L’area di Novoli San Donato, tra patrimonio storico e memoria di comunità

Trasformazione urbanistica e architettonica di un quartiere e punto di vista della sua comunità nella storia. Questa relazione è al centro del progetto europeo Deep Cities al quale ha collaborato il Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo
Villa Demidoff
Villa Demidoff

Cos’hanno in comune Novoli San Donato a Firenze, Tukthusgården a Oslo (Norvegia), Woolwich a Londra (Inghilterra), Canongate a Edimburgo (Scozia) e Sant Andreu de Palomar a Barcellona (Spagna)? Sono quartieri di cinque città europee che hanno conosciuto un rapido cambiamento urbanistico, ma hanno una storia millenaria alle loro spalle.

Ricostruire la memoria materiale (edifici, strade, monumenti) e immateriale (pratiche sociali e percezioni della comunità locale) di queste aree è la sfida raccolta nell’ambito del progetto europeo Deep Cities da un gruppo di studiosi del Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo dell’Università di Firenze.

L’obiettivo dell’attività di ricerca che si concluderà il prossimo dicembre è di restituire un patrimonio di conoscenze e di valori sociali ai decisori pubblici e privati chiamati a esaminare cosa debba essere conservato per il futuro della città e dei suoi abitanti.

Di tutto questo parliamo con il responsabile scientifico italiano del progetto Michele Nucciotti, docente di Archeologia cristiana e medievale.

Qual è l’elemento maggiormente innovativo di Deep Cities nell’affrontare la tematica della trasformazione urbana? 

Le città sono in continuo cambiamento. Si trasformano da un punto di vista urbanistico architettonico e le diverse stratificazioni, nel tempo, si tramutano in patrimonio culturale tangibile e intangibile che spesso è tenuto poco in considerazione. Questo progetto punta ad accrescere l’influenza dei beni culturali nei sistemi di gestione urbana in un’Europa culturalmente variegata, offrendo strumenti concreti, attraverso le tecnologie digitali, per il dialogo e la negoziazione su ciò che dovrebbe essere preservato e integrato nei piani urbani contemporanei e futuri.

Quali sono questi strumenti previsti?

Il team dell’Università di Firenze sta sviluppando una cassetta degli attrezzi online (“toolbox”): una serie di strumenti per facilitare la concettualizzazione dei valori dei beni culturali, guidando urbanisti e professionisti del settore verso la gestione di trasformazioni urbane inclusive e sostenibili attraverso il patrimonio culturale. Oltre a permettere una migliore comprensione della continuità storica di una realtà urbana nel profondo, questi strumenti integreranno soluzioni concettuali che saranno meglio definite da iniziative di tipo partecipativo online e offline. 

Intanto uno di questi “attrezzi” è già disponibile, quale?

 È l’app di crowdsourcing “La Tua Città, il Tuo Posto – Firenze San Donato” ideata per raccogliere esperienze attuali e ricordi passati relativi all’area di San Donato a Novoli a Firenze. Attraverso questo strumento, i cittadini di Firenze hanno la possibilità di indicare su una mappa dell’area di San Donato un luogo o un edificio a loro cari, raccontando attraverso un ricordo o una storia perché è significativo per loro, o di cui vogliono esprimere un parere relativo alla loro esperienza quotidiana a San Donato. Il loro contributo permetterà di creare un inventario digitale di luoghi e valori che sarà condiviso con urbanisti ed esperti del patrimonio.

Come si colloca l’archeologia pubblica, che a Firenze vanta una tradizione importante, rispetto alla ricerca che avete svolto nell’ambito del progetto?

 In un certo senso Deep Cities fa esplicitamente riferimento a tale filone di studi, che indaga e interseca l’impatto della ricerca archeologica sul pubblico non scientifico. Anche, come nel nostro caso, realizzando valore aggiunto in campi quali la progettazione urbanistica, al fine di favorire la nascita di spazi in cui vivere meglio, utilizzando al massimo i valori sociali e materiali dei beni culturali, e creare nuovi ecosistemi per la cittadinanza. 

Centro commerciale San Donato
Centro commerciale San Donato

 Il progetto Deep Cities si è focalizzato a Firenze sull’area di Novoli San Donato, perché la scelta è ricaduta su questo quartiere?

 L’area di Novoli ha conosciuto un rapido cambiamento, ma ha una storia millenaria. Molte tracce materiali del passato sono nascoste da trasformazioni urbane risalenti ad epoche diverse che, oltre ad avere un significato storico e tangibile, rappresentano valori individuali e collettivi. 

Nei mesi scorsi, durante il lavoro di indagine che avete svolto sul campo e in rete, finalizzato a ricostruire la memoria del patrimonio storico del quartiere e di come questo viene percepito dalla comunità, che cos’è venuto fuori? 

 L’elemento sicuramente più rilevante emerso nel corso del coinvolgimento della comunità locale è stata la riconversione della ex-area FIAT. La fabbrica, che occupava fino alla metà degli anni ’90 un’ampia area centrale della zona analizzata compresa tra Via Forlanini, Via di Novoli e Viale Guidoni, è stata a lungo percepita come un elemento identitario della zona, fortemente legata anche ai movimenti operai degli anni ’70 e ’80. 

Dopo la dismissione delle attività produttive, al contrario, il contesto è andato incontro ad un forte degrado. Il recupero complessivo dell’intero contesto, iniziato dalla metà degli anni ’90 e tuttora in corso e caratterizzato dalla realizzazione del Polo universitario, del Parco San Donato, del Palazzo di Giustizia e del centro commerciale, ha determinato sicuramente un miglioramento qualitativo dell’intero areale ma, allo stesso tempo, ha comportato anche una perdita identitaria locale. Il Parco San Donato si è dimostrato, invece, uno degli elementi più rilevanti e positivi nella percezione da parte della comunità locale che, in esso, vedono un luogo di relax e di uscita dal traffico locale.


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