Scoperto il lipide antistress regolato dall’istamina

Pubblicato su "Neurobiology of Stress" studio coordinato dai Dipartimenti di Scienze della Salute e di Neuroscienze, Psicologia, Area del Farmaco e Salute del Bambino
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Il ruolo dell’istamina nell’interazione tra intestino e cervello, nella regolazione delle risposte allo stress, è stato al centro di uno studio realizzato da ricercatori dei Dipartimenti di Scienze della Salute e di Neuroscienze, Psicologia, Area del Farmaco e Salute del Bambino dell’Ateneo fiorentino

In particolare un gruppo coordinato da Beatrice Passani, docente di Farmacologia di Unifi, ha dimostrato in un modello murino come un lipide intestinale – l’oleoiletanolamide (OEA) –  sia in grado di svolgere un ruolo protettivo in presenza di stimoli sociali negativi, a condizione che il sistema neuronale istaminergico funzioni correttamente.

Da sinistra Alessia Costa, Gustavo Provensi, Patrizio Blandina, Barbara Rani, Beatrice Passani

Il lavoro porta anche la firma di Barbara Rani, Andrea Santangelo, Gustavo Provensi, Patrizio Blandina ed Alessia Costa ed é stato pubblicato su “Neurobiology of Stress” con il titolo Brain histamine and oleoylethanolamide restore behavioral deficits induced by chronic social defeat stress in mice. Allo studio hanno contribuito il Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia dell’Università la Sapienza di Roma e il Dipartimento di Biomedicina, Neuroscienze e Diagnostica Avanzata dell’Universitá degli Studi di Palermo.

“La complessa interazione tra eventi stressanti e fattori metabolici può contribuire al manifestarsi di disturbi psichiatrici – spiega Beatrice Passani – in questo quadro è interessante approfondire il ruolo dei messaggeri periferici come l’OEA, un metabolita dell’acido oleico. Questo lipide attiva una serie di aree cerebrali che presiedono ad alcuni comportamenti producendo effetti che si traducono nella riduzione dell’appetito, nel miglioramento della memoria, nella maggiore propensione a interagire con i componenti della stessa specie”.

Il team ha investigato quali fossero le condizioni in cui l’OEA svolgesse al meglio la propria funzione di “antistress”.

“Durante gli esperimenti – prosegue Passani – abbiamo utilizzato modelli modificati geneticamente che non producono istamina e modelli non modificati che producono invece livelli normali di istamina. Solo su questi ultimi abbiamo riscontrato gli effetti benefici di OEA a conferma dunque della centralità dell’istamina come modulatore di risposte comportamentali complesse”.

I risultati della ricerca offrono una comprensione più approfondita di questo neurotrasmettitore sulle conseguenze dello stress e aprono nuovi scenari in campo farmacologico per la ricerca di nuove molecole in grado di agire più efficacemente sui recettori dell’istamina stessa.


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