Inclusione, tutela dei dialetti e Arno digitale: premiati tre progetti Unifi

Le proposte dell’Ateneo fiorentino tra i dieci vincitori della prima edizione dei “CHANGES Awards”

Università di Firenze protagonista alla prima edizione dei “CHANGES Awards”, bando promosso dalla Fondazione Changes e volto a premiare le migliori proposte che uniscono l’innovazione nella ricerca applicata a valorizzazione e tutela del patrimonio culturale.

Tre progetti dell’Ateneo fiorentino si sono piazzati tra le dieci proposte vincitrici della competizione: dall’inclusione delle persone non vedenti nella fruizione delle opere d’arte, alla salvaguardia di linguaggi “a rischio”, fino alla creazione di un gemello digitale del fiume Arno. A selezionarli, tra i 32 partecipanti, una giuria di esperti del mondo culturale, degli investimenti e delle tecnologie digitali.

Il bando si inserisce nel Partenariato Esteso CHANGES – Cultural Heritage Active Innovation for Sustainable Society, finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca con fondi dell’Unione Europea nell’ambito del programma #NextGenerationEU (PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), con l’obiettivo di favorire il trasferimento tecnologico dalle università alle imprese per valorizzare il patrimonio culturale. 

Heritage Digital Twin, coordinato dalla docente di Geomatica Grazia Tucci, mira alla realizzazione di un rilievo tridimensionale dettagliato della batimetria (rilevamento della profondità e della forma dei bacini oceanici, fluviali e lacustri) dell’Arno, dei ponti, dei muri di contenimento e delle facciate degli edifici che si affacciano sul fiume. Il progetto ha impiegato droni e georadar per monitorare le strade adiacenti, così da disporre di un modello per la valutazione dei rischi idraulici e ambientali, oltre alla pianificazione di interventi di salvaguardia, conservazione e valorizzazione. Le attività di rilievo e campionamento sono state curate per l’Ateneo dal Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale (DICEA). In parallelo i ricercatori hanno monitorato sedimenti e microplastica sul fondo del fiume, poi analizzati con il Dipartimento di Chimica.

Il progetto è stato premiato per l’uso innovativo del Digital Twin, affrontando con efficacia la sfida delle vulnerabilità del patrimonio, con un approccio sostenibile che tiene conto dei cambiamenti climatici. 

Greta Mazzaggio e Carlo Zoli

SmallCodes ha realizzato una piattaforma capace di offrire una soluzione per documentare, georeferenziare e conservare lingue e tradizioni culturali a rischio di scomparsa, analizzandone le variazioni all’interno di microrealtà locali. Il progetto – svolto in collaborazione con l’Università di Verona – è coordinato da Neri Binazzi, docente di Linguistica italiana del Dipartimento di Lettere e Filosofia (DILEF), con il supporto della ricercatrice in Glottologia e linguistica Greta Mazzaggio e del ricercatore in Linguistica computazionale di Verona Carlo Zoli. Completano il team dell’unità fiorentina Benedetta Baldi, professoressa in Didattica delle lingue moderne, Ludovico Franco, professore in Glottologia e Linguistica.

SmallCodes esplora la diversità linguistica italiana e si fonda sul lavoro di raccolta e catalogazione dei dialetti presenti in Italia condotto dal professore emerito Leonardo Maria Savoia, accompagnato nell’analisi scientifica dalla professoressa Maria Rita Manzini. Intende valorizzare il patrimonio unico di “lingue locali” documentate dalle ricerche di studiosi Unifi e renderlo fruibile non solo a ricercatori del settore ma anche a una platea di non esperti. Inoltre, il progetto si propone di creare un network di informazioni condivise con altri atenei e centri di ricerca linguistica. Il materiale digitalizzato può avere anche una funzione didattica con lezioni ad hoc programmate in ambito scolastico. SmallCodes, infine, mira a sviluppare un’app smartphone interattiva capace di geolocalizzare i dialetti italiani e fornire informazioni sulla loro storia e diffusione.

Il progetto è stato premiato per l’impegno nella protezione delle memorie storiche delle minoranze e per le sue molteplici potenzialità nelle attività di promozione della diversità linguistica italiana.

T-Vedo​ si propone di donare la terza dimensione a quadri e dipinti, così da rendere possibili esperienze fruibili per le persone non vedenti e ipovedenti. Coordinato da Rocco Furferi, docente di Disegno e metodi dell’ingegneria industriale del Dipartimento di Ingegneria Industriale (DIEF), T-Vedo è l’evoluzione del progetto omonimo guidato dalla docente Monica Carfagni, vincitore nel 2011 di un bando della regione Toscana.

Attraverso algoritmi basati su manipolazione Computer Aided Design e Intelligenza Artificiale – sviluppati insieme al ricercatore Luca Puggelli – la tecnologia Unifi trasforma un’immagine bidimensionale in una “depth map”, che riproduce nello spazio la collocazione degli oggetti all’interno del dipinto. Seguendo questo modello digitale, viene stampata una riproduzione tridimensionale o in bassorilievo, capace di garantire una fruizione tattile. La “trasformazione” ha riguardato due opere del Museo CSAC di Parma: “La giovinezza – Uomo a cavallo” di Mario Sironi e “Grande grigio bruno” di Carla Accardi. Per offrire un’esperienza in linea con le necessità dell’utenza, T-Vedo si è avvalso della collaborazione con l’Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti.

L’evoluzione futura di T-Vedo mira ad aggiungere un sensore in grado di tracciare e individuare all’interno dell’opera i movimenti della mano; insieme al Dipartimento di Lettere e Filosofia, inoltre, è previsto l’accompagnamento dei movimenti con una parte audio che offra informazioni sull’opera.

Con un forte impatto sociale, il progetto punta all’inclusione rendendo la fruizione del patrimonio culturale accessibile a tutte le categorie di utenti.


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