Per decenni, la vaccinazione è rimasta un intervento sanitario appannaggio quasi esclusivo della popolazione pediatrica, con programmi nati negli anni ’50 e ’60 in risposta alle malattie infettive che colpivano prevalentemente i bambini. Oggi, però, il panorama è radicalmente mutato: grazie alle elevate coperture vaccinali raggiunte tra i più piccoli, l’incidenza delle malattie infettive prevenibili si è notevolmente ridotta in età infantile.
Tuttavia, le problematiche causate da queste patologie non sono affatto scomparse: con l’aumento della speranza di vita a livello globale, le malattie infettive si sono spostate per importanza verso l’età adulta e anziana.
“Fermo restando che le età estreme della vita rimangono le più pericolose, oggi i dati confermano una quantità di ospedalizzazioni, complicanze e morti per malattie infettive prevenibili di gran lunga prevalente nella popolazione adulta e anziana – spiega Paolo Bonanni, docente di Igiene generale e applicata presso il Dipartimento di Scienze della Salute (DSS) –. La categoria più a rischio è quella delle persone con più di 65 anni, spesso affette da co-morbosità come patologie cardiache, tumori o diabete. Un’infezione grave può scompensare questi equilibri precari, portando alla morte o alla perdita di autonomia, con ricorso alle strutture assistenziali”.
Un punto cruciale affrontato dagli esperti riguarda la necessità per le autorità sanitarie e i governi di investire attivamente in vaccinazioni. Le malattie infettive prevenibili rappresentano un costo elevato per il sistema sanitario e il sistema di sicurezza sociale, a causa di ospedalizzazioni e assistenza continua.

“Per questo motivo – prosegue il docente – i vaccini devono essere visti non come una voce di spesa aggiuntiva, ma come un investimento. È stato dimostrato che, nell’arco di circa 5 anni, gli investimenti in prevenzione, in particolare nei vaccini, generano un ritorno economico per il sistema sanitario dalle 15 alle 20 volte superiore in termini di ospedalizzazioni e cure evitate. Non a caso – aggiunge Bonanni – si sta discutendo se le spese per la prevenzione vadano sottratte al calcolo del deficit e del debito degli stati”.
Oltre al risparmio diretto sulla spesa sanitaria, i vaccini sono riconosciuti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come un pilastro fondamentale nella lotta contro l’antibiotico-resistenza: una popolazione più protetta si traduce in un minore ricorso agli antibiotici e quindi in un’inferiore possibilità da parte dei batteri di sviluppare una resistenza ai farmaci.
“Il tema della vaccinazione nell’adulto – conclude Bonanni – non riguarda solo gli anziani, ma anche categorie cruciali come le donne in gravidanza, i viaggiatori internazionali e gli operatori sanitari, che sono a rischio particolare di infezioni legate al loro lavoro”.
Queste tematiche sono al centro del volume “Vaccines and Vaccination for Adults: A European Textbook”, pubblicato online e disponibile in versione cartacea, di cui Bonanni è curatore insieme a Pierre Van Damme e Jade Pattyn dell’Università di Anversa. Il libro va a colmare un’assenza in Europa sul tema delle vaccinazioni negli adulti e rappresenta uno dei più importanti risultati dell’Adult Immunization Board: fondato dal gruppo di ricerca del DSS coordinato da Bonanni – insieme all’Università di Anversa – rappresenta una rete internazionale di esperti orientata a diffondere e rafforzare la cultura della vaccinazione nella popolazione adulta europea, per favorire il confronto scientifico e lo sviluppo di strategie condivise per la prevenzione.