La fruizione di opere d’arte è più gratificante se supportata da didascalie descrittive. La conferma arriva dalla ricerca del team coordinato dall’Università di Firenze, che ha testato tale apprezzamento in termini di risposte emotive e cognitive misurate tramite la registrazione di parametri fisiologici e comportamentali.
Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Plos One è stato condotto – in collaborazione con gli atenei di Roma Tre e La Sapienza – in un museo di arte moderna e contemporanea a Firenze, la Collezione Roberto Casamonti, ospitato a Palazzo Bartolini Salimbeni. Ha guidato la ricerca Maria Michela Del Viva, del Dipartimento Unifi di Neuroscienze, Psicologia, Area del Farmaco e Salute del Bambino [“Psychophysiological and behavioral responses to descriptive labels in modern art museums” https://doi.org/10.1371/journal.pone.0284149 ].
Il progetto prende le mosse dalla consapevolezza di come, nel corso degli ultimi anni, sia cresciuta l’attenzione verso il tema della qualità dell’esperienza del visitatore. La comprensione del comportamento del pubblico, dei suoi bisogni e aspettative, nonché delle dinamiche relazionali e dei processi di apprendimento in contesti non formali, costituisce un passaggio preliminare all’elaborazione di qualsiasi progetto di valorizzazione e di comunicazione del patrimonio.
“L’incontro con l’opera d’arte può generare reazioni molto diverse in base ai prerequisiti posseduti dal visitatore e alla sua storia educativa ed emozionale – racconta Del Viva, docente di Psicobiologia e psicologia fisiologica Unifi –. A incidere sulla qualità dell’esperienza museale, tuttavia, sono soprattutto gli strumenti di accompagnamento che il museo può elaborare per intensificare il processo di comprensione e il coinvolgimento del pubblico”.
Dopo la scelta della tipologia delle opere – legata alla considerazione che osservatori non esperti trovano più difficoltoso comprendere e apprezzare l’arte moderna – i ricercatori hanno registrato i vari parametri biometrici (movimenti oculari, risposta pupillare, battito cardiaco, conduttanza cutanea) e comportamentali (tempo di visualizzazione, questionari) dei visitatori del museo fiorentino.
“I risultati – spiega Del Viva – mostrano che, quando viene fornita una didascalia descrittiva prima della visualizzazione dei quadri, i partecipanti spendono più tempo nell’osservazione dell’opera e i loro movimenti oculari sono diretti verso le zone descritte”.
“Inoltre – prosegue la docente – abbiamo osservato un incremento della conduttanza cutanea e del diametro pupillare: si tratta di risposte psicofisiologiche che suggeriscono un aumento della reattività e del gradimento indotti dalla fruizione delle opere. Il maggior coinvolgimento degli spettatori è stato confermato dai questionari proposti ai partecipanti: grazie alle didascalie descrittive, i visitatori hanno dichiarato di aver trovato il contenuto delle opere meno complesso e più stimolante”.
“I risultati – conclude Del Viva – indicano che gli osservatori traggono beneficio dalle descrizioni dettagliate delle opere, confermando l’impatto prodotto dalla parola scritta nel contesto di una esperienza di tipo estetico-culturale. Una conferma di quanto l’utilizzo di materiale informativo efficace dovrebbe essere un obiettivo primario dei musei”.