Dove trovare la scienza che fa per me

Un progetto europeo sta lavorando per lanciare i science shop, particolari sportelli che metteranno in comunicazione i cittadini e i ricercatori. Unifi è l'unico partner italiano della rete.
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Sta per aprire a Firenze una nuova, importante “bottega” sui cui scaffali i cittadini potranno trovare … la scienza che stavano cercando.

Si tratta di un gioco di parole sul nome inglese di questa iniziativa, ovvero “science shop” che letteralmente vuol dire negozio o bottega della scienza, ma che più correttamente si traduce in “sportello della scienza”. Comunque, si tratta sempre di una vetrina dove saranno esposti i progetti in lavorazione e dove, soprattutto, si potranno ordinare delle ricerche à la carte.

foto - Il gruppo dei partecipanti al progetto europeo Inspires
Il gruppo dei partecipanti al progetto europeo Inspires

La sperimentazione dello sportello fiorentino avverrà grazie ad un progetto europeo di nome InSPIRES, acronimo di “Ingenious Science shops to promote Participatory Innovation, Research and Equity in Science”  in  cui l’Università  di Firenze è l’unica realtà italiana presente (responsabile scientifico Franco Bagnoli) insieme con Olanda (Vrjie Universiteit Amsterdam), Francia, (Università di Lione), Ungheria (ESSRG di Budapest), l’Institut Pasteur di Tunisi e la fondazione boliviana CEADES. Il progetto è coordinato dall’Istituto per la Salute Globale ISGLobal (Barcellona).

“I Science Shop sono nati negli anni ‘70 in Olanda – spiega Franco Bagnoli, che è il coordinatore del progetto per l’Italia – per offrire ai cittadini la possibilità di far svolgere delle ricerche certificate da parte delle Università o degli istituti di ricerca, senza dover affrontare spese impossibili. All’inizio si trattava prevalentemente di ricerche di tipo chimico ma con il tempo e con l’allargamento di questa pratica in altre città e altri paesi i temi e le richieste si sono differenziati così come le modalità di interazione e di gestione dei Science Shop”.

L’Università di Firenze partecipa al progetto attraverso il Centro Interdipartimentale per lo Studio di Dinamiche Complesse (CSDC), luogo di attività interdisciplinari formato da ricercatori di dipartimenti dell’area scientifica, tecnologica, medica e psicologica/formativa. Lo scopo principale del progetto è quello di co-progettare, sviluppare e testare modelli innovativi per gli sportelli della scienza, e renderli più partecipativi.

Lo sportello funzionerà così: attraverso un sito web e una serie di incontri dal vivo le associazioni di cittadini potranno esporre un loro problema, su un tema che sta loro a cuore o che pensano possa interessare la popolazione.

L’Università, dopo aver analizzato la proposta alla luce della fattibilità della richiesta e delle competenze disponibili, convocherà i proponenti e i propri ricercatori che vorranno prendersi carico del problema, organizzando incontri e discussioni dal vivo e in rete, per raffinare la proposta, estendere la platea delle persone interessate, capire quali strumenti usare. La ricerca comunque sarà effettuata dai nostri studenti, che verranno chiamati a partecipare al lavoro come parte sperimentale di alcuni corsi, o esperienze di tirocinio o tesi, ovviamente sotto la guida (e la responsabilità scientifica) di un ricercatore.

Ovviamente i cittadini non dovranno pagare per le ricerche effettuate, ma richiederemo una loro partecipazione attiva sia durante la definizione della ricerca, che nello svolgimento del progetto e nella diffusione dei risultati.

Ma quali sono i temi segnalati dai cittadini, in altri Science Shop?

“Le ricerche effettuate su richiesta della società civile sono estremamente variate, dipendono essenzialmente dalla competenza e disponibilità dei ricercatori risponde Franco Bagnoli – Ad esempio, ci sono Science Shop in Olanda che si occupano solo di problemi relativi alle biciclette: quale bicicletta è adatta per un certo compito o un certo handicap. Altri si occupano di problemi di salute in paesi del terzo mondo, e ricevono le loro richieste da associazioni di migranti o residenti all’esteroMa il concetto di Science Shop usa il termine scienza nella sua accezione più ampia, includendo anche le scienze umane e sociali, oltre a quelle naturali, ingegneristiche, ecc.”

“I nostri partner nel progetto InSPIRES – continua Bagnoli – sono particolarmente interessati a temi legati al ‘benessere’ globale, inteso come salute, ambiente e sicurezza alimentare, con una particolare attenzione ai problemi dei migranti e alle malattie dimenticate e/o infettive, come AIDS e Chagas. Ma qui a Firenze ci auguriamo di essere chiamati a svolgere ricerche anche su temi artistici e culturali, oltre a quelli tipicamente scientifici e sociali. In ogni caso ci proponiamo come obiettivo quello di coinvolgere attivamente la cittadinanza in ogni fase del processo, ovvero nella definizione della ricerca, nella sua valutazione e, se possibile, anche nell’esecuzione con un approccio tipico della citizen science”.

Altre notizie riguardo sul progetto su http://science-shop.complexworld.net/,

 

 

 

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