni satellitari e modelli del sistema Terra si è analizzato questo fenomeno in un arco temporale che va dal 1982 al 2014, con possibili proiezioni fino al 2100.

“Il riscaldamento climatico – spiega Forzieri  – ha procurato in un primo periodo un maggior numero di effetti positivi indiretti in termini di assorbimento del carbonio, ad esempio nell’emisfero boreale, dove l’alterazione delle temperature ha ridotto nei terreni la durata della copertura di neve, favorendo la crescita della vegetazione. Ma negli ultimi decenni  dello scorso secolo e nei primi anni del ventunesimo secolo  gli effetti indiretti complessivi a livello mondiale  dell’elevata concentrazione di anidride carbonica in atmosfera hanno cambiato di segno, divenendo negativi: le ondate di calore, le precipitazioni più scarse, hanno provocato, infatti, una limitazione di risorse idriche disponibili, anche nelle zone boreali, e gravi situazioni di siccità, fenomeni che comportano una minore capacità di sequestrare il carbonio da parte della vegetazione”.

“Se si verificheranno le proiezioni elaborate fino alla fine di questo secolo, gli obiettivi climatici previsti dall’Accordo di Parigi del 2015 o dalla conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP 28) svoltasi nel 2023 a Dubai potrebbero rivelarsi insufficienti”.


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