La storia evolutiva della fauna moderna può essere molto difficile da ricostruire quando i reperti sono assai scarsi e di difficile interpretazione, come nel caso della volpe rossa europea.
Lo studio firmato da Saverio Bartolini Lucenti, assegnista di ricerca del Dipartimento di Scienze della Terra, ha colmato questo limite e ha fatto ordine sull’attribuzione dei record fossili a disposizione della comunità scientifica dimostrando che, contrariamente a quanto i paleontologi credevano, durante il Pleistocene inferiore in Europa viveva una sola specie di volpe, denominata Vulpes alopecoides. La scoperta, fatta anche grazie a un reperto conservato nel Museo di Geologia e Paleontologia del Sistema Museale di Ateneo, è stata resa nota dalla rivista Quaternary Science Reviews.
“Negli ultimi 100 anni, tre specie diverse di volpi sono state descritte nel record fossile europeo – racconta Bartolini Lucenti –. La prima, Vulpes alopecoides, venne definita per la prima volta nel 1913 da Domenico Del Campana, grazie a un fossile proveniente dal Valdarno superiore risalente a 1,8 milioni di anni fa, conservato nelle collezioni del Sistema Museale di Ateneo. Questa specie doveva essere un po’ più piccola dell’attuale volpe rossa ed è stata considerata dai paleontologi uno degli antenati di quest’ultima. Sulla base di reperti provenienti dall’Ungheria, negli anni ‘30 – prosegue il ricercatore -, sono state definite due ulteriori specie, Vulpes praeglacialis e Vulpes praecorsac, che avrebbero popolato il nostro continente tra 1,5 milioni e 800mila anni fa”.
Tale interpretazione si è basata su un record fossile caratterizzato da numerose lacune e resti alquanto incompleti che hanno reso complicato fino a oggi ricostruire le possibili affinità e le relazioni fra le tre distinte specie.
“Per fare chiarezza, assieme a un collega dell’Institut Català de Paleontologia di Barcellona, ho condotto l’analisi morfologica e biometrica sui materiali tipo, cioè i campioni di riferimento per la descrizione delle tre specie – spiega Bartolini Lucenti –, tra i quali il reperto fiorentino (nella seconda foto della gallery) e un grande campione fossile di volpi europee risalenti a un periodo che va tra i 3 milioni e gli 800mila anni fa. Abbiamo scoperto – continua il ricercatore – che la variabilità fra tali reperti, attributi a tre diverse specie, in realtà è inferiore rispetto a quella riscontrata fra individui dell’attuale volpe rossa”.
“La nostra analisi, che si è avvalsa tra l’altro dello studio comparato di 45 individui di volpe rossa europea conservati nel Museo La Specola – conclude il ricercatore -, ci permette di affermare realisticamente che durante il Pleistocene inferiore in Europa abbia vissuto solo Vulpes alopecoides, l’antenato più plausibile delle volpi che popolano il nostro continente”.