Cos’hanno in comune le esplosioni nucleari, l’epidemia di SARS-Cov-2, la crescita di una popolazione biologica, e il cambiamento climatico? Sembrano cose diversissime eppure hanno un “nocciolo” simile.
Questi e altri fenomeni si sviluppano per un effetto che si chiama “feedback” in inglese e per il quale usiamo a volte il termine “retroazione” in italiano. In sostanza, sono fenomeni che si auto-alimentano e crescono alle volte in modo esponenziale.
La storia di come abbiamo cominciato a capire i meccanismi di questi fenomeni nasce negli anni 1920 dal lavoro di Alfred Lotka e Vito Volterra che per primi svilupparono un modello dei sistemi che oggi chiamiamo “complessi.” Da lì è nata la scienza dei sistemi complessi che è oggi alla base di quasi tutto quello che facciamo per cercare di elaborare modelli e prevedere il futuro. Uno dei campi dove viene utilizzata è nello studio del clima dove, sulla base dei dati, si costruiscono modelli per prevedere gli effetti della perturbazione prodotta dalle attività umane sul clima e sull’ecosistema.
La scienza dei sistemi complessi ha i suoi limiti. E’ stato detto che i modelli stanno alla realtà come una mappa sta al territorio, ma questa è una similitudine che va presa con cautela. Se i modelli sono mappe, sono mappe di una città dove nessuno è mai stato e che nessuno ha mai visto: si chiama “Futuro.” E così, tuttora il miglior modello del futuro rimane il passato e, nel campo del clima, questo ci insegna molte cose su quello che ci possiamo aspettare.
Il passato del pianeta Terra è stato ricco di eventi drammatici e catastrofici, del resto tipici dei comportamenti dei sistemi complessi. Ma, se è vero che il futuro non si può prevedere, è anche vero che per il futuro si può essere preparati.
“Cambiamento climatico: cosa rischiamo veramente? La stabilità dell’ecosistema terrestre” è il titolo della lezione che Ugo Bardi, docente di Chimica fisica, terrà per il terzo appuntamento del ciclo “Incontri con la città” domenica 5 luglio alle 10.30 nell’Aula magna del rettorato. L’evento, moderato da Filippo Randelli, docente Scienze per l’Economia e l’Impresa, si potrà seguire in diretta streaming dal sito d’Ateneo.