Piccolissimi ingranaggi in grado di agganciare gli anticorpi e quindi riconoscere le risposte immunitarie scatenate da infezioni di tipo batterico. Sono i glicopeptidi prodotti con una tecnica innovativa che permetteranno diagnosi precise e precoci. Autori della nuova metodica, i ricercatori del PeptLab del Dipartimento di Chimica “Ugo Schiff” coordinato da Anna Maria Papini, in collaborazione con i colleghi della Hebrew University of Jerusalem. Il loro lavoro è stato segnalato sulla copertina di Organic & Biomolecular Chemistry, rivista della Royal Society of Chemistry.
“I glicopeptidi sono molecole che contengono svariati e molteplici zuccheri, ciascuno dei quali è selezionato per la sua capacità di riconoscere la presenza di un gruppo specifico di anticorpi prodotti dal nostro organismo in risposta all’aggressione dei batteri – racconta Papini -. Il fulcro del nostro lavoro è stato mettere a punto una tecnica che ci permettesse di agganciare efficacemente ai peptidi un numero elevato di zuccheri, così da poter ottenere glicopeptidi complessi che permettono di caratterizzare un’altrettanta elevata varietà di infezioni”.
Nell’articolo il team descrive la nuova tecnica, che ha il vantaggio di diminuire la quantità di reagenti utilizzati nel processo di assemblaggio dei glicopeptidi, semplificando e velocizzando il processo della loro preparazione, con un risparmio in termini di tempi e costi di realizzazione.
“Un po’ come negli incastri perfetti della catena di una bicicletta, che infatti ha rappresentato sulla copertina della rivista il nostro studio – commenta Papini –, così realizzati i glicopeptidi permetteranno di far procedere in modo più veloce la scoperta di infezioni batteriche altrimenti non riconosciute, comprese quelle che scatenano risposte patologiche del sistema immunitario”.
La nuova tecnologia sarà fondamentale inoltre per lo sviluppo di molecole di interesse per il consorzio THE – Tuscany Health Ecosystem, l’ecosistema dell’innovazione dedicato alle scienze della vita finanziato dal PNRR – attraverso il programma dell’Unione europea “NextGenerationEU” – di cui l’Ateneo è capofila. Obiettivo dello Spoke 6, è proprio la caratterizzazione di biomarcatori per la diagnosi precoce, la prognosi e la verifica della risposta ai trattamenti terapeutici.
Lo studio segna anche un’ulteriore tappa della collaborazione tra Unifi e la Hebrew University of Jerusalem, che ha permesso di attivare un doppio titolo tra le lauree magistrali in Scienze Chimiche e Advanced Molecular Sciences della scuola di Scienze matematiche, fisiche e naturali e il Master Degree in Chemistry dell’ateneo israeliano