Esperimento UNIFI in orbita con Paolo Nespoli sulla Stazione Spaziale Internazionale

Un esperimento firmato UNIFI è in corso di svolgimento sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS), dove si trova l’astronauta italiano Paolo Nespoli. Il progetto di ricerca CORM, finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e realizzato in collaborazione con la NASA, ha lo scopo di verificare l’efficacia di una terapia per prevenire i danni che la microgravità e le radiazioni spaziali provocano sulle cellule della retina.
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Il Razzo SpaceX CRS-12 prima del lancio al Kennedy Space Center - foto Università di Firenze - riproduzione riservata

La ricerca Unifi nello spazio. Un esperimento di un team del Dipartimento di Scienze biomediche sperimentali e cliniche “Mario Serio” è in orbita sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS), gestito da Paolo Nespoli, astronauta italiano dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). L’obiettivo del progetto CORM (acronimo di COenzima Q10, Radiazioni e Microgravità) è verificare l’efficacia di una terapia per prevenire i danni che la microgravità e le radiazioni spaziali provocano sulle cellule della retina. Il progetto CORM è stato finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), che ha anche coordinato lo sviluppo e le operazioni degli esperimenti, gestito il contratto e garantito l’accesso alla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) tramite uno specifico accordo stipulato con NASA

La ricerca è coordinata dal giovane ricercatore Matteo Lulli e da Sergio Capaccioli, già docente di Patologia generale; del progetto fanno parte anche Alberto Magi, ricercatore presso il Dipartimento di Medicina sperimentale e clinica, Monica Monici del laboratorio congiunto ASAcampus (Divisione ricerca ASAlaser – Dipartimento di Scienze Biomediche Sperimentali e Cliniche “Mario Serio”, UNIFI) e Stefano Cacchione (Università Roma La Sapienza). La realizzazione dell’hardware per l’esperimento e l’assistenza tecnico-scientifica è stata fornita dall’azienda di ingegneria aerospaziale di Livorno, Kayser Italia.

L’esperimento CORM è giunto sulla Stazione Spaziale Internazionale il 16 agosto scorso a bordo della capsula Dragon SpaceX, lanciata col razzo Falcon 9 dalla base di Cape Canaveral in Florida. All’interno di Dragon – che è stata agganciata all’ISS da Paolo Nespoli e dal collega Randy Bresnik – altri esperimenti scientifici, progettati da atenei e centri di ricerca italiani, che insieme a CORM fanno parte della missione VITA (Vitality, Innovation, Technology, Ability) dell’Agenzia Spaziale Italiana.

La preparazione dell'esperimento CORM al Kennedy Space Center
La preparazione dell’esperimento CORM al Kennedy Space Center

“E’ ampiamente riconosciuto che la microgravità e il pur basso livello di radiazioni solari e cosmiche presenti nell’ISS sono per gli equipaggi che operano al suo interno causa di malattie – spiega Matteo Lulli – Tecnicamente si parla di eccesso di apoptosi, cioè la morte cellulare programmata, che è un processo di per sé fisiologico, ma le cui alterazioni causano molteplici malattie dell’uomo. Tenuto conto che l’occhio e in particolare la retina sono uno dei distretti dell’organismo più critici e sensibili a tale tipo di danno – prosegue Lulli – CORM si prefigge di individuare contromisure terapeutiche”.

“Alcuni anni fa, nostre ricerche che sono state oggetto di brevetti e pubblicate su riviste internazionali – precisa Sergio Capaccioli – avevano dimostrato il ruolo di contrasto svolto dal Coenzima Q10 (CoQ10) rispetto alla morte di cellule della cornea sottoposte a vari agenti lesivi. Successivamente, abbiamo dimostrato l’efficacia del CoQ10 anche in cellule di retina. Ora il progetto CORM si propone di verificare se il CoQ10 – di cui abbiamo già dimostrato le capacità antiossidanti e antiapoptotiche in risposta alle radiazioni e alla microgravità sperimentali, sia su cellule retiniche in coltura che in modelli animali – eserciti tali capacità anche nello spazio, sulle stesse cellule retiniche mantenute sulla ISS”.

Nell’esperimento, preparato nei laboratori della NASA presso il Kennedy Space Center (Florida) nei primi giorni di agosto, cellule retiniche umane – alloggiate in appositi contenitori che garantiscono condizioni adeguate di temperatura e di coltura cellulare – sono state trattate con il CoQ10 oppure non hanno subito il trattamento. Al loro rientro a Terra, dal confronto fra le cellule trattate o meno con il CoQ10 si potrà verificare l’efficacia del nuovo candidato farmaco a salvaguardare la salute degli occhi degli astronauti. “Ma la ricerca può avere interessanti ricadute anche in ambiente terrestre – commenta ancora Matteo Lulli – per la cura delle patologia retiniche caratterizzate da un eccesso di apoptosi, quali il glaucoma e la degenerazione maculare senile”.

CORM – a cui hanno partecipato anche i giovani studiosi Francesca Cialdai (ASAlaser), Leonardo Vignali (dottorando UNIFI) e Alessandro Cicconi (Roma La Sapienza) – è in fase di esecuzione sulla Stazione Spaziale Internazionale. Il rientro a Terra dell’esperimento, a bordo della stessa capsula Dragon con cui è stato trasportato nello spazio, è previsto il 17 settembre. Non ci resta che attendere: la NASA stessa provvederà ad inviare le cellule nel laboratorio UNIFI da cui saranno distribuite ai vari collaboratori per le analisi sperimentali.

(Guarda la videointervista rilasciata da Matteo Lulli all’Agenzia Spaziale Italiana)

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