Giorgio La Pira, pubblicati i primi volumi delle Opere nell’Edizione nazionale

Sono stati presentati a Firenze, alla presenza del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, i primi volumi dell'edizione nazionale delle opere di Giorgio La Pira, pubblicati da Firenze University Press. Diana Marta Toccafondi presidente della Commissione Ministeriale che ha promosso l'Edizione, ha ripercorso nel saluto di apertura i passaggi che hanno portato a questo importante traguardo.
Giorgio La Pira

 

Il testo dell’intervento di Diana Marta Toccafondi

Dopo una presentazione in sede parlamentare avvenuta lo scorso 11 aprile a Montecitorio, doveroso omaggio al rilievo politico e costituzionale della figura di Giorgio La Pira, oggi La Pira torna a casa, nel luogo di elezione del suo pensiero e della sua azione, nella sua Firenze e nella sua Università.

Fioretta Mazzei, introducendo i suoi ricordi su La Pira, scriveva: “Mi piacerebbe tanto che qui si avesse l’occasione di entrare nella festosità del suo spazio e delle sue vedute”. L’Edizione Nazionale delle Opere di La Pira è l’occasione per entrare in questo spazio, per accostarsi – attraverso i suoi scritti – alla sua visione della storia, del diritto, della politica, della fede e della realtà tutta.

Diana Marta Toccafondi
Diana Marta Toccafondi

La Commissione per l’Edizione Nazionale venne istituita nel 1997 dal Ministero per i Beni Culturali su proposta della Fondazione La Pira. Colgo l’occasione per rivolgere un sentito e non formale ringraziamento alla Fondazione e in particolare al suo Presidente, Mario Primicerio, per il fattivo e costante apporto scientifico prestato negli anni a questa impresa. Così come voglio ringraziare la Direzione Generale Biblioteche e Istituti culturali del Mibac, che finanzia l’Edizione Nazionale; e in particolare la dott.ssa Angela Benintende per la sua presenza qui oggi, anche in rappresentanza  del Direttore Generale Paola Passarelli.

Consentitemi di citare i nomi di coloro che hanno fatto parte della Commissione fin dalla sua costituzione e a partire dal recente rinnovo, avvenuto nel 2017. Oltre ai primi due presidenti, Fioretta Mazzei e Giulio Conticelli, Francesco Adorno, Pier Luigi Ballini, Francesco Paolo Casavola,  Ugo De Siervo, Piero Fiorelli, Carla Guiducci Bonanni,  Silvano Nistri, Mario Primicerio, Antinesca Rabissi Tilli, Andrea Riccardi, Mario Scotti, e, più recentemente, Bruna Bagnato, Bruna Bocchini, Lucilla Conigliello (attuale segretaria e tesoriera, che ringrazio per l’essenziale contributo), Augusto D’Angelo, Patrizia Giunti e infine chi vi parla. Ho voluto accomunare i nomi in un’unica sequenza per rendere palese il senso di un’unica comunità di studiosi, di testimoni, di persone, riunita intorno al nome e all’opera di La Pira. Mi piace pensare che tutti – anche coloro che non ci sono più – siano oggi qui con noi.

Le Edizioni Nazionali rispondono all’esigenza di definire uno spazio culturale comune in cui riconoscersi come Paese. Esse costituiscono dunque una sorta di costruzione collettiva ma, nello stesso tempo, ognuna di esse ha una sua propria storia, si confronta con difficoltà specifiche che talvolta obbligano a una lunga gestazione.

Nel nostro caso, le difficoltà che la Commissione ha dovuto affrontare sono state soprattutto due: da un lato, individuare tutti gli scritti editi di Giorgio La Pira (individuazione tutt’altro che facile, data la vasta e disseminata produzione lapiriana); dall’altro, definire un progetto editoriale che riconducesse gli scritti all’interno di nuclei tematici corrispondenti al pensiero, all’azione e alla vita di La Pira, senza però tradire la profonda coesione interna del suo pensiero dove – come ben sappiamo – convivono in connessione strettissima ispirazioni e argomentazioni politiche, giuridiche, teologiche.

