Benzina, diesel, elettrico: di cosa si nutriranno le auto del futuro?

Il tema sarà al centro della lezione di Giovanni Ferrara del Dipartimento di Ingegneria Industriale domenica 10 marzo in Aula magna nell'ambito del ciclo "Incontri con la città".
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Cambiare l’auto è da sempre motivo di profonde e, talvolta, turbolenti discussioni in famiglia. Difficile soddisfare i desideri di tutti quando si deve trovare la sintesi tra modello, cilindrata, accessori e colore. Più di recente la scelta si è fatta ancora più complicata e non solo perché la varietà di colori e personalizzazioni sono cresciute a dismisura ma soprattutto perché è davvero difficile districarsi tra le infinite sigle – ABS, ESP, ACC, ASR, … – corrispondenti a sistemi di cui “non si può assolutamente fare a meno”!

Tra i dubbi che ha sempre assillato chi deve scegliere la propria auto c’è sempre stato anche quello legato alla tipologia di combustibile: diesel, benzina, metano o gpl?

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Oggi il dilemma è diventato però un rompicapo a tinte quasi esistenziali: cosa ne sarà del motore diesel? Si potrà circolare con una “Euro 6” in città l’anno prossimo (o addirittura il mese prossimo!)? Troverò distributori di metano nella località di villeggiatura verso cui sono diretto? Quanta autonomia garantisce un’auto elettrica? Potrò usufruire dell’ecobonus? Siamo arrivati al punto che, per la scelta della miglior sorgente energetica, dovremo affidarci a una sfera di cristallo.

Il problema in realtà si pone su più livelli e sarà al centro di una lezione in programma domenica 10 marzo in Aula magna nell’ambito del ciclo “Incontri con la città”.

Per la salvaguardia della salute, i paesi si mettono d’accordo sui limiti da imporre alle emissioni nocive che devono essere soddisfatti affinché un costruttore possa immettere sul mercato un certo modello di auto (in Europa attualmente sono i limiti espressi dalla Euro 6).

Potrebbe sembrare un problema solo per chi l’auto la produce e non per chi la utilizza ma la storia recente ci ha più volte mostrato che non è così: a livello più o meno locale possono essere imposti limiti alla viabilità via via più stringenti che rischiano di mettere fuori uso non solo le auto più “vecchie” ma anche quelle “seminuove” (con conseguente drastica caduta del relativo valore di mercato).

Quanto sopra può rivelarsi un tema contingente per l’utenza ma la finalità è la salvaguardia della salute della collettività poiché le emissioni regolamentate dalle normative riguardano composti dannosi a medio-breve termine.

Vi è però un altro aspetto sempre legato a ciò che i nostri veicoli immettono in atmosfera: il processo di combustione dei combustibili fossili libera CO2, un gas clima-alterante co-responsabile del cosiddetto “effetto serra”. La CO2 non ha quindi effetti di medio termine sulla salute e le conseguenze non coinvolgono solo localmente chi è più responsabile della sua produzione. E’ facile quindi capire come su questo argomento sia necessaria una convergenza dei vari paesi del mondo: le conseguenze possono infatti diventare devastanti e del tutto indipendenti dai confini dei vari paesi.

La coscienza di queste problematiche è fondamentale non solo perché ognuno di noi può contribuire al benessere del pianeta a partire dal proprio comportamento quotidiano ma anche e soprattutto perché siamo noi che scegliamo chi decide le politiche strategiche che impatteranno sulle generazioni future.


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