La scuola in ospedale, tra formazione e inclusione nei contesti di fragilità

Vanna Boffo, direttrice FORLILPSI, parla dell’impegno di Unifi nella preparazione degli insegnanti, in un ambito dove il diritto allo studio incontra la necessità della cura
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I bisogni dei ragazzi stanno cambiando, anzi sono già mutati, in maniera sostanziale, rispetto anche solo a pochi anni fa. La scuola e i docenti si trovano ad affrontare cambiamenti sempre più incalzanti e l’Università di Firenze è chiamata a fornire strumenti educativi adeguati e aggiornati, interconnettendo formazione, ricerca e innovazione sociale.

“Negli ultimi anni bambini e adolescenti si trovano a crescere in un contesto in cui le opportunità digitali si moltiplicano, ma allo stesso tempo aumentano isolamento e fragilità” spiega Vanna Boffo, direttrice del Dipartimento di Formazione, Lingue, Intercultura, Letterature e Psicologia (FORLILPSI).

“È prioritario dotare gli insegnanti di competenze sempre più specifiche: dalla capacità relazionale a quella organizzativa, dalla capacità di personalizzazione dei percorsi di apprendimento, fino alla costruzione di comunità educative che sappiano tenere insieme famiglie, medici, docenti e operatori sociali”.

In questo scenario si colloca l’impegno di Unifi, che da anni lavora su un terreno complesso: quello della scuola in ospedale e dell’istruzione domiciliare, dove il diritto allo studio incontra la necessità della cura.

Il cammino avviato da Unifi risale al 2015, quando i primi tirocini di Scienze della formazione primaria sono stati attivati all’Ospedale Pediatrico Meyer. Da quell’esperienza è nato un modello che oggi rappresenta un unicum nel panorama nazionale: una filiera formativa completa, che accompagna studentesse e studenti, fin dall’inizio della loro carriera universitaria, e prosegue con corsi di perfezionamento e, adesso, un master dedicato.

Il 2025, infatti, segna un salto di qualità con l’attivazione del Master di I livello “La scuola in ospedale. Formare professionisti dell’educazione, della scuola, della cura”. Un’offerta che amplia e valorizza l’esperienza precedente di Unifi, elaborata nell’omonimo corso di perfezionamento. L’obiettivo è formare e accompagnare insegnanti e pedagogisti, fornendo loro strumenti didattici, educativi e relazionali per affrontare il ruolo docente e pedagogico nei contesti sanitari degli ospedali pediatrici.

“La strada che ha portato al Master – continua Boffo – si fonda su una solida coprogettazione condotta con l’ospedale Meyer, rinnovata nel tempo grazie a convenzioni siglate con il Dipartimento FORLILPSI e sostenuta dall’Ufficio scolastico regionale della Toscana, a cui compete l’inserimento di insegnanti della scuola dell’infanzia e primaria all’interno della scuola in ospedale. Andrea Bocelli Foundation, che ha aperto un Educational Center presso il Meyer, dove le arti e la musica diventano strumenti di benessere per i piccoli pazienti, collabora e sostiene il Master. Siamo in presenza di un ecosistema formativo che tiene insieme università, scuola, ospedale e fondazioni private, con l’obiettivo di rendere più concreto il diritto all’istruzione per ogni bambino e adolescente, anche nei momenti di maggiore fragilità”.

La formazione dei futuri docenti ed educatori non è l’unico obiettivo dell’Ateneo. Unifi lavora infatti anche alla costruzione di un nuovo profilo: il coordinatore pedagogico ospedaliero, capace di governare la complessità delle relazioni e delle attività educative in ospedale.

Con “La scuola in ospedale” l’inclusione cessa di essere uno slogan e diventa un progetto concreto. Ciò significa prendersi cura non solo del diritto all’istruzione, ma anche del benessere complessivo dei bambini e degli adolescenti, sostenendo le famiglie, i fratelli, i nonni, gli amici. In altre parole, si cerca di costruire, intorno al bambino malato, un contesto umano capace di accompagnarlo, dentro e fuori dall’ospedale.

“Oltre queste problematiche – conclude Boffo – per gli insegnanti di domani resta centrale la sfida di creare reti di comunità, capaci di rispondere a un mondo in cui i ragazzi, pur vivendo in un’epoca di iperconnessione, appaiono sempre più soli e disorientati. È necessario, dunque, integrare gli strumenti didattici offerti dall’universo digitale con approcci pedagogici efficaci. In quest’ottica, è fondamentale rafforzare le competenze relazionali ed emotive degli insegnanti, capaci di destrutturare il modello tradizionale di classe scolastica per costruire percorsi personalizzati al fine di rendere la scuola un luogo aperto sul mondo, nel mondo e per il mondo”.


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