Non di solo vino può vivere la viticoltura toscana. È dalla bellezza dei suoi paesaggi che può partire il rilancio di un settore fondamentale per l’economia regionale. Ne è convinto Mauro Agnoletti, titolare della Cattedra Unesco Unifi “Paesaggi del Patrimonio Agricolo”.
“L’Italia e in particolar modo la Toscana – spiega Agnoletti – dispongono di un valore aggiunto rispetto ai loro concorrenti nel campo vitivinicolo e turistico: il paesaggio rurale. Luoghi dalle caratteristiche uniche e non replicabili, che invitano i visitatori a conoscerne storia e particolarità, e non soltanto a degustare un buon vino di cui molti forse non saprebbero riconoscere le qualità”.
Vino e territorio: un binomio unico
In quest’ottica, un ruolo importante è giocato dalla viticoltura storica ed eroica. I due concetti nascono dal “Testo unico del vino” (legge 238/2016) e, pur potendo coincidere in non pochi casi, hanno significati distinti.
La “viticoltura storica” è legata alla persistenza delle aree viticole. Per essere considerata tale, una zona deve presentare tracce documentate di coltivazione antecedenti al 1960 (lo stesso limite temporale utilizzato per l’iscrizione dei paesaggi rurali storici). Inoltre, deve essere caratterizzata dall’impiego di pratiche e tecniche tradizionali e da una forte connessione tra ambiente fisico e tessuto sociale ed economico.
La “viticoltura eroica”, invece, si riferisce a coltivazioni in territori impervi, caratterizzati da pendenze superiori al 30% o da altitudini medie oltre i 500 metri sul livello del mare. In queste zone, le condizioni ambientali rendono il lavoro dell’agricoltore particolarmente impegnativo e costoso rispetto a quello praticato in aree pianeggianti.

Il settore vitivinicolo si trova alle prese con molteplici criticità: dai cambiamenti di abitudini alimentari fino a una minore capacità di commercializzazione rispetto alla concorrenza (specialmente francese), senza contare la spada di Damocle dei dazi statunitensi. In tale situazione, affidarsi all’inscindibile legame tra produzione e paesaggio potrebbe rivelarsi una mossa vincente.
“L’agricoltura toscana, con le sue produzioni limitate ma di altissima qualità, si basa proprio su questa combinazione tra paesaggio e prodotto” afferma Agnoletti, tra gli autori del volume Viticoltura Storica ed Eroica. I Paesaggi Rurali Storici d’Italia. “Oggi l’agricoltore non si limita più a produrre vino, olio o formaggi: contribuisce a creare e mantenere un paesaggio che diventa un valore economico competitivo. Infatti, il paesaggio diventa esso stesso un ‘prodotto locale’ che attrae turisti, destinato per la sua unicità a rimanere impresso nei loro ricordi. Saranno poi gli stessi visitatori a trasformare l’esperienza in racconto e promozione turistica spontanea. La bellezza, infatti, non è sottoposta a dazi”.
“In questo scenario – sottolinea il docente – i vigneti storici ed eroici rappresentano una risorsa preziosa, non tanto per le esportazioni, quanto per la loro capacità di offrire un’esperienza unica al visitatore. Una risorsa economica che va sfruttata, dal momento che la Toscana vanta il maggior numero di aree inserite nel Registro nazionale dei paesaggi rurali storici”.
Presidio del territorio e difesa della biodiversità

In molti territori montani, la viticoltura eroica si accompagna alla realizzazione di terrazzamenti in pietra a secco e ciglioni erbosi. Questi interventi non hanno solo un valore agricolo, ma svolgono un ruolo cruciale nella prevenzione del dissesto idrogeologico, in primo luogo riducendo la velocità di scorrimento delle acque, grazie a una minore pendenza, e favorendo la stabilità del suolo.
“Una pendice boscosa, se non presidiata, risulta drasticamente più soggetta a frane e smottamenti. I terrazzamenti e il costante monitoraggio dell’uomo garantiscono la stabilità dei versanti e la cura di fossi, canali e alvei dei torrenti. Lo dimostrano, ad esempio, gli studi sulle Cinque Terre dopo l’alluvione del 2011: nelle zone terrazzate e ben curate, si sono verificati solo il 5% dei fenomeni franosi, a fronte dell’85% avvenuto in aree abbandonate e ricoperte di bosco – afferma Agnoletti –. Un’ulteriore conferma arriva dagli eventi alluvionali avvenuti recentemente sull’Appennino tosco-romagnolo, che testimoniano come la gestione attiva del territorio sia fondamentale. Un altro esempio – conclude Agnoletti – è rappresentato dalle colline fiorentine, dove 300 chilometri di terrazzamenti in pietra a secco contribuiscono a garantire la stabilità idrogeologica”.