Lotta alla contaminazione chimica e microbiologica delle acque, Unifi guida progetto europeo

WATERPATH intende fornire informazioni agli enti regolatori e testare soluzioni per mitigare l'inquinamento
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Unifi alla guida di WATERPATH, progetto europeo nato con l’obiettivo di affrontare una delle sfide ambientali più urgenti: la contaminazione chimica delle acque e i suoi effetti sulla resistenza antimicrobica.

“Attraverso l’uso di metodologie analitiche di assoluta avanguardia sia in campo chimico che microbiologico, il progetto si propone di fornire informazioni dettagliate e aggiornate agli enti regolatori sull’impatto della contaminazione nelle acque in tre aree geografiche modello – continentale (Romania), peninsulare (Italia) e insulare (Isole Canarie, Spagna) – scelte per la rappresentatività e complementarità dei loro servizi ecosistemici” spiega il coordinatore del progetto Massimo Del Bubba, docente di Chimica analitica del Dipartimento di Chimica ‘Ugo Schiff’ (DICUS).

“Si tratta di un lavoro fondamentale per supportare l’evoluzione delle politiche ambientali europee e contribuire all’aggiornamento delle liste UE sulle sostanze più pericolose e all’adeguamento delle attività di monitoraggio”.

WATERPATH non si limita all’analisi. Punta anche a testare soluzioni concrete per mitigare l’inquinamento chimico e biologico, attraverso approcci sia ad alta tecnologia, sia basati sulla natura (Nature-Based Solutions) e sull’economia circolare, promuovendo il riutilizzo dei rifiuti e il recupero delle risorse.

“Con questo progetto mettiamo in campo competenze scientifiche e tecniche multidisciplinari al servizio della tutela dell’ambiente e della salute pubblica – conclude Del Bubba –. Con un approccio integrato e multidisciplinare, WATERPATH potrebbe diventare un punto di riferimento per le strategie europee di gestione sostenibile delle risorse idriche e di contrasto alla crescente minaccia della resistenza antimicrobica”.

L’Ateneo fiorentino coordina un gruppo internazionale di partner accademici e industriali, composto da Università degli Studi di Torino, University of Las Palmas de Gran Canaria (Spagna), Babeș-Bolyai University (Romania) e G.I.D.A. S.p.A. (Italia). Accanto ai partner scientifici, sono coinvolti anche stakeholder istituzionali e tecnici. Tra questi, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana (ARPAT), le Regioni Toscana e Piemonte, il Consejo Insular de Aguas di Gran Canaria (Spagna), l’Amministrazione del bacino idrico di Mureș (Romania), e le società responsabili del ciclo integrato dell’acqua come Publiacqua S.p.A., Empresa Mixta de Aguas de Las Palmas (Spagna) e Compania Aquaserv (Romania).

“Insieme ad ARPAT – conclude Del Bubba – stiamo individuando una serie di punti sensibili dell’Arno e le metodologie idonee per il campionamento delle acque con cadenza quadrimestrale a partire da settembre, per mettere in evidenza i vari contributi antropici che insistono sul fiume”.


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