Percorsi di vita e di ricerca che si interruppero con la fuga all’estero. Sono quelli degli intellettuali che per “incompatibilità” con le direttive del fascismo o successivamente all’emanazione delle leggi razziali cercarono lavoro e libertà in altri Paesi. A loro è dedicato il portale disponibile online grazie al progetto Intellettuali in fuga dall’Italia fascista.
L’iniziativa è ideata e coordinata da Patrizia Guarnieri, docente di Storia contemporanea, che ha creato con il supporto di Firenze University Press il sito web per fare luce sulle travagliate vicende di quanti furono espulsi dalle Università italiane e più in generale su quelle degli intellettuali che trovarono rifugio e proseguirono il loro lavoro all’estero.
Il progetto è stato promosso dall’Università di Firenze in occasione dell’80° anniversario delle leggi razziali, ha ricevuto il finanziamento della Regione Toscana, nell’ambito del Bando Memoria 2018 e il supporto di istituzioni e enti esteri: la New York Public Library, il Council for At-Risk Academics di Londra, il J. Calandra Italian American Institute, City University of New York.
Enzo Bonaventura, fondatore della scuola di Psicologia fiorentina, scappato in Palestina; Rita Levi Montalcini che si rifugiò prima in Belgio e dovette poi nascondersi a Firenze prima di approdare negli Stati Uniti dopo la guerra; Giuseppe Levi, illustre scienziato, maestro della neurologa italiana e di altri due premi Nobel italiani e padre di Natalia Ginzburg: ecco alcuni dei nomi più noti. Ma molti di più sono quelli, ora dimenticati, di chi non rientrò in Italia anche quando avrebbe voluto. Il portale ricostruisce con una ricca documentazione – fatta anche di immagini, mappe, infografiche, bibliografia -, le storie personali e familiari di queste vite in movimento, la rete di contatti e le relazioni d’aiuto che sostennero le singole ‘fughe dei cervelli’.
“L’espatrio dall’Italia durante il ventennio riguardò solo alcuni dei quasi cento professori ordinari e straordinari che, dichiarati di “razza non ariana”, furono ufficialmente espulsi dalle università del Regno a seguito delle leggi del 1938 – spiega Guarnieri -. Ma il fenomeno ha coinvolto soprattutto i più giovani: scienziati, artisti e studiosi, non solo ebrei, con incarichi temporanei che semplicemente non vennero rinnovati; professionisti allontananti dalle aziende o radiati dagli Albi le cui attività in corso vennero attribuite ad altri di “razza ariana”; studenti che, conseguita la maturità liceale, non potevano iscriversi a nessuna università, neolaureati che non potevano cercare un lavoro”.
Sono più di 70 i profili ricostruiti su un elenco di oltre 350 nomi (quelli degli intellettuali che ebbero un legame con la Toscana), le cui biografie verranno via via incrementate e tradotte in inglese. Il portale è frutto di una grande ricerca soprattutto in archivi esteri per colmare, grazie alla documentazione e alle testimonianze raccolte nell’ambito del progetto, il vuoto lasciato dalle fonti istituzionali e raccontare quello che gli intellettuali fecero dopo l’allontanamento
“Davanti alle atrocità delle deportazioni e dello sterminio appaiono ben poca cosa l’espulsione dal lavoro e dallo studio, il divieto di pubblicare, la radiazione dall’albo professionale, o la revoca del titolo che abilitava alla docenza – commenta la storica -. Eppure queste ingiustizie hanno inflitto gravi sofferenze a quanti sono dovuti emigrare e alle loro famiglie e hanno comportato danni pesanti alla cultura e al futuro del nostro Paese”.