Didattica e tecnologie, quando lo smartphone entra in aula

Si chiamano Student Response System e facilitano l’interazione tra studenti e docente durante le tradizionali lezioni frontali. Per conoscerne meglio l’uso ora è disponibile anche un corso online.
Archivio fotografico 123rf.com - Riproduzione riservata
Archivio fotografico 123rf.com - Riproduzione riservata

Gli Student Response System sono applicativi che permettono di porre domande in aula e raccogliere le domande in diretta, attraverso l’uso dei dispositivi mobili: il docente prepara i quesiti e lancia la sessione proprio come se si trattasse di un gioco, gli studenti vi accedono con un pin (codice numerico) e possono facilmente scegliere la propria risposta tra le alternative proposte, con un semplice clic sullo schermo del proprio smartphone.

Gli Student Response System esistono già dagli anni ‘60, ma hanno conosciuto una vera e propria seconda vita grazie alla diffusione della rete Internet e dei dispositivi mobili: i primi sistemi utilizzavano infatti un hardware dedicato detto “clicker”, ovvero un piccolo apparecchio, simile a un telecomando, che trasmetteva le risposte attraverso un segnale radio o infrarossi. Oggi, tutto avviene online, senza la necessità di investire risorse per l’acquisto dei clickers, grazie all’approccio BYOD – Bring your own device (porta il tuo dispositivo), ovvero all’intuizione di poter sfruttare anche a fini didattici gli smartphone di cui gli studenti sono già dotati. Kahoot!, Socrative, Mentimeter sono solo alcuni sistemi di ultima generazione, disponibili online.

Al di là di alcune differenze di modalità e grafica, la dinamica d’uso è sostanzialmente la stessa, e presenta notevoli aspetti di interesse nell’ottica di aumentare l’interazione in aula. Non è infatti raro sentire i docenti lamentarsi per il basso livello di interazione che spesso si verifica in aula. Alla richiesta del docente “Avete domande? E’ tutto chiaro?” spesso risponde un timido silenzio. Ecco allora che gli Student Response System possono movimentare la situazione e dare al docente un primo feedaback sulla comprensione di quanto ha spiegato.

Interessanti anche le ricadute sul piano del coinvolgimento: le domande fatte attraverso l’uso dei SRS possono infatti avere un limite di tempo e può essere assegnato un punteggio in base alla velocità di risposta. Si innesca così una dinamica di gioco e competizione positiva, che genera partecipazione e interesse, con ricadute anche sull’apprendimento.

Nel nostro ateneo, alcuni docenti hanno già sperimentato gli SRS. Fra questi Maria Ranieri docente di Didattica e pedagogia speciale alla Scuola di Studi Umanistici e della Formazione: «E’ molto utile, soprattutto nel caso di classi numerose – spiega Ranieri – Attraverso questo strumento riesco a monitorare in itinere livelli di comprensione dei concetti fondamentali del corso da parte degli studenti. Tipicamente, all’interno di una lezione, lancio un quesito, mentre gli studenti, collegandosi alla piattaforma e scegliendo un nickname, rispondono. Le risposte – aggiunge Ranieri – vengono poi visualizzate in modalità aggregata. Sperimento questa modalità da tre anni e ho riscontrato un’ottima risposta da parte degli studenti».

E per incoraggiare a provare questi nuovi strumenti, l’Ateneo ha lanciato da poco per i docenti anche un corso online “Come favorire l’interazione in aula: gli Student Response System”.

 


COPYRIGHT: © 2017 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FIRENZE.
Eccetto dove diversamente specificato, i contenuti di questo post sono rilasciati sotto Licenza Creative Commons Attribution ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0).

More from Francesca Pezzati

Didattica e tecnologie, quando lo smartphone entra in aula

Si chiamano Student Response System e facilitano l’interazione tra studenti e docente...
Leggi di più