Studio degli esopianeti, Unifi protagonista della missione ARIEL

Grazie al lavoro del consorzio europeo di cui fanno parte Agenzia Spaziale Italiana, Università di Firenze e Istituto Nazionale di Astrofisica, il progetto ha superato la Preliminary Design Review relativa alla messa a punto della strumentazione a bordo del satellite che sarà lanciato nel 2029

La messa a punto della strumentazione a bordo della missione dell’ESA ARIEL (Atmospheric Remote-sensing Infrared Exoplanet Large-survey), il futuro investigatore di esopianeti, ha superato con successo la Preliminary Design Review (PDR). Il consorzio europeo di ARIEL, di cui fanno parte Agenzia Spaziale Italiana (ASI), Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e Università di Firenze ha lavorato per nove mesi alla documentazione tecnica volta a valutare la fattibilità, le prestazioni e la robustezza del design del payload (così viene definita tecnicamente la dotazione del telescopio), al fine di garantire che i sistemi progettati fossero in grado di soddisfare i requisiti tecnici, scientifici e operativi della missione. A maggio 2023 il comitato di revisione dell’ESA ha confermato il completamento della PDR. Un passo cruciale per la missione, che può ora procedere all’ultimo step prima della fase di produzione, la Critical Design Review.

Dedicata allo studio delle atmosfere di pianeti in orbita intorno a stelle diverse dal Sole, ARIEL osserverà un campione variegato di esopianeti ‒ da giganti gassosi a pianeti di tipo nettuniano, super-Terre e pianeti terrestri ‒ nelle frequenze della luce visibile e dell’infrarosso. Sarà la prima missione spaziale a realizzare un ‘censimento’ della composizione chimica delle atmosfere planetarie, fornendo indizi fondamentali per comprendere i meccanismi di formazione ed evoluzione dei pianeti al di là del Sistema Solare. La missione indagherà il ruolo del nostro sistema planetario nel contesto cosmico, affrontando i complessi quesiti riguardanti l’origine della vita nell’Universo.

“La missione spaziale Ariel è rilevante sia dal punto di vista scientifico, perché si studieranno le atmosfere di pianeti lontani che orbitano intorno ad altre stelle, sia tecnologico, perché il telescopio, la sua struttura e gli specchi interamente in alluminio sono innovativi”, ha commentato Emanuele Pace, project manager nazionale del contributo italiano alla missione. “L’Italia, e in particolare l’Università di Firenze, è responsabile di questo telescopio progettato in collaborazione con INAF, CNR-IFN e La Sapienza Università di Roma; la struttura sarà realizzata da Leonardo e gli specchi da Media Lario. Siamo particolarmente orgogliosi di aver colto una sfida tecnologica ad alto rischio; quando sarà completata nel 2026 rappresenterà una eccellenza nazionale nel mondo. Come responsabile del project management nazionale, il team dell’Università di Firenze guida anche lo sviluppo dell’elettronica di bordo portato avanti da INAF – Osservatorio di Arcetri con l’azienda Kayser Italia e del software di controllo e acquisizione dati, prodotto da INAF – Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziale. Come si può vedere quindi, l’Italia è largamente impegnata e protagonista in questa missione dell’ESA”.

L’occhio di Ariel, un telescopio con uno specchio ellittico di un metro di diametro per raccogliere la luce visibile e infrarossa proveniente dai lontani sistemi planetari, sarà realizzato in Italia, così come parte dell’elettronica di bordo. Scomponendo la luce in tutti i suoi ‘colori’ mediante gli spettrometri sarà possibile identificare gli elementi chimici presenti nelle atmosfere degli esopianeti osservati durante il loro passaggio, o transito, davanti o dietro la stella.

La missione ARIEL, il cui lancio è previsto nel 2029, è stata sviluppata da un consorzio che vede la partecipazione di oltre cinquanta istituti di 17 nazioni europee, nonché un contributo esterno della NASA, coordinato dallo University College di Londra, JAXA e l’Agenzia spaziale canadese (CSA). L’Italia, con il sostegno e il coordinamento dell’Agenzia Spaziale Italiana, è tra i principali contributori con l’Istituto Nazionale di Astrofisica e l’Università di Firenze, il CNR di Padova e l’Università Sapienza di Roma. (leggi di più)


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