Da dove proveniva lo stagno utilizzato dalle società europee e mediterranee durante l’Età del Bronzo? Una domanda non banale per comprendere l’evoluzione delle comunità antiche del nostro continente e i loro rapporti commerciali con altre popolazioni. L’utilizzo nella manifattura di oggetti del bronzo, la lega composta da stagno e rame, può essere considerato un’innovazione chiave per le società antiche. Mentre il rame era relativamente comune in Eurasia, le fonti di stagno erano rare: i giacimenti più ricchi e accessibili in Europa si trovano nella Gran Bretagna sud-occidentale.
Per identificare le fonti di approvvigionamento dello stagno, Mariacarmela Montesanto, assegnista di ricerca in Archeologia del Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo, ha partecipato a una ricerca coordinata dall’Università di Durham. Lo studio, di cui Montesanto è coautrice, è stato pubblicato sulla rivista Antiquity, con il titolo “From Land’s End to the Levant: did Britain’s tin sources transform the Bronze Age in Europe and the Mediterranean?” (DOI: https://doi.org/10.15184/aqy.2025.41).

I ricercatori hanno esaminato i minerali e gli oggetti in stagno rinvenuti nell’Inghilterra sud-occidentale e i depositi di stagno dell’Europa centrale e occidentale. “Attraverso studi sugli isotopi del piombo e tracciamenti degli elementi, gli archeologi hanno individuato una corrispondenza diretta con i giacimenti di stagno della Cornovaglia e del Devon” spiega la studiosa dell’Ateneo fiorentino, che si è occupata del telerilevamento e dell’elaborazione dei dati LIDAR per l’individuazione dei siti da campionare ai fini delle analisi, oltre che della creazione e della gestione del database spaziale.
Montesanto, inoltre, ha partecipato alle attività di ricognizione sul campo, contribuendo al campionamento della cassiterite (minerale di stagno) nei letti dei principali fiumi delle due contee inglesi mediante la tecnica del panning, ossia il lavaggio dei sedimenti fluviali per l’estrazione dei campioni da analizzare. Infine, si è occupata di effettuare analisi spaziali finalizzate a comprendere la relazione tra insediamenti e aree di estrazione dello stagno.
Il confronto dei risultati ottenuti dall’analisi dei lingotti di stagno provenienti da relitti rinvenuti al largo di Israele e Turchia datati al 1300 a.C. con quelli di un relitto più tardo, ritrovato lungo le coste francesi del Mediterraneo, ha permesso di confermare che lo stagno in questione aveva origine dalla Gran Bretagna sud-occidentale. Questo significa che lo stagno estratto da piccole comunità agricole del Devon e della Cornovaglia circa 3300 anni fa veniva commerciato con regni e stati del Mediterraneo orientale, a oltre 4000 chilometri di distanza. Secondo gli studiosi, lo stagno viaggiava attraverso una rete di comunità interconnesse, passando per i fiumi della Francia, la Sardegna e le isole del Mediterraneo fino a Cipro e Israele.
“Si tratta della prima merce della storia inglese ad essere stata trasportata e scambiata attraverso l’intera Europa. Possiamo ipotizzare che, durante l’Età del bronzo, circa 200 tonnellate di stagno all’anno venissero commerciate su lunghe distanze, fino a centinaia di chilometri in Europa e in Asia occidentale, e provenissero per lo più dalla Gran Bretagna sud-occidentale – conclude Montesanto –. L’identificazione di questa rete commerciale cambia radicalmente la nostra visione delle relazioni economiche e sociali dell’Inghilterra con le civiltà più complesse del passato: il volume, la regolarità e la scala del commercio dello stagno risultano molto più ampi di quanto immaginato in precedenza e impongono una revisione completa di ciò che i mercanti e i minatori dell’Età del bronzo erano in grado di realizzare”.