Arte in 3D: la copia del Pugilatore vola a Pechino

Realizzata dal Laboratorio di Geomatica per l’Ambiente e la Conservazione dei Beni Culturali è esposta al National Museum of China di Pechino nell'ambito della mostra “Tota Italia. Alle origini di una nazione. IV sec. a.C. - I sec. d.C.”

Prosegue l’attività di ricerca del Laboratorio di Geomatica per l’Ambiente e la Conservazione dei Beni Culturali dell’Ateneo, diretto da Grazia Tucci, che dopo aver conquistato l’EXPO di Dubai con la copia a grandezza naturale del David di Michelangelo, torna a far parlare di sé con la replica di un capolavoro dell’arte greca, il Pugilatore seduto del Museo Nazionale Romano, esposto a Pechino al National Museum of China.

E’ infatti nell’ambito dell’edizione cinese della mostra “Tota Italia. Alle origini di una nazione. IV sec. a.C. – I sec. d.C.”, realizzata grazie alla collaborazione tra Ministero della Cultura e Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con il sostegno dell’Ambasciata d’Italia a Pechino, che il gemello del Pugilatore ha trovato la sua collocazione nella capitale.

La statua si trova all’inizio del percorso espositivo a significare il tenace desiderio di condivisione del patrimonio culturale ma, allo stesso tempo, la necessità di garantirne la tutela.

E’ proprio la tutela del patrimonio, infatti, la sfida che oggi i musei sono chiamati a affrontare: come garantire la sicurezza delle opere d’arte senza rinunciare alle collaborazioni e agli scambi? Ecco dunque che la copia torna ad essere, come nel passato, un mezzo altamente funzionale alla divulgazione e allo scambio di conoscenze: attraverso la riproduzione delle opere, infatti, è possibile non movimentare più le originali, assicurandone una maggiore tutela e conservazione.

Se i copisti del passato erano essi stessi artisti, oggi la realizzazione di “opere gemelle” implica l’impiego di diverse competenze tecniche e tecnologiche per soddisfare le esigenze contemporanee che, come nel caso del Pugilatore, hanno esito nella concezione di due artefatti: uno materiale e uno digitale, rispettivamente la copia fisica della scultura e il suo modello 3D.

Se la prima consente la fruizione – e quindi la conoscenza – dell’opera, il modello digitale rappresenta un patrimonio informativo di grande utilità per la conservazione e lo studio dell’originale: la convergenza di esigenze di tipo culturale-divulgativo e di tipo conservativo-informativo determina un nuovo ambito di studio e di applicazione di grande interesse per il presente e il futuro.

Un video dell’Università degli Studi di Firenze, realizzato in collaborazione con il Museo Nazionale Romano, racconta le tappe del lavoro del gruppo GeCo: il rilievo dell’originale con scansione laser e fotogrammetria, la costruzione del modello digitale e la realizzazione della copia materica con finitura metallizzata delle superfici.


COPYRIGHT: © 2017 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FIRENZE.
Eccetto dove diversamente specificato, i contenuti di questo post sono rilasciati sotto Licenza Creative Commons Attribution ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0).

More from Alessandra Marilli

Liroman, un laboratorio congiunto per il monitoraggio ambientale

Nasce dalla collaborazione tra due dipartimenti dell'Ateneo e ha come partner due...
Leggi di più