Come certificare la responsabilità sociale d’impresa

Una pubblicazione internazionale su Contemporary Accounting Research ha analizzato, con il contributo dell’Ateneo, il caso di oltre 5.000 società di 55 diversi Paesi per capire il modo ottimale per procedere alla revisione dei bilanci di sostenibilità, i documenti con cui le aziende danno conto al pubblico della loro attenzione all’ambiente, agli aspetti sociali e ai principi etici.

Sempre più persone, a livello globale, sono interessate al fatto che le aziende ricerchino nel loro operare qualcosa in più della semplice massimizzazione del profitto per i loro azionisti: è ciò che si chiama responsabilità sociale d’impresa e che segnala, ad esempio, l’impatto ambientale delle aziende, la commercializzazione di prodotti sicuri o salutari, il rispetto delle leggi e dei principi etici fondamentali nell’uso della manodopera o nell’impiego dei fornitori.

Per dare prova della propria attenzione su tali temi, molte aziende hanno iniziato a pubblicare i bilanci di sostenibilità (corporate social responsibility o CSR report) che si affiancano agli obbligatori bilanci finanziari.

Ma chi deve certificare i bilanci di sostenibilità, attestandone la loro veridicità? Un contributo in tal senso viene da una ricerca internazionale pubblicata su Contemporary Accounting Research, a cui ha partecipato Francesco Mazzi, ricercatore del  Dipartimento di Scienze per l’Economia e l’Impresa, insieme a ricercatori francesi e americani  [“Implications of the Joint Provision of CSR Assurance and Financial Audit for Auditors’ Assessment of Going Concern Risk”].

“L’analisi di un campione di oltre 28.000 osservazioni relative a 5.218 società di 55 Paesi diversi, su un periodo temporale dal 2002 al 2017 – spiega Mazzi –, ci ha rivelato la convenienza di fare realizzare la revisione del bilancio di sostenibilità alle stesse società che curano la revisione del bilancio finanziario. Esse, infatti, riescono in questo modo ad avere accesso a tutta una serie di informazioni che meglio permettono di valutare la realtà dell’azienda certificata”.

“La conseguenza – conclude Mazzi – è che queste stesse società di revisione ottengono così una miglior cognizione dei rischi non finanziari (ad esempio ambientali e sociali) e riescono ad esprimere meglio le loro valutazioni sullo stato di salute delle aziende, che in termini tecnici viene detto continuità aziendale”.

Come a dire che la stessa rappresentazione contabile dell’azienda si avvantaggia di uno sguardo che tenga conto di una pluralità di aspetti che vanno oltre il semplice profitto.


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