Santa Maria degli Angeli, un patrimonio riscoperto

Oggi sede della Biblioteca umanistica l’antico monastero camaldolese è al centro di un volume che ne ricostruisce storia e trasformazioni

Secoli di storia, patrimoni d’arte, tesori di spiritualità e cultura sono passati nell’antico monastero di Santa Maria degli Angeli, ma il complesso, anche se si trova nel cuore del centro storico di Firenze, è in realtà poco conosciuto. O, meglio, poco percepito nella sua identità. Ne è una prova la Rotonda di via degli Alfani, capolavoro incompiuto di Filippo Brunelleschi (1437), ben noto a studiosi e cittadini, di cui in genere si ignorano le connessioni al grande monastero di Santa Maria degli Angeli.

Un volume appena pubblicato per l’editore Nardini – a cura di Cristina De Benedictis, Carla Milloschi e Guido Tigler – ricostruisce per la prima volta la lunga storia del complesso, attraverso un’indagine sistematica condotta con un approccio interdisciplinare. Un lavoro particolarmente significativo per l’Ateneo, che ha promosso il volume, visto che la Biblioteca umanistica sorge oggi in una porzione di quello che fu il monastero.

Santa Maria degli Angeli nasce come monastero camaldolese alla fine del Duecento e costituisce fino al Settecento un centro di spiritualità cenobitica, vivaio di studi umanistici e letterari e – elemento non secondario – polo di fertile, straordinaria committenza artistica.

Le soppressioni napoleoniche e poi quelle successive all’Unità d’Italia, con il conseguente allontanamento dei monaci dalla loro sede, causarono le progressive manomissioni e trasformazioni strutturali del grande complesso. Gli spazi furono frazionati e ceduti, parzialmente da un lato al limitrofo Ospedale di Santa Maria Nuova, dall’altra alla Confraternita di Sant’Antonio Abate.

Un processo di disgregazione che giunge a compimento del Novecento. Viene costruita la Casa del Mutilato, che aveva acquisito il chiostro di Ponente, la grande chiesa e la Rotonda del Brunelleschi, all’epoca sottoposta ad un dimesso ripristino.

In seguito, con l’acquisto da parte dell’Ateneo fiorentino del chiostro di Levante, del chiostro grande e dell’area adiacente, viene edificata la nuova Facoltà di Lettere e Filosofia.

Parcellizzazioni e riusi funzionali hanno determinato la configurazione urbana del luogo e l’assetto attuale degli spazi afferenti a proprietà diverse – sottolinea Guido Tigler – e hanno prodotto a livello cittadino una irrimediabile perdita della conoscenza del contesto originario come della sua peculiare identità.

A questo scopo, appunto, è stato dedicato l’imponente lavoro raccolto nel volume, con contributi a firma di 30 studiosi di diverse discipline, che affrontano una vasta panoramica di temi: dalle origini dell’insediamento camaldolese, alla riconnessione delle opere d’arte, nate all’interno del monastero ed esposte oggi in musei di tutto il mondo, con il loro luogo di origine (qui operarono, tra gli altri, Lorenzo Monaco, Beato Angelico e Andrea del Castagno); dalla ricostruzione di ambienti ora perduti allo studio della storia architettonica dal Quattrocento in poi. E ancora, un approfondimento sul circolo degli umanisti e sulla biblioteca che hanno avuto sede nel monastero.

Dalla lettura dei saggi che hanno ripercorso la vita del monastero e recuperato opere, episodi di committenza e contesti dimenticati – nota Carla Milloschi -, emerge un rilevante, stratificato quanto poco conosciuto capitolo di storia di Firenze.

Il volume, oltre al suo valore culturale e scientifico, aggiunge Cristina De Benedictis,

intende costituire uno stimolo per proporre all’attenzione di Firenze una ardua ma non impossibile restituzione alla pubblica fruizione degli spazi monumentali ancora in mani private, assicurando alle superstiti testimonianze storiche cittadine la loro piena e costante accessibilità.

Per l’Università di Firenze il recupero di questa importantissima storia è legato a un grande progetto futuro come scrive la rettrice Alessandra Petrucci nell’introduzione al volume: «Leggere gli spazi di oggi con la prospettiva rivolta a questo multiforme passato è una sfida importante e un segnale particolarmente significativo, nel momento in cui ci apprestiamo a vivere una generale riqualificazione di tutta l’area, nel quadro del Progetto Brunelleschi. Progetto architettonico e progetto biblioteconomico sono, infatti, finalizzati a valorizzare la nostra Biblioteca Umanistica, una delle più importanti biblioteche del settore a livello nazionale ed europeo per qualità e quantità delle sue raccolte, e l’intero complesso Brunelleschi, come spazio di studio, di aggregazione e di dialogo tra l’Università e la Città».

 

Santa Maria degli Angeli a Firenze da monastero camaldolese a Biblioteca Umanistica” a cura di Cristina De Benedictis, Carla Milloschi, Guido Tigler, Nardini editore, 2022, pagine 702.


COPYRIGHT: © 2017 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FIRENZE.
Eccetto dove diversamente specificato, i contenuti di questo post sono rilasciati sotto Licenza Creative Commons Attribution ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0).

Written By
More from redazione

Riconoscimento dell’Edinburgh Gadda Prize a Patrizia Guarnieri

La docente premiata in Scozia per la monografia dedicata alla Scuola di...
Leggi di più