Uno studio coordinato da Anna Maria Papini, docente di Chimica Organica, è stato inserito nel numero speciale online “Celebrating Women in Process Chemistry” con cui le riviste dell’American Chemical Society celebrano le donne protagoniste della ricerca nel settore della chimica organica.
Il lavoro, pubblicato su “Organic Process Research & Development“, mette a punto un innovativo processo di sintesi di un principio attivo farmaceutico di natura peptidica usato nelle cure post-infarto, l’ Eptifibatide (“An Optimized Scalable Fully Automated Solid-Phase Microwave-Assisted cGMP-Ready Process for the Preparation of Eptifibatide” DOI: 10.1021/acs.oprd.0c00490).
La ricerca viene segnalata come un modello di trasferimento tecnologico: è il risultato del laboratorio congiunto PeptFarm, attivo dal 2017 al 2020 grazie alla collaborazione fra l’unità di ricerca interdipartimentale di Chimica e Biologia di Peptidi e Proteine (PeptLab) dell’Ateneo fiorentino e l’industria FIS – Fabbrica Italiana Sintetici SpA, produttrice di principi attivi farmaceutici. Il laboratorio congiunto è stato ospitato al polo scientifico di Sesto fiorentino presso la sede MoD&LS del Centro di competenza RISE B, rete di infrastrutture per servizi avanzati alle imprese innovative finanziata dalla Regione Toscana.
“Ormai dalla seconda metà del ventesimo secolo – spiega Anna Maria Papini – gli studiosi hanno capito che i peptidi, queste macromolecole biologiche che stanno alla base delle proteine e sono prodotte dal nostro organismo, possono essere considerati dei farmaci e offrire dei vantaggi, in quanto sono derivati da sostanze naturali. Negli anni – prosegue Papini – i ricercatori sono riusciti a produrli, sintetizzandoli con metodi sempre più sofisticati. Il problema attuale, a cui risponde la nostra ricerca, è il trasferimento efficiente di questi metodi dalla produzione in piccola scala, in laboratorio, a quella in scala industriale”.
La tecnica proposta – di cui l’unità di ricerca PeptLab è stata pioniere dall’inizio degli anni 2000 – si basa sull’uso di un reattore a microonde che permette di accorciare i tempi di sintesi, ma soprattutto di aumentare la purezza del prodotto finale. Il metodo è stato ottimizzato per la sintesi su scala industriale seguendo le stringenti regole dettate dalle buone pratiche di fabbricazione (Good Manufacturing Practice), indispensabili per la produzione di principi attivi farmaceutici.
All’esperienza del laboratorio congiunto – che è un modello replicabile per supportare con la ricerca universitaria chi vuol arrivare sul mercato – hanno collaborato Paolo Rovero, docente di Chimica farmaceutica del dipartimento NeuroFarBa e, oltre ai ricercatori senior dell’azienda, tre giovani studiosi: Annunziata D’Ercole che sta lavorando su questi temi presso la Scuola di dottorato in Scienze Chimiche; Lorenzo Pacini, assegnista di ricerca del Dipartimento di NeuroFarBa, e Giuseppina Sabatino, ricercatore dell’Istituto CNR di Cristallografia afferente all’unità di ricerca PeptLab del Dipartimento di Chimica «Ugo Schiff».