Uno studio condotto da Unifi, in collaborazione con l’Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi, ha identificato un meccanismo cellulare che potrebbe spiegare le cause del dolore cronico nell’endometriosi, una patologia debilitante che colpisce circa il 15% delle donne in età riproduttiva e il 30-50% delle donne infertili.
La ricerca è stata realizzata dal gruppo guidato da Francesco De Logu e Romina Nassini del Dipartimento di Scienze della Salute (DSS) ed è stata pubblicata su Nature Communications, nell’articolo “Schwann Cell C5aR1 co-opts Inflammasome NLRP1 to Sustain Pain in a Mouse Model of Endometriosis (doi: 10.1038/s41467-024-54486-6).
Il gruppo ha studiato il ruolo delle cellule di Schwann – particolari cellule gliali del sistema nervoso periferico – nella propagazione del dolore associato all’endometriosi. Questa patologia è caratterizzata dalla presenza di tessuto endometriale all’esterno dell’utero – mentre solitamente si trova solo nella cavità uterina – che porta a dolore pelvico e altre manifestazioni di malessere come dolore diffuso ed emicrania.
“Lo studio fiorentino – spiega De Logu – evidenzia che le cellule di Schwann sono fondamentali per l’attivazione di un processo infiammatorio doloroso. In tali cellule è presente un recettore per un particolare tipo di proteina (C5a), una molecola normalmente prodotta da cellule del sistema immunitario e coinvolta nella risposta contro infezioni batteriche. Il C5a è risultato inoltre aumentato nelle pazienti affette da endometriosi e questo comporta il rilascio dell’interleuchina-1β che richiama i macrofagi, cellule responsabili del processo infiammatorio”.
“La nostra scoperta – aggiunge Nassini – suggerisce che la proteina C5a svolga un ruolo cruciale nel generare infiammazione e dolore. Abbiamo osservato come il processo attivato dalle cellule di Schwann si diffonda dalle regioni pelviche ad altre aree del corpo. Così si spiega la natura diffusa del dolore nelle pazienti affette da endometriosi, che spesso lamentano emicrania e dolore agli arti inferiori”.
Interventi mirati sul recettore delle cellule di Schwann, quindi, potrebbero costituire un percorso terapeutico idoneo a limitare la diffusione del dolore delle pazienti.
Questa ricerca pone attenzione su una patologia esclusiva del genere femminile ed evidenzia come la comprensione dei meccanismi cellulari e molecolari specifici di malattie di genere possa portare a interventi terapeutici più efficaci e personalizzati.
“I risultati dello studio rappresentano un importante passo avanti nella comprensione del dolore cronico legato all’endometriosi – concludono i due ricercatori Unifi – e aprono nuove prospettive per trattamenti mirati. La ricerca potrebbe avere implicazioni anche per altre patologie dolorose croniche associate al sistema nervoso periferico”.