E’ appena partita un’indagine a cura dell’Università di Firenze e della Fondazione Opera Santa Rita di Prato per conoscere i fattori di rischio cardiovascolari nella popolazione migrante dei centri di accoglienza della Fondazione stessa. Lo studio si collega anche alle attività del Master “Accoglienza ai Migranti: normative, politiche di integrazione sociale e aspetti sanitari”, varato per la prima volta nello scorso anno accademico. Ne parla Pietro Amedeo Modesti, coordinatore del Master.
Perché questa indagine?
L’obiettivo di questo studio è una valutazione della prevalenza di malattie non comunicabili non diagnosticate nella popolazione dei richiedenti asilo ospitati nelle strutture di accoglienza. Nonostante l’arrivo dei migranti costituisca sia ormai un problema strutturale non sono ancora disponibili linee guida nazionali di screening sanitario. Un primo semplice esame sanitario viene effettuato nei centri di accoglienza, ma l’attenzione si concentra principalmente sulle malattie infettive e non viene effettuato uno screening delle malattie croniche e di condizioni come ipertensione, diabete, o danno renale cronico. Una raccolta più completa di informazioni sanitarie è demandata alle struttura di destinazione nelle province Italiane, presso le quali il migrante ha diritto all’assistenza sanitaria su sua richiesta.
Dal punto di vista universitario che interesse riveste questo studio?
L’Università, per le sue competenze, può porsi come attore istituzionale privilegiato per temi come la formazione degli operatori delle strutture di accoglienza. In questo momento alle persone che operano in quest’ambito non sono richieste competenze specifiche, ma le problematiche richiederebbero un’adeguata preparazione.
Dagli aspetti giuridici e legislativi, alla conoscenza delle lingue, ad aspetti sanitari oltre alla conoscenza dello stato socio-politico dei paesi di provenienza dei migranti e della genesi dei conflitti in atto in alcune aree del mondo: un percorso di formazione che tocca questi temi è stato realizzato con il Master “Accoglienza ai Migranti: normative, politiche di integrazione sociale e aspetti sanitari”.
L’indagine si inserisce infatti in questo percorso formativo e coinvolge gli allievi.
La raccolta dei dati sarà condotta direttamente dai partecipanti al Master nell’ambito del loro tirocinio all’interno delle strutture di accoglienza di Prato gestite dalla Fondazione Opera Santa Rita (che ospita il master). Nell’ambito del periodo di formazione in aula gli studenti hanno partecipato alla realizzazione del disegno dello studio e alla sua presentazione al comitato etico. Nel corso della fase operativa si procederà alla misurazione dei parametri antropometrici come peso altezza, circonferenza addominale, della pressione arteriosa secondo la procedura consigliata dalla European Society of Hypertension, e alla raccolta di campioni ematici per dosaggio di glicemia, colesterolo totale e trigliceridi. I soggetti con indagini risultate positive saranno sottoposti ad una seconda visita per confermare la diagnosi. Se la diagnosi provvisoria sarà confermata, i soggetti saranno avviati agli approfondimenti necessari e quindi al processo di cura. La fase operativa durerà circa un anno.
Che ricaduta si attende da questa indagine?
I potenziali benefici derivanti da questo studio sono di diverso tipo. Dal punto di vista economico la stima della prevalenza di fattori di rischio è utile a calcolare il futuro impatto della migrazione sul sistema sanitario regionale in termini di infarti miocardici, ictus, dialisi, attesi nei prossimi dieci anni. In ottica sanitaria questi dati renderanno possibile sviluppo di strategie efficaci per la prevenzione, diagnosi precoce e trattamento dei fattori di rischio cardiovascolare nelle popolazioni vulnerabili. Ma può essere importante anche l’aspetto della prevenzione: assicurarsi che i rifugiati con malattie croniche continuino a rimanere sani dopo il loro arrivo è una tappa essenziale per il loro futuro di nuovi Europei.