Quando i leopardi delle nevi conquistarono l’Europa

Uno studio internazionale su Science Advances, con la partecipazione dell’Ateneo, ricostruisce la storia evolutiva durante il Quaternario di una singolare specie animale, oggi a forte rischio di estinzione.
Joan Madurell-Malapeira
Joan Madurell-Malapeira nel Salone degli Scheletri della Specola

Uno studio internazionale su Science Advances – a cui ha partecipato Joan Madurell-Malapeira, assegnista di ricerca del Dipartimento Unifi di Scienze della Terra – ha ricostruito, risalendo a oltre un milione di anni fa, la storia evolutiva del leopardo delle nevi, specie oggi a forte rischio di estinzione (“Insights on the evolution and adaptation toward high-altitude and cold environments in the snow leopard lineage” DOI: 10.1126/sciadv.adp524).

Attraverso reperti fossili esterni all’area del Tibet, dove ancora oggi abita il leopardo delle nevi, la ricerca, guidata dall’Accademia Cinese delle Scienze e dall’Università di Pechino, ha evidenziato i tratti unici che distinguono i leopardi delle nevi dai loro cugini più comuni. A partire dal Pleistocene Medio, circa un milione di anni fa, i leopardi delle nevi hanno sviluppato caratteristiche distintive che consentono loro di abitare paesaggi montuosi e impervi: denti più grandi, crani arcuati e mascelle e zampe più robuste, ideali per catturare prede forti e muscolose, come le capre di montagna.

Durante le fasi più fredde delle ultime Ere Glaciali, i leopardi delle nevi si sono diffusi oltre l’Himalaya, raggiungendo il centro della Cina e, sorprendentemente, si sono dispersi anche verso ovest fino alla Penisola Iberica. I ricercatori hanno scoperto che un fossile, uno scheletro parziale di leopardo con un cranio quasi integro, recuperato nei primi anni 2000 a Porto de Mós (Portogallo) e conosciuto come il “leopardo di Algar da Manga Larga”, apparteneva alla specie del leopardo delle nevi.

“La scoperta di questo esemplare della linea evolutiva del leopardo delle nevi in Europa occidentale – commenta Madurell-Malapeira – ha importanti implicazioni per la conservazione di questa specie in pericolo di estinzione. Lo studio suggerisce che i leopardi delle nevi possono vivere in terreni scoscesi e rocciosi e climi freddi e non solo in altitudini elevate, correggendo convinzioni tradizionali sul loro habitat. La loro sopravvivenza in terreni rocciosi e inospitali dipende anche da altri adattamenti fondamentali rispetto ai leopardi comuni: una migliore visione binoculare, una struttura cranica ectotimpanica grande per un udito potenziato, arti possenti e capaci di attutire e assorbire l’impatto di salti in dirupi e una lunga coda per mantenere l’equilibrio”.

Ricerche future esploreranno la neuroanatomia e l’ecologia del leopardo di Manga Larga, gettando nuova luce sulla storia affascinante di questo iconico predatore di montagna.


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