Estetica e Zoologia per la tutela delle farfalle a rischio

Il progetto coordinato dai Dipartimenti di Lettere e Filosofia e di Biologia affronta le minacce legate alla crisi ecologica con il contributo delle scienze umanistiche.
Farfalla Aglais io

Che cosa ha a che fare l’Estetica con la tutela della biodiversità? È possibile costruire un “metro” per misurare la bellezza delle farfalle e, in questo modo, prendersi cura con maggior efficacia delle specie a rischio d’estinzione? Sì, ma solo se si mettono insieme le competenze dei biologi e quelle dei filosofi, lavorando in aree poco esplorate al confine tra le discipline: è questo l’obiettivo di “Unveiling”, progetto competitivo di Ateneo coordinato dai Dipartimenti di Lettere e Filosofia e di Biologia che punta a mettere in luce, per la prima volta in modo rigoroso e approfondito, il ruolo della bellezza e dell’esperienza estetica nell’ideazione di strategie efficaci di conservazione biologica.

 Per contrastare la crisi ecologica, accanto alle scienze naturali e ambientali, occorrono anche le scienze umane.

Guidato da chi scrive, Unveiling, si occupa in particolare delle farfalle europee. È noto ai ricercatori, infatti, che oggi circa metà delle 496 specie di farfalle europee mostra un declino e che alcune sono a rischio d’estinzione, a causa dei cambiamenti climatici e della conseguente perdita di habitat. In questo senso, si sono moltiplicate in anni recenti le azioni di tutela, dalla stesura delle cosiddette “red list” (liste rosse di farfalle a rischio) alle azioni di citizen science o scienza partecipata con il coinvolgimento dei cittadini, dalle campagne di sensibilizzazione alle iniziative di raccolta fondi.

Il punto è che, a parità di rischio d’estinzione, non tutte le specie di farfalle godono allo stesso modo di tali forme di tutela. A vari livelli – dagli estensori delle red list ai semplici cittadini, dalle associazioni ambientaliste ai gruppi d’interesse e ai finanziatori pubblici e privati, sino alle scelte dell’oggetto di studio dei singoli ricercatori – sembra che sia in azione una sorta di “bias estetico”, in base al quale tendiamo a investire e a impegnarci di più per le specie che ci risultano più belle.

Verificare e quantificare l’entità di questo importante bias estetico è uno degli obiettivi di “Unveiling”, grazie a un test online accessibile sul sito del progetto che permetterà a tutti di contribuire alla nostra ricerca e di analisi degli uploads di immagini di farfalle sul sito di citizen science i-Naturalist.

Quello che ci attendiamo, confortati da alcuni dati preliminari promettenti, è che il ruolo della dimensione estetica sia effettivamente rilevante nelle strategie di tutela. Di conseguenza, grazie ai risultati di Unveiling le liste di protezione nazionali e internazionali potranno essere riviste, tenendo conto dei bias, in modo da risultare ancora più efficaci, i parchi nazionali e le associazioni ambientaliste potranno scegliere con maggior consapevolezza le loro specie-bandiera e, nel caso di farfalle a rischio ma in prima battuta non particolarmente attraenti, si potrà procedere ad azioni diversificate e multi-livello di ri-modulazione e ri-educazione della percezione estetica.

Dal punto di vista teorico, “Unveiling” si inscrive, primo progetto dell’Università di Firenze con tale natura, nella cornice di quelle che da circa una decina d’anni a livello internazionale si chiamano “Environmental Humanities”. Si tratta di un campo di ricerca giovane ma in piena crescita che raccoglie un set di discipline diverse – dalla filosofia all’antropologia, dalla sociologia alla geografia alla storia ambientale e alla letteratura – con l’intento di pensare e agire in modo efficace, in cooperazione con le scienze naturali e ambientali, contro la crisi ecologica.

Perché occorrano anche le scienze umane per contrastare la crisi ecologica, accanto alle scienze naturali e ambientali, è presto detto: in primo luogo, se è vero che l’azione umana è il grande driver della crisi attuale (indubbiamente di origine antropica), sono proprio le scienze dell’uomo (sociologia, antropologia, filosofia, storia, letteratura…) a poter individuare in cooperazione con le scienze “classiche” gli strumenti più adeguati per rispondere con vera efficacia alla crisi. In secondo luogo, l’incertezza e l’estrema variabilità di esiti possibili ai quali ci espone la crisi ecologica, sia in termini di scenari futuri sia in termini di ventaglio di soluzioni, trova nella letteratura, nella poesia e nelle arti risorse indispensabili per provare a immaginare in modo “sensibile” l’Antropocene, i cui contorni spesso si sottraggono agli strumenti percettivi e cognitivi canonici. In breve, appare oggi sempre più chiaro che la crisi ecologica globale, complessa e multi-stratificata, esige approcci radicalmente interdisciplinari.

I filosofi sanno bene che la ricerca del bello e, più in generale, l’esercizio di un’attitudine estetica sono da sempre tra le forme basilari dell’esperienza umana. Siamo homines aesthetici per natura e, come già aveva intuito Charles Darwin, la sensibilità estetica è un tratto le cui radici affondano in un antichissimo passato addirittura pre-umano. Far emergere e quantificare il ruolo della dimensione estetica nelle strategie di tutela delle farfalle serve, da un lato, come base per cercare di controbilanciare i bias estetici istintivi e inconsapevoli, dal momento che i termini dell’esperienza estetica umana (nelle sue componenti percettiva, emotiva, cognitiva, immaginativa) non sono mai dati una volta per tutte bensì possono essere educati e re-indirizzati.

Dall’altro lato, e più profondamente, “Unveiling” punta l’attenzione in modo originale sulla potenza della bellezza come strumento plastico per azioni di tutela della biodiversità. La dimensione estetica ci attira, ci muove, ci motiva, ma è anche duttile e si nutre di cambiamento!

Mariagrazia Portera e Leonardo Dapporto


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