La “Bibliografia degli scritti di Giorgio La Pira”, curata da Giulio Conticelli con Lorenzo Artusi (1998) e poi la “Bibliografia cronologica degli scritti di Giorgio La Pira” in 33 volumi, (1999), redatta da un gruppo di ricercatori sotto il coordinamento scientifico di Vittorio Peri, hanno risposto all’esigenza di individuare con sufficiente completezza e precisione l’opera lapiriana. Sull’altro fronte, alla definizione del progetto editoriale e delle scelte da operare ha dato un importante contributo,  sotto il profilo storico-critico, la pubblicazione degli epistolari e degli inventari delle carte dell’archivio La Pira, usciti tra il 2003 e il 2017.

L’originario progetto editoriale si è così definitivamente consolidato nella sua architettura e oggi possiamo festeggiarne il varo con l’uscita dei primi tre volumi, che contengono una parte fondamentale e direi ancor meglio “fondativa” (sia dal punto di vista biografico che teoretico) della produzione lapiriana: il primo volume, curato da Piero Antonio Carnemolla, con gli Scritti giovanili; il secondo – curato da Patrizia Giunti – dedicato a La fondazione romanistica. Scritti di storia e di diritto romano, e il terzo – curato da Ugo De Siervo – dedicato ai Principi contro i totalitarismi e rifondazione costituzionale. I curatori sono anche gli autori di sostanziali saggi introduttivi. Li ringrazio sentitamente per il grande impegno profuso. Sono altresì grata ai dottori Francesca Rossi ed Ermanno Salerno, e a Michele Damanti, per la collaborazione nel controllo redazionale dei testi, e alla dottoressa Lucilla Conigliello per l’indispensabile ruolo di coordinamento.

E’ questa l’occasione per presentare l’intero piano editoriale. Esso proseguirà con un quarto volume dedicato alle molteplici dimensioni dell’impegno di La Pira in campo sociale, politico e amministrativo (La città e la persona umana, affidato alla cura di Pierluigi Ballini e Giulio Conticelli);  un quinto dedicato ai suoi profetici interventi in campo  internazionale (La costruzione della pace: scritti di politica internazionale, curato da Bruna Bagnato); e infine un sesto, che raccoglierà i suoi  scritti più propriamente religiosi (Il credente e la Chiesa. Scritti di vita religiosa ed ecclesiale,  curato da Bruna Bocchini e Augusto D’Angelo).

L’edizione è affidata alla Firenze University Press, editore che ringrazio per la disponibilità e la convinta adesione al progetto, ed esce contemporaneamente sia in forma cartacea che in forma digitale ad accesso aperto, così da garantirne la piena fruibilità. Si è trattato di una scelta consapevole, adottata dalla Commissione in sintonia con lo spirito di apertura al mondo e al dialogo che contraddistinse la vita e l’opera di La Pira.

Perché La Pira fu prima di tutto uomo del dialogo. E proprio mentre l’esperienza storica della costruzione dell’Europa vive il travaglio che tutti ben conosciamo, il richiamo ad una figura come quella di Giorgio La Pira ci offre l’occasione di allargare i nostri orizzonti, di ripercorrere le motivazioni profonde che animarono il sogno di un’ “Europa dei popoli”, di riscaldarci al fuoco di una passione civile ed umana che individuò nel dialogo il vero ubi consistam di ogni progettualità politica. Un dialogo che è insieme metodo e obiettivo, che non si ferma davanti alle difficoltà, che non si fa chiudere negli steccati asfittici dell’ideologia, che non ha paura dell’altro perché nell’altro cerca e riconosce prima di tutto la comune natura umana.

Le parole sono congegni ricchi di sorprese, e lo sapeva bene La Pira che le sceglieva con estrema cura. Due sono le parole che vorrei porre alla vostra attenzione in occasione della presentazione delle Opere di La Pira, perché ritengo che assumano, proprio oggi, una particolare densità di significati: la prima è appunto la parola opere.

