Formazione universitaria avanzata e qualità della vita dei cittadini

Su tema si sono confrontati in un laboratorio di due giorni a Leiden un gruppo di studenti e dottorandi fiorentini e i giovani delle università del neonato network europeo EUniWell
Foto di gruppo degli studenti che hanno partecipato al laboratorio a Leiden

Un Erasmus in Inghilterra durante la laurea triennale, un altro in Costa Rica durante la laurea magistrale in Economia. Insieme a tre altri studenti e due dottorandi dell’Ateneo fiorentino, Irene Ghaleb ha partecipato a un laboratorio di due giorni alla fine di gennaio per confrontarsi con altri colleghi delle università di Birmingham (Inghilterra), Colonia (Germania), Linnaeus (Svezia), Nantes (Francia) e Semmelweis (Ungheria) e di Leiden (Olanda), che ha ospitato l’appuntamento, su come migliorare la qualità della vita dei cittadini europei – il “well being” – attraverso un’idea innovativa di formazione e di ricerca.

Giulia Berni, Marco Fusari, Maria Chiara Brandolini, Irene Ghaleb, Noemi Ferretti, Matteo Giannelli

L’idea del laboratorio è frutto dell’iniziativa dei sette atenei coinvolti che hanno da poco dato vita al network europeo EUniWell. L’obiettivo del partenariato è di costruire, attraverso la collaborazione di tutti i componenti della comunità universitaria – studenti, personale tecnico amministrativo e docente – un percorso universitario di eccellenza dove affrontare temi collegati alla sfera della salute, così come alle trasformazioni di una democrazia moderna che vuole aprirsi a ogni forma di diversità e coinvolgere i cittadini nei processi decisionali.

“E’stata un’esperienza molto positiva e stimolante – spiega Irene Ghaleb – dopo un momento conviviale che è servito a farci conoscere, siamo stati divisi in una dozzina di gruppi di lavoro. In ciascun team erano presenti studenti di diversa nazionalità. Il laboratorio prevedeva che, sulla base di tre spunti legati al “well being” e uguali per tutti i gruppi, formulassimo delle idee riguardanti un percorso di formazione di secondo livello, ne discutessimo insieme fino ad avanzare una proposta che sarebbe stata poi valutata da una giuria”.

“Il nostro gruppo – prosegue la studentessa fiorentina – ha lanciato l’idea di una summer school, da tenere in una delle sette università, dove poter imparare ad acquisire concetti e principi riconducibili a benessere psichico e fisico. Eravamo tutti concordi nel ritenere che le due dimensioni dovessero essere tenute in considerazione allo stesso modo”.

“Oltre che sui contenuti – aggiunge Ghaleb – siamo stati chiamati ad esprimerci anche in merito all’organizzazione del corso, agli aspetti legati alla logistica, agli strumenti da adottare per la didattica. Tutte le proposte, non solo la nostra, convergevano sull’idea che le lezioni dovessero essere principalmente frontali. La tecnologia fornisce un aiuto straordinario, ma stare insieme dentro e fuori un’aula è un’altra cosa. La mobilità è stata considerata da tutti una risorsa insostituibile soprattutto per una proposta che punti ad arricchire i giovani sotto il profilo personale”.

“Cosa mi ha lasciato questa esperienza? Una maggiore consapevolezza di essere una cittadina europea – conclude Irene – Lo scambio con gli altri studenti ha fatto emergere punti di vista diversi, ma anche un forte senso di appartenenza. Tra gli elementi di differenza quello che ho sentito di più aveva a che fare con l’accesso alle università. Negli atenei stranieri il numero programmato è molto più diffuso che in Italia. Noi abbiamo infinite possibilità in più rispetto ai nostri colleghi”. E un’idea di “well being” nella formazione universitaria non può che partire da qui.

 

 


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