Covid-19, contrastata con successo l’infiammazione legata al progresso della malattia

Pubblicato sul Journal of Clinical Investigation studio del Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica che ha testato su 30 pazienti di Careggi l’efficacia della terapia che regola la risposta del sistema immunitario.
Archivio fotografico 123rf.com - Riproduzione riservata infiammazione contrastata
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Individuato il target terapeutico per contrastare lo stato infiammatorio che si accompagna alla progressione del Covid-19. Lo documenta lo studio condotto dai ricercatori del Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica su 30 pazienti dell’Azienda ospedaliero-universitaria Careggi sui quali è stata testata con successo la terapia che permette di regolare la risposta del sistema immunitario all’aggressione del virus. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Journal of Clinical Investigation.

Il team tutto fiorentino – composto dai ricercatori Unifi e dell’Aou Careggi – ha osservato nel sangue dei pazienti affetti da Covid-19 la diminuzione e l’alterazione nel funzionamento di un gruppo di cellule del sistema immunitario, causato dall’incremento dello stato infiammatorio che si associa alla progressione della malattia.

L’infezione del virus SARS-CoV-2, causa dell’insorgenza della malattia Covid-19, può decorrere asintomatica così come provocare vari gradi di polmonite, che possono richiedere anche supporto meccanico alla respirazione – racconta Francesco Annunziato, responsabile dello studio e docente di Patologia generale dell’Ateneo fiorentino –. La risposta immunitaria ha un ruolo cruciale nel combattere l’infezione virale, tuttavia, se è incontrollata, in alcuni casi può essere essa stessa causa di danno e portare allo sviluppo di una malattia acuta da distress respiratorio”.

Nello studio sono stati reclutati 30 pazienti ricoverati presso l’Aou Careggi, a vari stadi della malattia. “Abbiamo osservato che nel sangue periferico dei pazienti affetti da Covid-19 ci sono ridotti livelli di tre sottopopolazioni di linfociti, i linfociti T e B e le cellule Natural Killer – spiega il ricercatore -. Oltre a una riduzione numerica, queste cellule del sistema immunitario mostrano una capacità ridotta di produrre molecole ad azione antivirale, ancora inferiore nei pazienti che richiedono ricovero in terapia intensiva. Inoltre, il peggioramento della malattia è associato all’incremento della presenza nel sangue di IL-6, una proteina responsabile della ridotta funzionalità delle cellule Natural Killer”.

Applicando una terapia basata sull’uso di un anticorpo monoclonale (già utilizzato per il trattamento dell’artrite reumatoide moderata-grave, dell’artrite idiopatica giovanile sistemica, della poliartrite idiopatica giovanile e per la sindrome da rilascio di citochine indotta dai linfociti CAR-T), i ricercatori sono riusciti a neutralizzare l’azione infiammatoria di IL-6 e a ripristinare alcune funzionalità delle cellule Natural Killer. “Un risultato – conclude Annunziato – che va nella direzione di aiutare il nostro sistema immunitario a rispondere con maggiore efficacia all’aggressione del SARS-CoV-2”.

Oltre che da Annunziato, lo studio è stato firmato da Alessio Mazzoni, Lorenzo Salvati, Laura Maggi, Manuela Capone, Anna Vanni, Michele Spinicci, Jessica Mencarini, Roberto Caporale, Benedetta Peruzzi, Alberto Antonelli, Michele Trotta, Lorenzo Zammarchi, Luca Ciani, Leonardo Gori, Chiara Lazzeri, Andrea Matucci, Alessandra Vultaggio, Oliviero Rossi, Fabio Almerigogna, Paola Parronchi, Paolo Fontanari, Federico Lavorini, Adriano Peris, Gian Maria Rossolini, Alessandro Bartoloni, Sergio Romagnani, Francesco Liotta e Lorenzo Cosmi.

 


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