E’ singolare come questo termine abbia infatti un sapore lapiriano, per quella sua passione  per il “concreto realizzato”, per le cose fatte, portate a termine, piccole o grandi che fossero. In La Pira le opere realizzate – non per gratificazione personale e neppure per una ingannevole “realizzazione di sé” ma con spirito di servizio e passione per la verità – sono il luogo dove tutto coesiste, tutto si tiene e si corrisponde: le cose, le azioni, le persone, le architetture del pensiero, l’azione politica intesa come la più alta delle attività terrene…in una parola sono il luogo dove si fa concreta quell’alleanza profonda con le cose, con la terra, con la storia e la fatica degli uomini e  dove si manifesta quella legge di solidarietà fondata sui due pilastri di giustizia e carità  “che unifica e che feconda lo sforzo collettivo degli uomini. Non morale da lupi, morale da fratelli”, scriverà.

Le opere di La Pira si alimentano al passato, si radicano e agiscono nel presente, tendono al futuro; in Giorgio La Pira all’immersione storica più profonda corrisponde un’ altrettanto profonda immersione escatologica, una dimensione unificante di tutto il genere umano il cui scopo non è la salvezza personale ma la salvezza dei popoli e delle nazioni.  “Alla comune fraterna tavola del mondo, un posto non deve mancare a nessuno”, sono ancora sue parole.

Siamo immersi in un tempo in cui – come scrive molto acutamente Giorgio Agamben in un suo recente saggio  – il termine “opera” sembra  diventato opaco,  perfino l’arte è diventata un’attività senza opera, per effetto della tendenziale sostituzione dell’opera d’arte con la performance. In questo scollamento con le cose,  che finiscono per diventare accidentali se non addirittura residuali e ingombranti, in questo eccessivo peso attribuito alla soggettività, c’è tutta la disperata ipertrofia del soggetto che pervade e ammala la nostra epoca.  Giorgio La Pira, invece,  “parlava pochissimo di sé, quasi non esistesse”, come testimonia Fioretta Mazzei nei suoi ricordi. Anche per questo può essere a buon diritto definito un “maestro necessario”,  un maestro da cui imparare anche a ridisegnare lo spazio della soggettività, a ritrovare l’equilibrio con le cose,  con il tempo, con gli altri.

Ma le opere sono anche segni (ed è questa la seconda parola). “Dalla mattina alla sera La Pira cercherà i segni”, testimonia Fioretta Mazzei. Perché il mondo è, per La Pira, un’ostensione di segni che attendono di essere riconosciuti: ciascun luogo, ciascun evento è carico di significati che chiedono di essere colti. La Pira ha un’attenzione tutta particolare ai segni e il primo segno per la Pira è Firenze, il luogo in cui tutto converge, la “perla del mondo”, (definizione speculare a quella dell’amato Savonarola:  “Firenze umbellico del mondo”), la città sul monte come Gerusalemme, con le porte aperte per far salire i popoli della terra,  (ricordiamo come il convegno dei sindaci del 1955 fu da lui voluto e vissuto come un evento in piena continuità con il Concilio di Firenze del 1439, tanto da essere celebrato – come fu nel 1439 – con una pergamena in latino e greco), ma Firenze è anche, nei momenti del doloroso distacco da Palazzo Vecchio, montagna del Calvario.

E segni sono anche le date, una sincronicità epifanica, misteriosa e potente, che punteggia non solo la storia generale ma soprattutto la sua storia personale, e che egli appunta sulla prima pagina del Digesto. Catene di coincidenze in cui, non vi sembri strano, anche noi oggi ricadiamo: perché la data di oggi, il 14 maggio – ed è davvero strana  e inaspettata coincidenza – è l’anniversario della nascita del cardinale Elia dalla Costa (nato il 14 maggio 1872) , l’arcivescovo di Firenze che chiuse le finestre in faccia ad Hitler, il grande amico e confidente “con la faccia scavata di profeta”, il sostenitore nella battaglia del Pignone e in tante altre sfide, che di La Pira disse, agli amici di San Procolo, “La gente vale per quel che pesa. Voi avete qui una persona che pesa moltissimo”.

Questa Edizione non è un monumento a La Pira, non credo l’avrebbe voluto, la passione che lo abitava aveva altri connotati. Ma può essere uno strumento per ritrovare, anche nel nostro tempo, il significato profondo di parole come opere e segni.


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