Anche il Partenariato Esteso Age-It (Ageing Well in an Ageing Society) è stato citato nella presentazione del report realizzato dal Joint Research Centre di Ispra, intitolato “Demography and climate change“.
Presentato lunedì 5 giugno nella sede lombarda del JRC, lo studio esplora connessioni, opportunità e sfide dei cambiamenti demografici e climatici e l’importanza di questi ultimi nell’elaborazione delle politiche climatiche dell’Unione Europea.
In particolare, e qui entra in gioco Age-It, lo studio analizza il peso dell’invecchiamento della popolazione sul cambiamento climatico. Coordinato da Unifi e finanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per 124 milioni di euro – il PNRR italiano è a sua volta finanziato dall’Unione europea – NextGenerationEU – il Partenariato Esteso intende infatti svolgere un ruolo chiave nel panorama nazionale e internazionale nella sfida alle conseguenze dell’invecchiamento della popolazione.
“L’ambizione di Age-It è quella di trasformare l’invecchiamento della popolazione da un problema, come è attualmente considerato, in un’opportunità per aumentare la prosperità e l’inclusività della società italiana nei prossimi decenni” ha dichiarato durante la presentazione del report Daniele Vignoli, responsabile scientifico del Partenariato Esteso e docente Unifi di Demografia presso il Dipartimento di Statistica, Informatica, Applicazioni ‘G. Parenti’ (DiSIA).
Rispetto alle tendenze demografiche europee, Vignoli ha illustrato in seguito come, a differenza della popolazione mondiale che continua a crescere rapidamente, la popolazione dell’Europa sia cresciuta lentamente negli ultimi anni e si preveda una diminuzione nel lungo periodo.
“Attualmente, l’Europa sta affrontando una generalizzata diminuzione della fecondità in un contesto di crescente incertezza economica, sociale e politica” ha affermato il docente Unifi, che ha ribadito il determinante ruolo delle migrazioni per l’Italia. “Il dibattito scientifico sulle dinamiche demografiche è stato dominato per anni dall’idea di una demografia lenta, che enfatizza una visione inerziale e prevedibile della popolazione, principalmente dipendente dalla fecondità e dalla mortalità”.
“Tuttavia – ha proseguito Vignoli – la demografia può anche muoversi velocemente, se consideriamo il ruolo dei movimenti migratori, oltre alla fecondità e alla mortalità. Quando si progettano politiche demografiche, come nel caso italiano, è necessario dedicare maggiore attenzione ai movimenti migratori”.
“Le migrazioni – ha concluso – possono svolgere un ruolo cruciale nel contrastare l’invecchiamento della popolazione allargando il contingente di uomini e donne in età lavorativa e riproduttiva che l’Italia ha invece perso nel tempo. La demografia veloce, spinta dalle migrazioni, è meno prevedibile della demografia lenta, ed è importante tenerne conto”.